
Dopo il vertice con Meloni ed Erdogan, il premier libico annuncia le mosse future: «Cacceremo indietro Haftar insieme al suo clan se ci dovesse attaccare ancora».Il vertice di Istanbul tra Turchia, Italia e Libia ha messo al centro di questo incontro il Mediterraneo con tutte le sue possibilità e le sue criticità. Tanti gli argomenti trattati: dalla gestione dei flussi migratori dalla Libia, alle ambizioni energetiche nel Mediterraneo fino al desiderio del premier di Tripoli, Abdul Hamid Mohamme Dbeibah, di consolidare il suo potere nel suo Paese. Questo trilaterale, che potrebbe ridisegnare gli equilibri regionali, ha allarmato alcuni analisti greci per il fatto che questioni critiche come le zone marittime, la sicurezza del Mediterraneo centrale e la crisi politica della Libia potrebbero essere affrontate dai leader turchi, italiani e libici in assenza di Grecia ed Egitto. Atene e Il Cairo hanno già programmato un meeting per rispondere al summit di Istanbul, ma la mossa di Recep Tayyip Erdogan e Giorgia Meloni potrebbe aver sparigliato le carte in un’area sempre molto complessa e delicata. Dbeibah guida il Governo di unità nazionale (Gnu) di Tripoli dal 2021 e, nonostante le difficoltà che sta attraversando, rimane l’unico con il riconoscimento internazionale.Primo ministro, questo vertice di Istanbul rimette la Libia ed il suo governo al centro dei rapporti con l’Europa in un momento in cui sembravate in estrema difficoltà. «Adesso siamo in una posizione più forte sia a livello politico sia sul territorio e siamo in grado di svolgere un ruolo regionale equilibrato e responsabile. La propaganda dei nostri nemici ci dipingeva in difficoltà, ma l’ampia operazione di sicurezza che abbiamo lanciato a Tripoli e nelle zone limitrofe ha avuto un grande successo. Questa campagna militare mirava a porre fine all’influenza dei gruppi armati fuorilegge coinvolti nel ricatto delle istituzioni statali e nell’interferenza con la loro sovranità. Non è stata un’operazione temporanea, ma una scelta politica e di sicurezza per ripristinare il prestigio dello Stato e costruire istituzioni che operino nel rispetto della legge. Oggi Tripoli e la Tripolitania sono un luogo dove regna il diritto e la legge e il Governo di unità nazionale è l’unica voce della Libia. Questo vertice smentisce anche le voci che volevano che la Turchia avesse fatto venire meno il suo sostegno al Gnu. Il generale Haftar ha spostato il suo esercito e minaccia di riunificare la Libia con la forza.«Haftar ed il suo clan sono soltanto criminali che vogliono saccheggiare il Paese. I suoi figli sono coinvolti in ogni tipo di crimine e non hanno nessuna credibilità internazionale, mentre, come dimostra questo incontro, noi siamo rispettati ed apprezzati. Se proverà ad avvicinarsi a Tripoli se ne pentirà e dovrà tornare indietro come accaduto nel 2019». Questo meeting rafforza la cooperazione con due grandi attori del Mediterraneo come Turchia ed Italia, che hanno un rapporto storico con la Libia.«Erdogan e Meloni sono amici della Libia e riconoscono il nostro ruolo in quest’area. Abbiamo la necessità di rafforzare le partnership nei settori dell’energia, del petrolio e del gas e delle infrastrutture e di collegare la Libia ai progetti regionali nel Mediterraneo. Servono investimenti nei porti, sviluppo delle reti elettriche e sostegno a progetti strategici nel quadro di un’integrazione dello sviluppo che offra nuove opportunità di crescita. Il mio governo vuole consolidare partenariati basati su una posizione equilibrata e sul rispetto reciproco, fondamentali per ripristinare il nostro ruolo di partner efficace ed affidabile». L’energia è stato sicuramente un argomento centrale, ma anche i flussi migratori sono stati un tema altrettanto importante. Il Gnu ha un’ampia collaborazione con Itala e Turchia e anche la gestione dei flussi migratori è stata affrontata. La Libia si trova sotto pressione con gli arrivi di migranti dal Sahel e dal Golfo di Guinea, ma adesso che abbiamo eliminato le gang che lucravano sul traffico di migranti la situazione si sta risolvendo. È stato già programmato un secondo incontro che potrebbe ampliare il numero dei Paesi coinvolti.Adesso aspettiamo le decisioni prese dai nostri comitati di operazione che devono preparare il secondo meeting. Noi vogliamo trasformarlo in una riunione ministeriale quadripartita, che comprenda Libia, Turchia, Italia e Qatar, per iniziare a implementare progetti congiunti ed unificare gli sforzi sulle questioni prioritarie. Il Qatar ha infatti espresso la sua disponibilità a partecipare nei settori del supporto logistico, umanitario e tecnico ed è un grande amico di Tripoli.
