2020-11-02
«Mai un governo di unità nazionale»
Il deputato leghista Claudio Durigon, membro della segreteria politica di Matteo Salvini: «Niente inciuci, noi non vogliamo poltrone ma essere ascoltati. I giallorossi aprano gli occhi e si confrontino con l'opposizione. Ma in Aula».Claudio Durigon, deputato leghista, già sottosegretario nel governo gialloverde, guida il dipartimento Lavoro della Lega, è il coordinatore del partito per la città di Roma ed è appena entrato nella segreteria politica voluta da Matteo Salvini. In una conversazione con la Verità, esclude nettamente qualunque ipotesi di governo di unità nazionale, dopo mesi in cui il governo si è rifiutato di ascoltare la Lega e i suoi alleati. Sul piano economico e sociale, l'esponente leghista lancia l'allarme sulla crescita di una nuova povertà legata alla cassa integrazione e alla situazione delicatissima del settore privato. Partiamo dal pronostico più difficile. Tre ipotesi politiche. Il governo collassa e si va a elezioni post-pandemia in primavera, o invece si va verso una specie di unità nazionale, o invece siamo condannati a una interminabile agonia del Conte bis?«Quel che mi auguro è che al termine della vicenda Covid si possa andare a votare. Questo anche per dare al futuro governo la legittimazione popolare che l'attuale esecutivo non ha. In questo tempo intermedio da qui ad allora, spero che il governo si confronti in Parlamento con l'opposizione. Salvini ne ha parlato al Senato: niente inciuci, meno che mai poltrone o rimpasti, ma vogliamo essere ascoltati». Molti vi sollecitano all'unità nazionale. Ma, dopo che la sinistra ha deciso tutto per conto proprio e ha speso 100 miliardi, marginalizzando sistematicamente l'opposizione, non sarebbe un modo di accorrere solo per spartirvi le colpe?«Infatti, nessun governo di unità nazionale con Conte e con questi signori, lo ribadisco. Anche perché qui c'è da lavorare, oltre che sull'emergenza Covid in sé, pure sull'emergenza ulteriore creata da ciò che il governo non ha fatto. Per questo dico che, nella chiara distinzione dei ruoli, vogliamo essere ascoltati». L'opposizione riuscirà a essere coesa nelle sue scelte o c'è il rischio che venga disarticolata, con qualcuno che potrebbe accorrere per fare da stampella a Conte?«Vedo nelle riunioni del centrodestra sempre maggiore coesione. E mi pare che anche Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni abbiano detto cose analoghe a quelle di Salvini: né inciuci né ingressi in maggioranza, ma la volontà di dare voce alle esigenze del Paese».Secondo lei - parole e frasi di circostanza a parte - c'è nel ceto politico la percezione di quello che sta per accadere dal punto di vista economico? Prim'ancora degli ultimi Dpcm, Confcommercio stimava 270.000 imprese destinate a chiudere entro l'anno, una catastrofe…«Il governo si comporta come uno che dà aspirine a un malato terminale. Le do alcuni dati: abbiamo 330.000 lavoratori in meno di febbraio, con 6 milioni e mezzo di persone che hanno percepito trattamenti di cassa integrazione. È un'ecatombe. E immaginiamo che succederà quando inevitabilmente salterà il tappo del blocco dei licenziamenti». Secondo lei il governo è consapevole della spaccatura in due del Paese? Bene o male, pensionati e dipendenti pubblici sono rimasti con le loro certezze, mentre sono gli autonomi e i loro dipendenti a essere sprovvisti di un vero ombrello protettivo…«Intanto i giallorossi proseguono con la burocrazia… Pensi ai decreti sulla cassa integrazione, con 30 modalità per richiederla. Noi avevamo proposto un emendamento per semplificare e unificare. E aggiungo che stanno venendo fuori fenomeni di nuova povertà. I percettori di cassa integrazione ricevono solo il 60-70% dello stipendio, e ovviamente senza straordinari. Per quanto tempo può andare avanti così una famiglia? Da un lato ci sono 16 milioni di pensionati e 6 milioni di lavoratori pubblici: e questi numeri fanno per fortuna argine alla situazione complessiva. Dall'altro c'è un settore privato che sta letteralmente andando in disgrazia».La Verità ha denunciato l'esiguità del cosiddetto ristoro previsto da Conte. Promettere 3-4-5.000 euro a un'attività dopo mesi di ricavi azzerati è come dire: vada dal commercialista e organizzi la liquidazione della sua impresa…«È così. Questi ristori sono minimi, in qualche caso hanno perfino dimenticato di includere alcuni codici Ateco… Ma il punto è questo: con 4.000 euro non impedisci certo che un'attività chiuda. Avremo dunque vendite e vendite al ribasso, una tragedia».Pandemia. I ritardi del governo sembrano indifendibili: dai trasporti alle terapie intensive, si ha la sensazione di 6-7 mesi buttati al vento…«Il tempo perso non è stato solo quello dei mesi estivi, ma anche quello dei mesi precedenti. Ci si doveva strutturare in modo diverso. Tutti sapevano che, con