2021-03-25
Letta e Conte tentano di rianimare il mostro
Enrico Letta e Giuseppe Conte (Ansa)
Prove tecniche di alleanza giallorossa tra segretario pd e capo in pectore del M5s, uniti dall'essere stati cacciati da Palazzo Chigi «Cantiere aperto» per le amministrative. Andrea Marcucci molla il posto di capogruppo dem alla Simona Malpezzi e la Bini sarà sottosegretario«Un primo faccia a faccia, molto positivo, tra due ex che si sono entrambi buttati, quasi in contemporanea, in una nuova avventura». Il segretario del Pd, Enrico Letta, commenta così l'incontro di ieri con Giuseppe Conte. Un'oretta di colloquio, in mattinata, tra due ex premier travolti entrambi da un insolito destino di nome Matteo Renzi, che può vantarsi con gli amici di grigliata di aver sfrattato da Palazzo Chigi, a sette anni di distanza l'uno dall'altro, i due leader attuali di Pd e M5s. Giornata densa, quella di ieri, per Letta, che ha incassato la ritirata di Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato. Marcucci aveva opposto resistenza, a differenza del capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, al diktat di Letta, che con la scusa della parità di genere aveva chiesto ai due leader parlamentari, entrambi troppo vicini a Renzi, di lasciare i loro posti a due donne. Dopo 24 ore di accuse nei confronti di Letta, Marcucci ha alzato bandiera bianca: al suo posto, a guidare i senatori dem, è in arrivo Simona Malpezzi, anche lei, come il capogruppo uscente, espressione di Base riformista, la corrente dei renziani rimasti nel Pd capitanata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti. La Malpezzi libererà così la casella di sottosegretario ai Rapporti col parlamento che, a quanto apprende La Verità da fonti dem di primo piano, verrà occupata da Caterina Bini, senatrice del Pd e di Base riformista, componente che continua a rappresentare la principale spina nel fianco di Letta. Oggi alle 9, la Malpezzi verrà eletta capogruppo dall'assemblea dei senatori Pd; alla Camera, al posto di Graziano Delrio, spazio a Debora Serracchiani o Marianna Madia.«Chiederò all'assemblea del gruppo Pd», dice Marcucci in conferenza stampa, «di votare Simona Malpezzi a capogruppo e spero che sia un voto all'unanimità. A Letta ho già comunicato la scelta di indicare la Malpezzi e i senatori riformisti che mi avevano chiesto di ricandidarmi, hanno già aderito a questa scelta. Spero lo faccia tutto il gruppo. Credo sia sbagliato derubricare la questione di genere chiedendo ai due capigruppo di Camera e Senato di farsi da parte», aggiunge un polemico Marcucci, «il metodo non mi piace e la soluzione non la considero una soluzione ma penso si debba partire dall'esempio. Non ho intenzione di lasciare il gruppo né di lasciare il partito e non chiedo ruoli per me. Svolgere il compito di presidente del gruppo comporta grandi onori ma anche oneri, ti limita la libertà e questo l'ho sofferto in qualche passaggio, ogni tanto qualcosa mi è scappato ma sempre con spirito costruttivo. Ora riacquisto libertà di svolgere un ruolo politico nel Pd». Una minaccia o una promessa? A Marcucci viene chiesto se ha pagato l'amicizia con Renzi: «Le amicizie», risponde il quasi ex capogruppo a Palazzo Madama, «sono un vantaggio per chi le frequenta. Ho sofferto un'altra cosa, che è la bugia, quella di chi ha sostenuto che noi eravamo nel Pd al servizio di qualcuno all'esterno. Bugia, calunnia inaccettabile», sottolinea Marcucci, «che serviva per denigrare un avversario e non affrontare le questioni». Dunque, il clima nel Pd resta incandescente, con i renziani che si preparano a far pagare cara a Letta l'epurazione dei capigruppo. «Ringrazio per l'opportunità che mi è stata concessa», commenta la Malpezzi, «e auspico fortemente che la mia possa essere una candidatura unitaria sostenuta da tutte le colleghe e i colleghi del Senato con cui in questi anni ho lavorato con impegno e passione e condiviso tante sfide».Torniamo all'incontro tra i rottamati da Matteo Renzi. La chiacchierata tra Letta e Conte è servita a discutere di elezioni amministrative e dell'alleanza tra Pd e M5s, in attesa che Giuseppi assuma finalmente il ruolo di leader dei pentastellati. «Il Pd», commenta Conte al termine dell'incontro, «sarà interlocutore privilegiato del nuovo M5s. È stato un confronto proficuo, uno scambio molto utile. Si apre un cantiere. Sulle amministrative c'è la volontà di confrontarsi e trovare soluzioni efficaci. Chi va da solo è meno efficace». Ma quando avverrà l'incoronazione? «Parlerò del progetto per il M5s», glissa Conte, «quando sarà pronto. Sto lavorando a un progetto per rilanciare il Movimento». Sulle tensioni con Davide Casaleggio e sulle voci di un divorzio con conseguenze legali con la piattaforma Rousseau, Conte fa il vago: «Non vedo perché», dice Giuseppi, «oggi si debba decidere di non usarla più, ci sono ruoli e pretese da chiarire. Spero di comporre amichevolmente». «Con Conte abbiamo cominciato a parlare del futuro», commenta Letta, «abbiamo parlato di Europa, di vaccini, di uscita dalla pandemia». Dal Nazareno fanno sapere che l'incontro è andato molto bene, e che si è parlato anche delle prossime amministrative. I due ex dunque si muovono da alleati, in perfetta continuità con la strategia portata avanti da Nicola Zingaretti. Chi nel Pd aveva sperato in una svolta liberale e moderata con l'arrivo di Letta al timone, ha sbagliato i pronostici.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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