2024-12-17
Limiti alla fecondazione assistita, l’Ue minaccia l’Ungheria
Bruxelles vuole deferire Budapest . E tiene congelati i fondi per Viktor Orbán: «Zero progressi sullo Stato di diritto».L’Europa contro l’Ungheria di Viktor Orbán, di nuovo. Da Bruxelles è infatti partita la decisione di avviare una procedura d’infrazione contro Budapest, rea d’aver limitato in modo iniquo l’accesso alla procreazione assistita. La contestazione europea riguarda la decisione ungherese, del giugno 2022, di aver ha smesso di consentire agli operatori privati di fornire trattamenti per la fertilità sul suo territorio. Secondo il parere motivato recapitato ad Orbán da Bruxelles, «queste restrizioni violano» i trattati comunitari e «non sono giustificati da alcuna considerazione di interesse pubblico»; questo perché da un lato tali paletti violerebbero la libertà di stabilimento - così come sancita dall’articolo 49 sul funzionamento dell’Ue - e dall’altro non sarebbero giustificati da alcuna considerazione di interesse pubblico. La misura ungherese per l’Europa non servirebbe infatti a tutelare la sanità pubblica e l’ordine pubblico; anzi, il divieto contestato avrebbe avuto come solo effetto quello di ridurre il numero dei prestatori di servizi. Di qui la decisione della Commissione di emettere un parere motivato nei confronti dell’Ungheria, che ora per mettersi in riga ha due mesi, dopo i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia. Questo non è però il solo terreno di tensione tra Bruxelles e Budapest. La Commissione europea ritiene infatti che l’Ungheria non abbia affrontato in modo adeguato neanche le violazioni dei principi dello Stato di diritto e, pertanto, ha deciso di mantenere le misure per proteggere il bilancio dell’Unione; il riferimento è alla norma ungherese del 2 dicembre sul conflitto di interesse e la trasparenza nei Cda delle università sostenute da fondi pubblici, che doveva rimediare a una situazione che dura da tempo. Dal dicembre 2022 l’Ue ha infatti escluso più di 30 istituzioni ungheresi - tra cui 21 università - dai fondi Erasmus e Horizon; questo per via del coinvolgimento di figure legate al governo nei loro Cda e delle preoccupazioni su presunte minacce a libertà accademica, trasparenza e conflitti di interesse. Di qui lo stop dei trasferimenti da Bruxelles a Budapest, pari al 55% degli impegni di bilancio per tre diversi programmi sotto la rubrica della politica di coesione (per il periodo di bilancio 2021-2027), per un totale di circa 6,3 miliardi di euro; e non perché l’Ungheria non abbia fatto nulla - durante l’estate sono state adottate 17 misure -, ma perché le riforme finora varate, per Bruxelles, presentano ancora «significative carenze».
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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