2019-02-07
L’eutanasia di Stato è arrivata in Aula. Tocca a chi si dice cattolico fermarla
I tifosi della «dolce morte» ci riprovano con una legge che aumenta confusione e zone grigie. Aprirebbe le porte anche alla soppressione di minorenni. Per i politici che chiedono voti ai fedeli è l'ora della verità. Come era facile prevedere, aperta una porta, si chiede di spalancare il cancello. Dato il via libera a una brutta legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (numero 219/2017), era scontato che Marco Cappato e consociati tirassero fuori dal cassetto una proposta di legge di iniziativa popolare datata settembre 2013, in cui esplicitamente si chiede la legalizzazione dell'eutanasia. Anche in questo testo, rinnovando la «strategia della confusione», si mettono insieme capre e cavoli: consenso informato al trattamento sanitario e disposizioni eutanasiche. Va ripetuto fino alla noia, nella speranza che la pubblica opinione comprenda con chiarezza i termini della questione: il consenso informato già esiste, è operativo dal 1995, trova fondamento nell'articolo 32 della Costituzione, è esplicitamente previsto nel codice di deontologia medica e non è minimamente in discussione. In poche parole: in Italia nessuno cittadino può essere sottoposto a qualsivoglia terapia senza il suo esplicito consenso e, quindi, in questo contesto, ripetiamo che la legge 219 è inutile. Certamente, tutt'altra cosa è la previsione per legge che si possa chiedere e ottenere la morte provocata come un diritto. Tralasciando l'aspetto filosofico e antropologico (che non è affatto secondario, ma che richiederebbe una trattazione estesa impossibile per motivi di spazio), va ricordato che l'intero diritto positivo del nostro Paese è costruito sul principio di «indisponibilità» della vita umana, tanto da prevedere articoli del codice penale - che la proposta di legge in questione vorrebbe appunto abolire - che tutelano la vita, dall'omicidio del consenziente al suicidio assistito. Se questo testo dovesse essere approvato, si creerebbe di fatto una casta medica con «licenza di uccidere»: al cittadino qualunque Massimo Gandolfini è vietato uccidere, ma il dottore Massimo Gandolfini è autorizzato all'omicidio. In abito civile è reato, in camice bianco è legale! Come sempre, siamo allo sbando del buon senso e alla fiera della menzogna. Si agitano gli spettri di malattie che provocano dolori intollerabili. Falso! Il dolore e i cosiddetti sintomi refrattari sono sempre controllabili in mani coscienziose ed esperte, che scelgono il percorso anche doloroso dell'alleanza con il malato, piuttosto che il «pilatesco» lavarsene le mani -con il correlato dell'ignobile alibi morale «ho soltanto eseguito la volontà del paziente» - della facile iniezione letale. Si aggiunga l'esperienza che ci viene dai Paesi ove l'eutanasia è prassi: partiti dalla legalizzazione per malati terminali, nel giro di una manciata di anni si è giunti alla «eutanasia per tutti», minori compresi, e si profila l'eutanasia di Stato: i giudici decidono chi deve vivere e chi no. I casi Charlie Gard e Alfie Evans sono -ahinoi - una terribile realtà. Non possiamo dimenticare l'«Ausmerzen» di hitleriana memoria, con le sue vite indegne di essere vissute, perpetrato - udite, udite - dall'«Ufficio pubblico per la salute e l'assistenza sociale». La diabolica storia si ripete sempre: un po' di maquillage imbellettando il male e la gente si convincerà che è bene. A questo punto non ci sono più alibi e ipocrisie, soprattutto per i parlamentari sedicenti «cattolici». Il magistero secolare della Chiesa, i Papi da Pio XII a Francesco (per citare solo gli ultimi) si sono sempre inequivocabilmente espressi a condanna di ogni forma di eutanasia. San Giovanni Paolo II con la consueta chiarezza ammonì che «nel caso di una legge intrinsecamente ingiusta, non è mai lecito conformarsi a essa, né partecipare a una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare a essa il suffragio del proprio voto». E papa Francesco, al riguardo, ha scelto di costruire un muro invalicabile: «La vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale, possiede una dignità che la rende intangibile» (26 gennaio 2018). Ci aspettiamo, quindi, un sussulto di virtù e di coerenza, sia da parte delle forze di centrodestra che hanno condiviso il programma del Family day, che esplicitamente chiede la condanna dell'eutanasia, sia da parte degli uomini politici che militano in altri partiti, dal Pd al M5s. Matteo Renzi, Graziano Del Rio, Maria Elena Boschi e tanti altri (cito i nomi di maggiore visibilità, e perché hanno dichiarato pubblicamente di essere «credenti cattolici»), battete un colpo: è l'occasione buona per dare testimonianza della vostra fede (prima lettera di San Pietro) e per smentire chi vede il Pd come il «Partito radicale di massa». La recente storia insegna, dal Circo Massimo a oggi, che la massa si perde, perché alla faccia del pensiero unico che impedisce l'accesso dei nostri volti alla grande comunicazione, la gente, semplice e comune, che incontriamo nel territorio, non ne può più di «lupi vestiti da agnelli», dal gender, alla droga, all'eutanasia. E i «voti» si spostano con facilità!
Charlie Kirk (Getty Images)
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