la riapertura delle scuole, sarebbe emerso il nodo dei trasporti. Si sono impiegati quattro miliardi per i banchi a rotelle, e non si è potenziato il servizio che è il principale veicolo di contaminazione. La metropolitana di Roma, per fare un solo esempio, è un incubo. E invece hanno chiuso le palestre che rispettavano distanze e precauzioni. Come mi ha detto qualche gestore, tanto vale aprire una palestra su un bus…». Alcuni tuttavia obiettano: l'opposizione dice cose giuste, però la Lombardia non ha offerto un modello alternativo a quello del governo, anzi in qualche misura ha perfino anticipato la tendenza alle misure restrittive…«Attenzione. Molte cose erano e sono responsabilità dello Stato centrale. La Lombardia ha certamente vissuto il dramma della prima ondata e anche oggi ha numeri importanti, ma lì viene fatto un terzo o un quarto dei tamponi effettuati a livello nazionale. La regione si è attivata positivamente, con le risorse disponibili, per un potenziamento dei trasporti. Certo, è normale che, dopo le esperienze dei mesi passati, ci sia paura di intasare i reparti e le terapie intensive».Senta, tra le eredità del governo gialloverde c'è quota 100, a cui lei ha lavorato in prima persona. Conte ha già fatto capire che l'esperimento si concluderà. È un errore?«Quota 100 serviva a correggere gli errori della legge Fornero. Dopo di che, il nostro obiettivo, che infatti riproponiamo, è quello di “quota 41". Quota 100 è stata anche una forma di libertà: non era un obbligo ma una scelta del lavoratore, specie di chi si riteneva esausto, spremuto. E infatti noi avevamo previsto che chi sceglieva quota 100 non potesse poi svolgere altre attività. Conte vuole chiudere questo esperimento perché, nel suo trasformismo, si inchina all'Ue che chiede interventi sulle pensioni, oltre che sul catasto».Alcuni imputano a quota 100 le carenze di organico in alcuni settori, sanità inclusa. Cosa risponde?«È una fandonia totale. Chi è andato via lo ha fatto per scelta, perché non ce la faceva più, perché aveva concluso il suo percorso lavorativo. Semmai toccava al governo, monitorando le uscite, fare i concorsi per attivare il ricambio generazionale. Tenga presente un dato fondamentale: il turnover “uno a uno" (un lavoratore esce e uno subentra) si poteva fare da novembre 2019. Perché non l'hanno fatto?». Veniamo allora al suo partito. Ci aiuti a capire la funzione della nuova segreteria politica.«Abbiamo già avuto la prima riunione. Peraltro svolgiamo anche un lavoro costante con i dipartimenti tematici. È un momento di confronto utile a tutti noi, e anche a Salvini a cui vengono offerte più visioni e più elementi di riflessione e analisi». Siete destinati a subire un ping pong mediatico che tenderà ad alimentare la presunta dicotomia, al vostro interno, tra la linea ufficiale e i fautori di un atteggiamento più morbido sull'Ue, oppure vi riuscirà di dar vita a una specie di versione italiana dei Repubblicani Usa, con molte anime ma un unico leader che fa la sintesi?«Mah, io non vedo né litigi né correnti. Semmai c'è un confronto che a me piace, ognuno alimenta e arricchisce il dibattito. La Lega è un partito vero: puoi esprimerti, e il segretario si incarica di fare la sintesi».Come siete messi con il resto del centrodestra? Con Fdi riuscirete a evitare che la fisiologica competizione assuma contorni aspri? Non c'è il rischio che i due partiti finiscano per assomigliarsi troppo? «Intanto peschiamo nella stessa acqua perché stiamo nel centrodestra. Me lo faccia dire: mi fa abbastanza sorridere che ci si preoccupi del centrodestra, che invece è unito a tutte le elezioni e governa unito in 15 regioni, mentre assistiamo a divisioni costanti, sia nazionali che locali, tra sinistra e Cinquestelle».Non vi converrebbe valorizzare degli elementi di differenziazione (penso al Nord e all'autonomia) rispetto ai vostri alleati?«Noi abbiamo molte caratteristiche peculiari. Non solo quelle che ha citato, ma penso alla flat tax e alle nostre proposte economiche, su industria e lavoro. Siamo contenti della crescita dei nostri alleati, in questo modo il centrodestra sarà sempre più attrezzato per vincere: ma noi siamo il primo partito anche perché abbiamo accolto e raccolto molte visioni e anime». A che punto siete con le candidature per Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna?«Noi non governiamo oggi in nessuna di queste città. Sono contento dell'unità con cui in sede di centrodestra abbiamo individuato le caratteristiche che i candidati dovranno avere: priorità a figure non di partito, provenienti dalla società».E per Roma?«L'epoca Raggi è stata disastrosa. Ha portato devastazione, tra assessori che andavano e venivano dalla sera alla mattina. A Roma non basterà un bravo sindaco, servirà una grande squadra. Non “uno vale uno": ma le persone giuste al posto giusto».