
Spunta un pranzo tra il pm Luigi Spina e il vice capo di gabinetto del Guardasigilli: nel menu la Procura di Roma. Cosimo Ferri smentisce David Ermini: ha visto Luca Lotti di recente. Francesco Greco choc: «Logiche romane, al Nord è tutto diverso». Uno degli indagati dell'inchiesta sul cosiddetto mercato delle nomine, Luigi Spina, pm a Castrovillari e consigliere dimissionario al Csm, nel pieno della trattativa sulla scelta del procuratore di Roma pranzò con l'amico Leonardo Pucci, vice capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. A quanto risulta alla Verità secondo la difesa di Spina, l'allora consigliere in quelle ore era impegnato a sostenere, contrariamente a quanto emerso sui giornali, il candidato della sua corrente (Unicost) Giuseppe Creazzo ed era preoccupato che il ministero avesse deciso di appoggiare il candidato di Magistratura indipendente Marcello Viola (sostenuto anche dalla corrente di Piercamillo Davigo, toga molto apprezzata dai grillini) e che la bilancia stesse pendendo dalla parte di Viola. Ma non sappiamo che effetto sortì l'incontro tra Spina e Pucci o se l'argomento sia affrontato nelle intercettazioni della Procura di Perugia.Come abbiamo raccontato ieri, in un'intercettazione captata dal trojan inserito nel cellulare di Luca Palamara (indagato per corruzione a Perugia) si sente la voce di Spina mentre pronuncia queste parole: «Gigliotti ha avuto indicazione da Catanzaro di votare Viola».Il riferimento era al convegno dell'8 aprile, «Legalità dell'azione amministrativa e contrasto alla corruzione», organizzato dal consigliere laico (in quota 5 stelle) Fulvio Gigliotti, a cui presero parte anche Bonafede e il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra. In Calabria accorsero decine di magistrati, tra cui lo stesso Creazzo.Ieri il professor Gigliotti ha respinto con forza la vulgata di Spina: «Smentisco con la massima fermezza di avere mai ricevuto da chiunque - né a Catanzaro, né in qualsiasi altro luogo - indicazioni di alcun tipo in ordine ai voti da esprimere nella mia qualità di componente del Csm». Sembra che Spina stia preparando una difesa che punti proprio a dimostrare come certe chiacchiere contenute nelle intercettazioni vadano valutate per quello che sono, battute da dopo cena o bluff da giocatori. Per dimostrarlo Spina sta raccogliendo prove e testimoni del fatto che Unicost non avesse nessuna intenzione di sostenere Viola, ma che anzi stesse cercando di convincere Area e i laici ad appoggiare Creazzo.A rendere indigeribile il ticket Viola-Palamara (il pm indagato era candidato come aggiunto) sarebbe stato lo stesso pm accusato di corruzione, il quale avrebbe rivelato ad aprile a Spina di essere sotto inchiesta a Perugia.Da allora il magistrato di Castrovillari e Unicost avrebbero iniziato a separare la propria strada da quella di Palamara. Per questo Spina si sarebbe incontrato con Creazzo il 15 maggio a Roma e avrebbe caldeggiato la presentazione del procuratore di Firenze ai consiglieri laici il 21 maggio, dopo che già erano transitati dal Palazzo dei marescialli Viola (7 maggio) e Franco Lo Voi (15 maggio).Non basta. Gianluigi Morlini, consigliere dimissionario di Unicost ed ex presidente della quinta commissione (quella che si occupa delle nomine), il 23 maggio ha dato la sua preferenza a Creazzo, mentre il 21 si era rifiutato di anticipare la votazione, suscitando qualche mal di pancia. Inoltre aveva inutilmente perorato le audizioni dei candidati (altro motivo di rallentamento) insieme con il consigliere di Area Mario Suriano e Gigliotti.L'accelerazione delle operazioni era, invece, caldeggiata dal gruppo di Davigo, Autonomia e indipendenza, e da Magistratura indipendente.Nel frattempo le chiacchiere in libertà di Palamara & C. hanno fatto un'altra vittima. Il magistrato di Area (cartello dei giudici di sinistra) Dino Petralia, candidato forte per la poltrona di procuratore di Torino, ha rinunciato alla sua corsa, anche per i rumors sui suoi contatti con Palamara, finalizzati a ottenere i voti di Unicost.Da un'intercettazione risulta che i deputati piddini in quota Giglio magico, Luca Lotti e Cosimo Ferri, puntavano a mandare a Torino Petralia per liberare per Creazzo la poltrona di procuratore generale di Reggio Calabria (così da allontanare quest'ultimo da Firenze, dove aveva fatto arrestare i genitori di Matteo Renzi). In un'altra registrazione Ferri avrebbe detto: «L'altro giorno ho visto Ermini per caso, mi ha detto che Cascini è andato da lui per chiedergli di aiutare Petralia a Torino». Giuseppe Cascini è il consigliere del Csm di Area citato anche in altre conversazioni. Ma se l'incontro di cui parla Ferri è «casuale», ce ne sarebbero stati altri organizzati.Nei giorni scorsi avevamo scritto che David Ermini, vicepresidente del Csm, si era visto con Lotti, Ferri e Palamara nel bar dell'hotel romano Montemartini e il vicepresidente del Csm aveva risposto stizzito: «L'incontro di cui si parla si riferisce all'ottobre 2018 al periodo della mia elezione a vicepresidente del Csm quando ho avuto contatti con tutte le componenti della magistratura».A parte che l'elezione di Ermini risale al settembre 2018, in realtà il conciliabolo si sarebbe svolto in un'altra data. «È avvenuto il 20 novembre» ha ricostruito con alcuni collaboratori Cosimo Ferri, stupito dalla presa di distanza del vice del Csm. E ha aggiunto: «Ermini e Lotti si sono incontrati alla Camera anche tra marzo e aprile».Dulcis in fundo le dichiarazioni del procuratore di Milano, Francesco Greco, il quale, a proposito della vicenda nomine e delle logiche che, secondo le intercettazioni, le guiderebbero, ha sostenuto: «Ci ha lasciato sconcertati, umiliati» perché, anziché anzianità e meriti, «abbiamo capito che le logiche sono altre, sono quelle di mondo che vive nel buio degli alberghi, nei corridoi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord». Forse il nostro, utilizzando argomenti da antropologia d'accatto, ha dimenticato la faida tra il procuratore Edmondo Bruti Liberati (Area) e l'aggiunto Alfredo Robledo (Mi) che ha quasi raso al suolo la sua Procura non un secolo fa, ma nel biennio 2014-2015.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





