A ottobre partirà il sistema di svalutazione degli Npl: coinvolti pure i prestiti sospesi per le moratorie Covid. Valdis Dombrovskis e Andrea Enria ammettono che sarà un duro colpo per gli istituti. Ma non sono previste deroghe.
A ottobre partirà il sistema di svalutazione degli Npl: coinvolti pure i prestiti sospesi per le moratorie Covid. Valdis Dombrovskis e Andrea Enria ammettono che sarà un duro colpo per gli istituti. Ma non sono previste deroghe.«Non abbiamo ancora visto un aumento significativo di non performing loans, ma probabilmente è solo questione di tempo prima che ciò avvenga, per questo è necessaria un'azione urgente». Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, fa la Cassandra e invita tutti i Paesi ad affrontare il problema subito attraverso la creazione di mercati secondari e mediante una riforma dell'attività di recupero crediti. Perché «la qualità degli asset bancari e di qui la loro capacità di prestito potrebbe potenzialmente subire un duro colpo», ha aggiunto ieri all'incontro organizzato a Bruxelles per gestire con una strategia unica gli effetti della pandemia. Per arginare la nuova ondata di sofferenze, però, andrebbe prima risolto il disallineamento tra le normative italiane e le regole europee. Riassumiamo quello che è successo dopo il lockdown: il governo Conte si è fatto bello con i decreti Liquidità e Cura Italia chiedendo alle banche di far arrivare ossigeno alle imprese con le moratorie, garantite al 30% dallo Stato, che hanno consentito la sospensione delle rate su prestiti. Le banche, uscite solo da pochi mesi dal tunnel delle sofferenze, hanno subito messo in moto tutta la macchina operativa al lavoro sui prestiti, nonostante smart working e filiali chiuse. Ma quando finiranno le misure «tampone» del governo (moratorie, crediti garantiti, cassaintegrazione, eccetera), potrebbe scattare di nuovo l'allarme rosso. Soprattutto per le imprese in difficoltà finanziarie ma ancora salvabili che non hanno potuto usufruire delle garanzie statali per ottenere credito durante i mesi del Covid. E dopo aver imposto alle banche di fare da ammortizzatore sociale, sta per scattare la norma della Bce sulla svalutazione progressiva dei crediti deteriorati fino al 100% (un terzo all'anno), il cosiddetto calendar provisioning introdotto da Francoforte un anno e mezzo fa. «Una bomba atomica», l'ha definita nelle scorse settimane l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, perché trattare un credito semivivo come un credito morto pesa come il piombo anche nei bilanci degli istituti. Il messaggio di Nagel era rivolto soprattutto Andrea Enria, presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, con cui - aveva detto l'ad di Piazzetta Cuccia - «ci sono le basi per poter dialogare su una riforma del cosiddetto calendar provisioning». Ieri, però, in un'intervista alla tv irlandese Enria non è parso così dialogante. Ha ammesso che le moratorie sui prestiti a causa dell'emergenza Covid sono state «un elemento essenziale di risposta alla crisi» e hanno contenuto danni maggiori, ma ha sottolineato che «ora le banche devono evitare l'esplosione degli Npl alla scadenza delle sospensione», attraverso un «ruolo più attivo nel distinguere i debitori buoni da quelli cattivi». La Bce ha condotto un'analisi a luglio per provare a stimare gli effetti delle recessione da Covid basandosi su differenti scenari: «Nello scenario ritenuto più probabile le banche sarebbero in grado di resistere a una recessione profonda ma di breve durata come quella che stiamo vivendo». Certamente, ha aggiunto il capo della vigilanza Bce, «se la ripresa è più debole e più dilatata nel tempo, allora l'impatto sarà più severo. E potrebbe portare a un significativo deterioramento della qualità del credito». Lo scenario peggiore quantifica in 1.400 miliardi i crediti deteriorati che si potrebbero generare, una somma più elevata di quella vista nell'ultima crisi. Il problema è che il 30 settembre decade la deroga concessa dall'Eba (già prorogata rispetto al 30 giugno) alle banche per non eseguire la riclassificazione del prestiti sotto moratoria. Così già a fine gennaio una quota consistente di quei mutui potrebbe trasformarsi in non performing loans. Il sistema bancario italiano ha avviato una serie di contatti con l'autorità bancari europea affinchè valuti a sua volta una proroga oltre fine settembre, magari fino alla fine dell'anno. Dall'Eba per ora rispondono picche ma intanto hanno lanciato il test annuale di trasparenza per fornire al settore informazioni aggiornate sulle condizioni finanziarie delle banche a giugno 2020 allo scopo di valutare l'impatto preliminare della pandemia. I risultati saranno pubblicati all'inizio di dicembre insieme al rapporto sulla valutazione del rischio. Nel frattempo, l'Abi (l'associazione dei banchieri) segnala che al 24 settembre le domande delle banche al Fondo di garanzia hanno superato il milione e centomila (1.103.310), e quelle fino a 30.000 euro hanno superato le 900.000. Anche i finanziamenti richiesti sono cresciuti e hanno superato gli 84 miliardi, di cui 17,7 miliardi per finanziamenti fino a 30.000 euro.