2019-06-29
L’imbarcata del Pd fa infuriare gli elettori
Graziano Delrio, Matteo Orfini e gli altri dem tempestano i social di racconti strappalacrime dalla nave olandese, raccogliendo commenti negativi. Critiche pure per Giuliano Pisapia, secondo cui chi raccatta migranti in mare può agire «anche in deroga a eventuali infrazioni di legge».Il Pd (Partito diportisti) se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Come potremmo fare a meno di questi veri e propri mitomani della politica? Prendiamo la vicenda Sea Watch: al di là di ogni valutazione, l'immigrazione è un tema serio, serissimo, intorno al quale ruota la politica occidentale. Nella notte tra giovedì e venerdì a Miami il secondo dibattito tv tra i candidati del Partito democratico (quello americano) alle primarie per la nomination a sfidante di Donald Trump alle prossime presidenziali è stato letteralmente dominato dal tema della immigrazione. Quando Joe Biden, Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Kamala Harris e gli altri aspiranti candidati democratici alla presidenza hanno da poco finito di confrontarsi su argomenti seri, al largo di Lampedusa, Matteo Orfini, protagonista della Love Boat in salsa dem, si sveglia. La prima notte a bordo della Sea Watch 3 è trascorsa serena: il subcapitano Orfini, insieme ai parlamentari Graziano Delrio e Davide Faraone (Pd) Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Riccardo Magi (+Europa) hanno l'urgenza di comunicare al mondo intero gli ultimi risvolti della loro impresa. Orfini pubblica sui social un post struggente: «La notte sulla Sea Watch», scrive il deputato dem, «è passata. L'equipaggio ha chiesto anche a noi un turno di un'ora a testa. Ora è giorno. Una tazza di caffè e si ricomincia. Ormai la situazione è insostenibile. Devono scendere». Il post di Orfini è accompagnato dalla foto di una caffettiera, un paio di tazzine di metallo, bicchierini di plastica, zucchero. Con il cuore gonfio di ammirazione per cotanto sprezzo del pericolo (anzi, del ridicolo) scorriamo i commenti al post e uno dei followers ci riporta bruscamente alla realtà: «Non è così», scrive Mario, «che si risolvono i problemi, caro Orfini, e dire che alle ultime elezioni ho votato Pd. Mi dispiace ma le leggi di uno Stato sovrano vanno rispettate». Le leggi di uno Stato sovrano vanno rispettate: il corto circuito nel quale si sta aggrovigliando la sinistra italiana è tutto in questo concetto, così semplice, quasi banale, eppure calpestato non solo da Carola Rackete, la «capitana» idolo della sinistra, ma anche da chi le sta offrendo solidarietà, aiuto, soldi, visibilità politica. La Rackete, infatti, ha violato le leggi, e le leggi vanno rispettate, anche quelle che non ci piacciono. Ed è sconcertante che un uomo di legge come Giuliano Pisapia, pubblichi su Facebook un post come questo: «Sto guardando con grande ammirazione», scrive Pisapia, «la determinazione della capitana Carola Rackete che, sia chiaro, non ha commesso alcun reato perché la sua volontà non è mai stata quella di violare la legge ma ha agito solo ed esclusivamente per salvare vite umane in considerazione dello stato di necessità in cui versano. Un comportamento ammirevole e ampiamente previsto dal nostro ordinamento giuridico», aggiunge Pisapia, «anche in deroga ad eventuali infrazioni di legge». Anche in questo caso, i commenti sono tutti da leggere. «Quindi», scrive Roberto, «se ho difficoltà economiche, essendo prioritari i bisogni della famiglia, posso disobbedire e non pagare affitto, tasse, canoni. Sono in regola...». «Ma una volta», incalza Mariagrazia, «la sinistra non era paladina della legalità e criticava i vari Salvini che invitavano a disobbedire? No guardi, questa inversione di tendenza vi rende peggiori di quelli che criticate tanto, e lo dico con tutta la simpatia e stima personale che nutro per lei». Commenti pacati, senza insulti o provocazioni, ma sostenuti da solide argomentazioni, che colgono la sinistra in netto fuorigioco, dove la linea è quella di confine tra legalità e illegalità, Stato di diritto e anarchia. La sinistra rappresentata da Pisapia, Orfini, Delrio, Faraone, Fratoianni, Magi, da Repubblica e da tutti quelli che in queste ore stanno, nella forma e nella sostanza, istigando la capitana a delinquere, anzi a continuare a delinquere, è la stessa sinistra che, tanto per fare un esempio, di fronte a un provvedimento come la rottamazione delle cartelle esattoriali di Equitalia, voluto da Matteo Salvini, insorge nel nome del rispetto delle regole, infischiandosene delle difficoltà degli italiani e dei benefici per le casse dello Stato. Al coro buonista pro immigrazione si sono aggiunti - con un atto formale - il senato accademico e il consiglio d'amministrazione dell'Università di Palermo, che ha diramato un comunicato ufficiale nel quale si garantisce «all'unanimità piena solidarietà alla capitana e all'equipaggio della nave Sea Watch 3» e non di meno si esprime «grave preoccupazione per il clima di ostilità contro tale nave e il suo equipaggio».
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)