2021-03-18
«L’indice Rt fotografa il passato, usarlo per chiudere è pericoloso»
Antonello Maruotti (iStock)
Il docente di statistica alla Lumsa Antonello Maruotti.: «Il valore stima l'evoluzione dell'epidemia, utilizzarlo per definire il colore delle Regioni è scorretto, come blindare interi territori. Servono interventi più mirati, a livello provinciale»I dibattiti sembrano tutti uguali ed un esperimento su twitter (account @johnbucklaw) dà risultati strabiliati. Ecco il primo esempio (titolo giornalistico e sommario). «Spread in salita ed il debito pubblico vola. Atteso in serata l'ok del governo alle nuove misure di austerità proposte dalla Commissione europea. Gli economisti avvertono: ancora troppa evasione fiscale, servono le riforme». Ed ecco il secondo esempio: «Indice Rt in salita e i contagi volano. Atteso in serata l'ok del governo all'ulteriore lockdown proposto dal Cts. I virologi avvertono: ancora troppi assembramenti, servono i vaccini».Si materializza il nuovo totem cui è appeso il nostro destino. L'indice Rt. E l'uomo giusto con cui parlarne è Antonello Maruotti. Insegna di Statistica e data mining all'Università Lumsa. Rigorosamente a distanza purtroppo. «La qualità della formazione ne risente. In aula non si fa la semplice lezioncina. Ma si interagisce e ci si confronta. E così che ci si forma» mi dice a telefono di sera dopo ore di didattica a distanza.Professore cos'è l'indice Rt?«Un numero stimato tramite un modello complesso. Il cosiddetto numero di riproduzione. È chiamato anche indice di trasmissibilità».Semplificando…«È il numero medio di nuove infezioni che un singolo individuo trasmette mentre è contagiato. Non è una quantità, un valore osservabile. Deve essere stimato sulla base di un modello».Insomma, una nuova divinità?«Leggo i verbali del Cts. Le decisioni sulle misure restrittive ruotano attorno a questo indice, ignorando spesso l'incertezza che lo accompagna. E la scarsa qualità dei dati forniti (due esempi su tutti Lombardia e Basilicata) può indurre in errori. In Regioni piccole come Molise e Val d'Aosta la stima si presenta fin troppo incerta e rischiosa».Da quanto compreso in una sua intervista a RadioRadio, l'indice Rt viene calcolato dalla Fondazione Kessler per conto dall'Iss. Da osservatore esterno intravede criticità?«Non esiste un solo modello. Ad esempio, i colleghi di Palermo e Firenze usano metodi diversi da quello «ufficiale». E le stime cambiano. Le criticità sono note in letteratura ma sembrano essere sottovalutate. Faccio un esempio. Il profilo di contagiosità è un'informazione fondamentale ma viene approssimato basandosi su soli 90 casi monitorati in Lombardia a febbraio 2020. Dato poi applicato in maniera indiscriminata a tutte le Regioni, che sappiamo essere molto eterogenee fra loro».Esisteranno delle linee guida…«Non c'è un “gold standard" sebbene il modello utilizzato dalla Fondazione Bruno Kessler sia un riferimento riconosciuto. Tuttavia, come ogni modello, si basa su ipotesi che vanno verificate e soddisfatte. Solo così i risultati possono essere affidabili. Da addetto ai lavori riscontro un utilizzo eccessivo e quasi improprio dell'indice. E come me riviste importanti. Una su tutte: il Journal of Medical Virology».«Uso improprio» nel concreto significa che…«L'indice Rt stimato correttamente ci dice come evolve l'epidemia. Guai a usarlo per altri scopi. Non è pensato per definire livelli di rischio, cioè i colori delle Regioni. Ecco un esempio di uso improprio. Inoltre, continuiamo a chiudere intere Regioni. Nella prima ondata, quando l'Italia andava a tre velocità poteva avere un senso. Oggi l'epidemia si localizza in più punti. Interventi mirati, a livello provinciale, possono contenere la diffusione del virus. Interventi regionali guidati da un eccesso di prudenza possono avere effetti rilevanti sull'economia, laddove magari il virus circola di meno. Ma non abbiamo dati provinciali di qualità adeguata». Il modello decisionale dell'Iss da quello che abbiamo capito si basa anche su altri indici…«Il sistema di sorveglianza si basa su 20 indicatori. Ma emerge un'eccessiva concentrazione sull'indice Rt come stella polare nelle decisioni. Anche perché quando parliamo di gestione dell'epidemia il tempo è tutto».Traduca per i non addetti ai lavori«La stima di Rt richiede dati consolidati, a prescindere dal modello utilizzato. Quindi dati del passato. Ecco perché insisto a costo di apparire pedante. Rt ci dice come evolve l'epidemia. Ma la situazione che fotografa è già il passato. Utilizzare Rt come motore decisionale può essere pericoloso».Un po' come frenare non guardando alla velocità attuale ma a quella di ieri…«Più o meno».Nel Cts vi sono esperti di statistica?«No».Il 12 marzo 2020 la Stampa titolava «Chiudere i negozi per battere il virus». Esattamente un anno dopo… «Zona rossa per due italiani su tre». Ma siamo tornati al marzo 2020?«Non siamo tornati ad allora, anche se è lecito chiederselo. Ed è legittimo mettere in discussione il lockdown come unica soluzione. Oggi abbiamo molte più informazioni, più dati, più esperienza nella gestione dei casi, anche gravi. Proposte alternative e interessanti ce ne sono. Ad esempio, zone campione la cui sorveglianza sarebbe più semplice e accurata. Una proposta degli ex presidenti Istat Alleva e Zuliani. Da questi osservatori privilegiati ricaveremmo informazioni con cui gestire la situazione in anticipo invece che di rincorsa».Lei più che di picchi parla di collinette. Che vuol dire? Che dobbiamo imparare a convivere con alti e bassi senza isterismi?«Il dilemma è: prima la salute o l'economia? Prima di tutto serve chiarezza sugli obiettivi e sulla loro priorità gerarchica. Ridurre l'incidenza sotto i 50 casi per 100.000 abitanti? Svuotare le terapie intensive e i reparti ordinari sotto una certa soglia di occupazione? Vaccinare in massa la popolazione? Tutti obiettivi sensati da comunicare con chiarezza. C'è però un rovescio della medaglia. Quanto l'economia può sopportare una prolungata chiusura fino al raggiungimento anche di uno solo di questi obiettivi? Ritengo che la convivenza con il virus sarà prolungata. Lo scenario “virus zero" è irrealistico».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)