2018-09-25
L’ex prodiano che vigilava sul ponte dà lezioni di carenze infrastrutturali
Paolo Costa, capo dell'indagata Spea Engineering, pontifica di innovazione ai seminari Astrid. Niente male per chi ha fatto da spalla alle privatizzazioni del Professore. Le concessioni ai Benetton portano la sua firma.Il seminario, a porte chiuse e accessibile solo con invito, è stato organizzato da Astrid, Fondazione che riunisce 300 esperti che si autodefiniscono «innovatori delle amministrazioni pubbliche». A poco più di un mese dal crollo del ponte Morandi, le conclusioni delle tre ore del fitto programma di ieri sulle «cause del gap infrastrutturale italiano», questo il titolo dell'evento, sono state affidate a Paolo Costa, ministro nei due governi presieduti da Romano Prodi. Proprio lui che, come ricordava Claudio Antonelli sulla Verità, «nei 24 mesi trascorsi al ministero dei Lavori pubblici ha contribuito a fianco del Professore alla privatizzazione della rete autostradale e ha gettato le basi dell'intero sistema di concessioni». Concessioni ovviamente che hanno aperto la strada all'avvento di Autostrade per l'Italia, controllata dalla famiglia Benetton. I Benetton, a loro volta, nel 2010, hanno chiamato Costa a presiedere il consiglio di amministrazione di Spea Engineering, una controllata di Autostrade per l'Italia, che ora è sotto inchiesta a Genova proprio per il crollo del ponte (Costa però non è indagato). L'ex ministro, poi, viene spedito dai Benetton anche a sedere ogni tanto nel consiglio di sorveglianza dell'aeroporto di Nizza, in Francia, del quale è socio Atlantia, società che controlla Autostrade per l'Italia. E non è la prima volta che Costa viene chiamato come massimo esperto. Il 29 aprile, ad esempio, sul sito della Fondazione ha pontificato sulle «politiche infrastrutturali», pretendendo di dispensare consigli a chi si apprestava in quel momento a governare l'Italia. Ma anche questo articolo, come il seminario organizzato ieri, è solo per la comunità di Astrid e, per leggerlo, bisogna inserire username e password. Il seminario, addirittura, non è stato pubblicizzato. E la comunicazione è arrivata direttamente agli iscritti alla mailing list di Astrid. La sezione del sito dedicata ai seminari è ferma al maggio scorso, mentre quella per gli eventi guarda al futuro e pubblicizza un incontro in cantiere per il 30 novembre. E proprio mentre Costa probabilmente diffondeva le sue conoscenze nella sede della Fondazione, a Genova erano concentrati su un altro grosso problema da risolvere: la conta dei danni. Un compito non facile, come spiegato dal Secolo XIX, finora portato a termine solo da 163 attività commerciali su un totale stimato di 13.433 imprese, di cui 12.000 tra Sestri, Cornigliano, Sampierdarena, Bolzaneto e Pontedecimo, come risulta alla Camera di Commercio. Un'azienda ha già segnalato danni per quasi 5 milioni di euro. Mentre la media dei danni stimati è di 180.000 euro per ciascuna attività. Ancora più nascosta del seminario con Costa, però, sarà l'udienza di oggi in tribunale a Genova. Per l'incidente probatorio è stata scelta l'aula bunker, quella che si usa per i processi sulla criminalità organizzata. Per evitare contestazioni, ma anche l'accesso ai curiosi, la presidenza del tribunale ha disposto un sevizio d'ordine gestito dai carabinieri e dalla società di vigilanza che si occupa della sicurezza del palazzo di giustizia. L'udienza si svolgerà a porte chiuse, ma potranno partecipare i familiari delle vittime e i feriti. La fissazione dell'udienza è stata notificata anche ai 22 indagati (tra persone fisiche e società appartenenti al ministero delle Infrastrutture, ad Autostrade, al Provveditorato per le opere pubbliche e a Spea). Il giudice per le indagini preliminari, Angela Nutini, conferirà quindi l'incarico ai tre periti nominati lo scorso 13 settembre e darà un termine per le conclusioni (per un periodo che va da 30 giorni a tre mesi). I tre periti, Gianpaolo Rosati (docente di ingegneria al Politecnico di Milano), Massimo Losa (dell'università di Pisa) e Bernhard Elsener (dell'ateneo di Zurigo), esperti di ingegneria delle costruzioni e della conservazione dei materiali, hanno due compiti: da un lato dovranno descrivere lo stato attuale dei luoghi e delle cose, analizzare la conservazione dei manufatti non crollati e le parti del viadotto precipitate e non ancora rimosse. Dall'altro dovranno concordare con le autorità le modalità della rimozione dei detriti che serviranno per il campionamento e per la conservazione delle parti ritenute utili come prova. Dopo queste attività il gip potrà disporre il dissequestro dell'area e si potrà programmare la demolizione di ciò che è rimasto del ponte Morandi.La perizia sulle cause della tragedia, invece, verrà effettuata in un secondo momento, con un ulteriore incidente probatorio. E non è escluso che per quella occasione il numero degli indagati possa aumentare. Nel frattempo le indagini della Procura vanno avanti. E ieri erano stati fissati due fra gli interrogatori più attesi, quelli di Stefano Marigliani e Riccardo Rigacci, rispettivamente direttore del primo tronco di Autostrade e il suo predecessore. Ad attenderli, ieri mattina, c'erano i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno. Ma i due sono rimasti negli uffici della Procura per pochi minuti: giusto il tempo di far mettere a verbale che si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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