2021-10-22
L’Europarlamento vota la risoluzione per tagliare i fondi alla Polonia
Mateusz Morawiecki (Ansa)
Approvata proprio durante il primo giorno del Consiglio Ue. Il testo chiede di bloccare il Recovery plan e fa terra bruciata: «Corte costituzionale strumento per legalizzare le attività illegali delle autorità».Oltre all'inevitabile tema Covid, due altri punti hanno dominato la prima giornata del Consiglio Ue: per un verso la questione dello Stato di diritto, declinata strumentalmente contro la Polonia, e per altro verso l'emergenza energia. Ieri, proprio mentre era in corso il Consiglio, il Parlamento ha votato a larga maggioranza (502 favorevoli, 153 contrari e 16 astenuti) una risoluzione che recita: «Il tribunale costituzionale polacco manca di validità giuridica e indipendenza ed è privo di qualifiche per interpretare la Costituzione del Paese». I parlamentari hanno quindi chiesto alla Commissione e al Consiglio di avviare le procedure di infrazione contro la Polonia, utilizzare il regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto e non approvare il Recovery plan di Varsavia. Le parole scelte non sembrano lasciare spazio a mediazioni: secondo la risoluzione, la decisione della Corte polacca del 7 ottobre che stabilito che la Costituzione prevale sul diritto europeo «costituisce un attacco alla comunità europea» e il tribunale polacco sarebbe stato trasformato «in uno strumento per legalizzare le attività illegali delle autorità».Mario Draghi sarebbe allineatissimo al fronte anti Varsavia, sulla base delle dichiarazioni rilasciate l'altro ieri in Parlamento («Chi vuole stare in Ue deve condividere i valori fondamentali del progetto europeo»). Resta da capire chi stabilisca questi valori: a meno di accettare l'idea che alcuni illuminati si sentano liberi di fissare standard arbitrari. Consapevole del fatto che i rischi riguardano anche Budapest, Viktor Orbán si è nettamente schierato dalla parte della Polonia bollando ipotetiche sanzioni come «ridicole». E ancora: «Ciò che sta avvenendo è che le istituzioni Ue stanno aggirando i trattati. I polacchi hanno ragione». Battagliero - per evidenti ragioni - il premier polacco Mateusz Morawiecki: «Non agiremo sotto la pressione di un ricatto. Siamo pronti al dialogo. Non concordiamo con questo costante allargamento delle competenze dell'Ue, ma naturalmente ne parleremo, parleremo di come risolvere la disputa attuale con la comprensione e il dialogo». Resta da capire come cambierà la situazione dopo la risoluzione del Parlamento. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, si è limitata a un sibillino ma minaccioso: «Sulla Polonia è necessario il confronto con i leader quando i valori Ue sono messi in discussione». La sensazione è che Morawiecki abbia tre volte ragione. Una prima volta culturalmente: la sua posizione ricalca la linea di Margaret Thatcher per un'Europa che rispetti le diversità nazionali. Non si vede perché una simile linea debba essere criminalizzata. Una seconda volta, il premier polacco ha ragione giuridicamente: già la Corte costituzionale tedesca svolge uno scrutinio occhiuto delle norme che arrivano da Bruxelles, non di rado respingendole. E una terza volta ha ragione politicamente: è vero che Varsavia e Budapest hanno sistemi politico istituzionali caratterizzati da alcune criticità; ed è anche vero che l'espressione Stato di diritto - evoca concetti cari alla migliore tradizione giuridica occidentale: ma, nei termini in cui è usata a Bruxelles, ha una pericolosa carica di ambiguità, che può portare a politicizzare la questione. Morale: è altissimo il rischio di valutazioni politiche e discrezionali. Di recente, ad esempio, proprio la Polonia è stata sottoposta a ipotesi di misure punitive (addirittura fino alla minaccia di privarla del diritto di voto) per una riforma giudiziaria nazionale che, nel rapporto tra magistratura ed esecutivo, ripropone meccanismi presenti anche in altri ordinamenti: e allora perché solo per la Polonia (e non per la Francia) si grida contro il rischio di subordinazione della magistratura all'esecutivo? È evidente insomma che su temi del genere le valutazioni tenderanno a essere sempre più opinabili e politiche che non freddamente giuridiche o ancorate a benchmark oggettivi. Anche per questo Varsavia e Budapest meriterebbero sostegno. Un sostegno che però non è venuto da Silvio Berlusconi: «Dobbiamo approfondire con loro quali sono i settori in cui prevale la legislazione polacca e quale quelli in cui deve prevalere la legislazione europea anche perché è un trattato su cui anche loro hanno aderito mettendo la firma».In realtà proprio il centrodestra italiano, per evitare di essere criminalizzato dopo un'eventuale vittoria elettorale, farebbe bene a sostenere oggi i Paesi sotto attacco. E invece il Cav sembra proporsi in prima persona come «garante» per Matteo Salvini e Giorgia Meloni: «Ci deve essere assoluta tranquillità da parte dei leader europei sul fatto che il centrodestra italiano è lontano da ogni estremismo e ritorno al passato. I miei alleati hanno la metà della mia età e quindi capirai se io mi debba preoccupare. Io sono il professore in cattedra e loro gli allievi», ha detto. «Abbiamo avuto una collaborazione che ha sempre dato risultati concreti e positivi», ha aggiunto il leader di Fi, forse dimenticando il rovesciamento del suo governo nel 2011 e le risatine della Merkel e di Nicolas Sarkozy.L'altro tema caldissimo è quello dei rincari energetici. Draghi ha insistito sulla necessità «di acquisti e stoccaggi congiunti di gas naturale». Altri Paesi (Olanda, Lussemburgo, Finlandia) sostengono la linea del «non fare»: la loro tesi è che i rincari dipendano dalla fase economica post pandemia e che le anomalie saranno presto riassorbite. Quanto alla Commissione, secondo Politico, sarebbe pronta a spingere su una serie di indicazioni, una sorta di cassetta degli attrezzi («toolbox»), e la principale di queste misure sarebbe anche insolitamente condivisibile: il consiglio ai singoli governi è infatti quello di tagliare l'Iva e le altre tasse (accise) proprio per abbassare i prezzi. Chissà se il governo italiano seguirà un suggerimento europeo, per una volta (almeno in questa circostanza) saggio.
Jose Mourinho (Getty Images)