Franco Berrino (Ansa)
Il medico, colonna all’Istituto nazionale dei tumori: «Follia somministrarli senza sorveglianza attiva. Oggi molti indizi fanno pensare che abbiano aumentato la mortalità. Le riviste scientifiche obbediscono a ordini».
«Si chiama Il nostro veleno quotidiano e vuole riecheggiare un po’ “il nostro pane quotidiano”, che non è più buono come una volta» spiega Franco Berrino parlando del suo ultimo libro. Berrino è un’istituzione all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, dove ha diretto il Dipartimento di medicina preventiva e predittiva occupandosi di epidemiologia dei tumori e dello sviluppo del registro dei tumori in Italia.
(Ansa)
Il ministero degli Esteri «dal primo gennaio sarà anche un ministero economico». È la riforma della Farnesina spiegata dal titolare del dicastero, Antonio Tajani, ieri a Torino nel corso degli Stati Generali di Forza Italia sul commercio internazionale. «Le nostre ambasciate – ha sottolineato il vicepremier prima di partecipare ai lavori – si dovranno trasformare sempre più in piattaforme per favorire le nostre esportazioni e le nostre imprese. Ho deciso di fare una rivoluzione al ministero degli Esteri. Dal primo gennaio cambierà tutto. Per la prima volta nella storia d’Italia il ministero degli Esteri avrà una testa politica ma anche una testa economica».
«Il ministero – ha spiegato Tajani – diventerà un punto di riferimento per tutti gli imprenditori italiani che lavorano al di là dei confini nazionali. Ho dato disposizione a tutte le ambasciate italiane nel mondo di applicare questo concetto».
«Love Bugs» (TV8)
A vent’anni dal debutto, Love Bugs torna con Brenda Lodigiani e Michele Rosiello: una coppia aggiornata ai tempi dei social, ma ancora alle prese con le piccole banalità quotidiane che definiscono l’amore.
I primi sono stati Fabio De Luigi e Michelle Hunziker, loro i siparietti preceduti da strani miagolii, a quattro zampe su un letto matrimoniale per vincere con una risata la stanchezza della fidanzata. Quando Love Bugs ha debuttato su Italia 1, correva l'anno 2004 e delle dinamiche di coppia, quelle particolari, estranee all'universalità dell'interazione uomo-donna, si sapeva poco e niente. Non c'era Internet, mancava l'imperativo social, con la sua spinta frettolosa a condividere ogni aspetto del proprio privato. Si vedeva, allora, attraverso le parole, le poche che ci si scambiava gli uni di fronte agli altri. E si vedeva attraverso la serialità televisiva, che nel 2004, in Italia, era agli albori.
Nel riquadro, Pierluigi Del Viscovo (IStock)
L’analista Pierluigi Del Viscovo: «A furia di dialogare con la politica, i grandi gruppi si sono illusi di convincere sull’elettrica i clienti. I quali, però, pensano a traffico e parcheggi, non all’inquinamento».






