2024-06-17
L'imposta sulla casa targata Monti ci ha già tolto 300 miliardi di euro
Scadono i termini per versare la prima rata: dal 2012 l’imposta voluta dall’ex premier, che pesa anche sugli immobili inagibili, ha impoverito gli italiani. Sarebbe il caso di eliminarla per le case dei piccoli centri.Oggi scade il termine per il pagamento di una delle imposte più odiate dai contribuenti. L’appuntamento con la prima rata dell’Imu, per chi possiede un secondo immobile, è da bollino rosso. Questa vera e propria patrimoniale, lasciata in eredità dall’ex premier Mario Monti che la introdusse nel 2012 (senza mai aver mostrato il benché minimo pentimento o ripensamento), è costata finora alle tasche degli italiani, considerando anche il 2024, ben 300 miliardi di euro. Una tombola. Il gettito annuale è attualmente di circa 22 miliardi, tra l’acconto con scadenza oggi, pari a 11 miliardi e il saldo da pagare entro il 16 dicembre. Un gettito che va a rimpinguare le casse dei Comuni e che dovrebbe essere impiegato nel miglioramento dei servizi pubblici. In realtà, basta guardare la situazione in molte città, a cominciare da Roma che pure vanta il primato quanto a onerosità del prelievo, per rendersi conto che la tassa serve solo a coprire gli sprechi della mala gestione delle amministrazioni. L’imposta non è nemmeno equa dal momento che, ricorda Condefdilizia, «è dovuta persino per gli immobili inagibili e inabitabili, sia pure con base imponibile ridotta alla metà».Tra il 2011 e il 2022, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono più che raddoppiati, passando da 278.121 a 610.085 (+119%). Si tratta di beni, appartenenti per il 90% a persone fisiche, che sono diventati fatiscenti per il semplice trascorrere del tempo o, addirittura, per volontà stessa dei proprietari che pur di evitare il pagamento dell’Imu, magari perché in condizioni economiche difficili, si sono trovati costretti ad intervenire con demolizioni parziali o in modo da rendere l’immobile inabitabile. La conseguenza è il depauperamento di un patrimonio con danni anche per il territorio. Eppure, «eliminare - simbolicamente - questa forma di tassazione particolarmente odiosa costerebbe poco più di 50 milioni di euro» sottolinea il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. Il Servizio politiche economiche della Uil ha calcolato che il costo medio complessivo dell’Imu per una seconda casa, in un capoluogo, sarà quest’anno di 1.022 euro (di cui 511 per l’acconto di giugno), con punte di oltre 2.000 euro nelle grandi città. La Capitale si è conquistata l’Oscar della più cara con il valore medio annuo che tocca i 2.135 euro. Seguono Siena e Padova, rispettivamente a 1.937 e 1.770 euro. Le città dove l’imposta costa meno sono Catanzaro, con un valore di 509 euro, Messina (519 euro) e Caltanissetta (549 euro). L’imposta supera invece i 2.000 euro per le abitazioni principali di lusso. In questo caso il valore medio è di 2.531 euro di cui la metà (1.266 euro) per l’acconto di giugno. Grosseto stacca gli altri capoluoghi con un valore di 6.828 euro, seguono Milano e Roma. Per il 2024 l’aliquota per le prime case di lusso è fissata allo 0,5% mentre è 0,86% per altri immobili. Tuttavia i Comuni hanno mano libera per aumentare questi valori. Non pagano invece gli immobili occupati abusivamente e i proprietari possono chiedere il rimborso sui pagamenti passati.L’iniquità dell’imposta è data anche dal fatto che è applicata pure sulle seconde case vuote, che non producono alcun reddito: un appartamento su tre a Milano e uno su due a Roma. I proprietari probabilmente preferiscono non affittare il bene e pagare l’Imu e il resto delle spese, tra condominio e manutenzione, pur di non incorrere nel rischio di perdere il possesso della casa con un inquilino moroso difficile da mandare via. Peraltro mentre i sindaci si tengono stretto l’Imu e appena possono inaspriscono le aliquote, hanno avviato una campagna serrata contro le locazioni, colpevoli, a loro dire, di snaturare i centri storici. Come dire che i proprietari dovrebbero pagare e basta, rinunciando a mettere a reddito il bene per compensare in qualche modo il peso della tassa immobiliare.«L’Imu, come tutte le patrimoniali, è un’imposta progressivamente espropriativa dei beni che colpisce in modo oneroso», afferma Giorgio Spaziani Testa, «Il fatto che questi beni siano la tradizionale forma di investimento degli italiani, rende particolarmente pesante l’impatto del tributo, anche sul piano sociale». Confedilizia da tempo ha avanzato alcune proposte per avviare una graduale riduzione di questa tassa. «Si potrebbe iniziare eliminandola sulle case in affitto con i contratti a canone concordato, per estendere l’offerta abitativa, e sugli immobili dei piccoli centri, per agevolare la rinascita di borghi e aree interne».L’Imu si va a sommare ad altre patrimoniali, circa una decina di voci, che complessivamente rappresentano un esborso di 49,8 miliardi di euro, come rilevato dalla Cgia di Mestre. Tra queste l’imposta di bollo (7,7 miliardi nel 2022), il bollo auto (7,2 miliardi), quella di registro e sostitutiva (6,2), il canone Rai (1,9), l’imposta ipotecaria (1,8), quella sulle successioni e donazioni (1), i diritti catastali (727 milioni), la tassa sulle transazioni finanziarie (461) e sulle imbarcazioni (1 milione). Eppure a sinistra c’è chi parla ancora di mettere nuove tasse.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)