2019-05-16
L’Ue amata da Zingaretti lo vuole stangare perché discrimina i rom
Bruxelles apre la procedura pre-infrazione e accusa la Regione Lazio di penalizzare i nomadi nell'assegnazione delle case popolari.«Eureka». Ho trovato. All'improvviso il cervello del burocrate di Bruxelles si è illuminato: come rendere l'Europa più simpatica per i cittadini italiani? Massacro delle pensioni? Già fatto. Austerity stile Mario Monti? Già fatto. Sterminio dei prodotti agricoli tradizionali? Già fatto. Norme assurde sul cioccolato senza cacao e sul vino senza uva? Già fatto. Regolamentazioni folli per la pesca delle vongole? Già fatto. Regolamentazioni folli per la vendita delle zucchine? Già fatto. Misurazione del diametro dei piselli (nel senso degli ortaggi)? Già fatto. E allora che cosa resta? Quando stava per arrendersi, il nostro eroico burocrate ha avuto finalmente l'intuizione geniale: «C'è solo una cosa che posso fare per rendere ancor più simpatica l'Europa in Italia: farle fare un intervento a favore dei rom». E sulle ali dell'entusiasmo per la brillante idea, ci ha messo un attimo a spiegarla ai suoi sottoposti: «Trovatemi una legge sulle case popolari, l'Europa dirà che quella legge discrimina i rom». Qualcuno ha provato a fargli notare che i rom nella distribuzione delle case popolari in Italia non sono affatto discriminati, anzi in molti casi sono pure agevolati. Ma niente: non ha voluto sentir ragione. Pur di far crescere l'amore per l'Europa, si sa, il burocrate di Bruxelles è capace di tutto. Anche di misurare le zucchine. Con il cavolo (è il caso di dire) che si ferma davanti alla realtà. Così dev'essere nata la procedura di pre-infrazione, aperta dall'Ue nei confronti dei bandi per l'assegnazione delle case popolari della Regione Lazio. Infatti l'Unione europea, non trovando di meglio da colpire, ha preso di mira una vecchia legge del 1999, un bando già abbondantemente chiuso nel 2016, e ha trovato un appiglio per la sua campagna acchiappa-simpatia a favore dei nomadi. Il motivo della contestazione? Semplice: in quel bando per l'assegnazione delle case, si valutano come requisiti importanti quelli di essere stati sfrattati e di avere una residenza. Sembrerebbe normale, no? Chi ha la residenza ed è stato sfrattato è giusto che abbia qualche punto in più rispetto a chi non ha la residenza e non può essere sfrattato perché vive da anni nei campi dell'illegalità. Dov'è la discriminazione? Per l'Europa, invece, esiste. Ma non c'è da stupirsi: a Bruxelles , evidentemente, hanno una logica assai speciale. Altrimenti non avrebbero mai approvato il cioccolato senza cacao e il vino senz'uva… Solo che il nostro illuminato burocrate, quando gli hanno portato la legge sull'edilizia popolare da punire senza pietà, probabilmente era un po' stanco per lo sforzo intellettivo appena compiuto. Così non è stata abbastanza lucido da capire che quella sua decisione avrebbe generato un piccolo cortocircuito. Immagino che avrà preso la norma dal mazzo pensando di colpire genericamente l'Italia gialloblù, «fascista e razzista» per dirla con Pierre Moscovici. E non si è accorto che invece la norma era quella della Regione Lazio, approvata dalla giunta di sinistra di Piero Badaloni e gestita dalla giunta di sinistra dell'attuale segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Il quale, per altro, non fa altro che andare in giro a elogiare l'Europa. S'è fatto pure benedire la campagna elettorale dal suddetto Moscovici. Mette la bandiera azzurra con le stelline anche sul cuscino, quando alla sera va a dormire. Poteva mai aspettarsi di essere ringraziato così dalla sua amata Bruxelles? Oltretutto, per la Regione governata da Zingaretti, l'accusa è infamante: discriminazione dei rom. Ma come? Proprio lui? Il segretario del Pd? L'uomo della sinistra? Quella sinistra che si vuol presentare come l'argine contro la deriva razzista? Quella che si reputa il tempio della convivenza civile? Quella che vede razzismo dietro ogni alzata di sopracciglio altrui? Quella che grida alle deportazioni ogni volta che vede le ruspe in azione? Quella che s'è autoassegnata la medaglia d'oro in corsa alla civiltà e salto in alto sui valori? Quella che si è autoproclamata paladina dell'integrazione e della solidarietà contro i barbari in camicia neroverde? Possibile che proprio questa sinistra venga invece accusata dall'amica Europa (alla faccia degli amici) di discriminare i rom? Ecco il cortocircuito che ha combinato quel solerte burocrate. Con l'aggiunta di un paradosso. A tutt'oggi, infatti, il Comune di Roma, gestito da un partito di quella maggioranza che starebbe portando il Paese alla deriva razzista, è accusato di favorire troppo i rom nell'assegnazione delle case popolari, per via della norma che attribuisce 18 punti in graduatoria a chi esce dai campi nomadi (i disabili, per dire, ne hanno di meno). E la Regione, invece, viene accusata di discriminarli. Proprio così: i presunti cattivi sono troppo buoni, e i presunti buoni sono troppo cattivi. Lo vedete come si ribalta tutto in un minuto? Basta una notizia che arriva da Bruxelles. Basta un burocrate troppo solerte. Chissà se quest'ultimo s'è accorto di quel che ha prodotto la sua decisione. Nel caso, me lo vedo lì nel suo ufficio, mentre striglia i suoi collaboratori. «Ve l'avevo detto che per rendere simpatica l'Europa non bisogna sostenere i rom», dirà fingendo che l'idea non sia sua. E mentre tutti lo guarderanno con rabbia mista compassione, lui alzerà le spalle. E sbotterà: «La prossima volta che vogliamo rendere l'Europa simpatica perché non suggeriamo una bella patrimoniale, come abbiamo sempre fatto?».