2019-10-16
«L’intelligenza artificiale guiderà lo sviluppo della medicina del futuro»
L'oncologo Giovanni Casali ospite dell'evento sulle terapie personalizzate delle Fondazioni Silvio Tronchetti Provera e Umberto Veronesi: «Servono nuove conoscenze».La cura personalizzata, cioè a misura di ciascuna persona, è l'obiettivo a cui punta spedita la medicina moderna. Prevenire, diagnosticare e trattare una patologia in base alla genetica, all'ambiente e allo stile di vita del singolo paziente non è più un traguardo impossibile. Oggi si studiano bersagli molecolari per le malattie rare e i tumori, ma anche per le patologie autoimmuni, neurologiche, psichiatriche e metaboliche. Partita sulla scia della genetica, della genomica e delle altre scienze cosiddette «omiche» (proteomica, microbiomica, epigenomica…), la medicina della persona, come tutta la medicina di precisione, è figlia di un'evoluzione che va dalla bioinformatica alle nanotecnologie, fino alla rivoluzione digitale. Un sistema così complesso, che punta a offrire le cure più efficaci e sicure a un dato paziente in un dato momento, impatta positivamente non solo in termini di salute ma, evitando trattamenti inutili, favorisce anche la sostenibilità del sistema sanitario.Certo, servono nuove competenze per gestire questa evoluzione. Proprio con questo intento oggi all'Università degli studi di Milano i massimi esperti mondiali fra cui James Allison, premio Nobel per la medicina 2018, si danno appuntamento al convegno The Healthcare to come, le sfide e le promesse della medicina personalizzata, ideato da Fondazione Silvio Tronchetti Provera e Fondazione Umberto Veronesi. Dell'importanza della medicina a misura di paziente e delle nuove sfide aperte dall'intelligenza artificiale parla alla Verità uno dei massimi esperti del settore e ospite dell'evento, Paolo Giovanni Casali, professore associato di oncologia medica presso la Statale di Milano e direttore della struttura complessa a direzione universitaria oncologia medica 2 della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori.La medicina di precisione ha reso più efficace la lotta al cancro?«Negli ultimi anni, è certamente esplosa in oncologia. La medicina di precisione si basa sull'impiego di farmaci a bersaglio (target, ndr) biomolecolare (diretti cioè a particolari proteine che regolano la crescita del tumore, ndr). Dobbiamo però fare attenzione. La medicina di precisione è una componente della medicina personalizzata, che va oltre all'idea di colpire una molecola, perché nella cura considera il paziente come persona, nell'insieme dei suoi valori etici e della qualità di vita».All'evento è presente anche il premio Nobel James Allison, i cui studi hanno dimostrato come si possano togliere i blocchi che impediscono al sistema immunitario di aggredire le cellule tumorali, aprendo la strada a nuovi farmaci.«Si è sempre creduto all'immunoterapia, ma aggredire il tumore con il proprio sistema immunitario è stato possibile solo dal 2010. Oggi in alcuni tumori, in particolare nel melanoma, l'immunoterapia fa la differenza su dei sottogruppi di pazienti». La medicina di precisione funziona solo in alcuni pazienti?«Su questo si discute da molto. L'immunoterapia funziona bene in un numero limitato di pazienti, in base al tumore (nel melanoma di più, nel polmone meno), ma il beneficio resiste nel lungo termine. Nelle terapie a target molecolare si ottengono risposte di efficacia in un numero più elevato di pazienti, ma in diversi casi l'effetto non persiste». Non si può sapere in anticipo quale farmaco è più efficace nel singolo paziente? «Bisogna conoscere i biomarcatori, cioè individuare le molecole su cui i farmaci sono efficaci. Nei farmaci a bersaglio molecolare è più facile, ma nelle immunoterapie è più complicato e gli studi sono all'inizio».L'evoluzione tecnologica dell'intelligenza artificiale ha un ruolo in tutto questo?«Uno degli aspetti chiave della medicina di precisione è certamente l'intelligenza artificiale, la capacità cioè di elaborare molto velocemente dati molto diversi in volumi molto elevati. Il problema è che questo genera la necessità di una nuova conoscenza medica». Siamo nel mezzo di una nuova rivoluzione.«Dalla seconda metà del XX secolo, la medicina è basata sugli studi clinici. Oggi c'è questa nuova conoscenza dell'intelligenza artificiale. Non sappiamo dove si andrà. Però porre il problema è già un passo in avanti. Ci sono processi ineluttabili. Non bisogna chiudere gli occhi di fronte alla realtà». Per questo sono importanti appuntamenti come The healthcare to come? «Il valore aggiunto di questi eventi è la multidisciplinarietà. L'incontro di esperti molto diversi - ricercatori di base, clinici, economisti, statistici, informatici - è la sfida necessaria per affrontare una questione complessa come la cura della persona».L'Italia è all'avanguardia nello sviluppo dei farmaci per terapia avanzata (Atmp), con tre delle prime quattro terapie cellulari e geniche registrate in Unione europea. Come favorire questo circolo virtuoso?«C'è un regolamento europeo sia sulla privacy sia sugli studi clinici. L'Italia deve sapersi dare delle regole che aiutino questa ricerca».
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