2021-03-11
L’eterno apri-chiudi ostacola il dl Sostegno
I cambi di regole e di colore faranno aumentare l’importo dei ristori. Il governo cerca altre risorse. Una parte può arrivare dall’addio al cashback, che vale 3 miliardi. Decreto forse pronto lunedì. Allarme di Bankitalia: rallentano i prestiti alle impreseNella vita ci sono poche certezze. Una di queste è che il continuo passaggio all’ultimo minuto tra zona rossa, arancione, arancione rinforzato, gialla, bianca (e ritorno), con chiusure e aperture sempre diverse, ha un impatto su come, quanto e a chi dare i ristori. Si tratta di un effetto domino che difficilmente non influirà sul dl Sostegno. Non a caso, doveva essere pronto questa settimana ma, presumibilmente, vedrà la luce tra venerdì e il lunedì della prossima settimana. Del resto, più che un decreto, il Sostegno sta diventando una vera e propria mini manovra che riguarda finanziamenti alle imprese, ristori, fisco e mondo del lavoro. Proprio sul tema degli indennizzi alle imprese ieri è intervenuto il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini: «È necessario passare a un intervento orizzontale che risponda a tutte le imprese a prescindere dal codice e dal colore, sulla base della perdita di fatturato. E abbiamo detto: si superino i 5 milioni di massimale. Io credo che possiamo avere fiducia che gran parte di questo, se non tutto, verrà accolto», ha aggiunto. Inoltre, «come Regioni abbiamo chiesto», dice, «che i ristori vadano oltre i codici Ateco, e oltre le colorazioni del dpcm».Il problema è proprio questo: i continui e improvvisi cambi di colore rendono incalcolabili o quasi i ristori. Basti pensare ai ristoratori che devono comprare tutte le materie prime e che, dalla sera alla mattina, si trovano di nuovo chiusi dopo aver speso altri soldi per aprire. Lo stesso ragionamento di potrebbe applicare a diverse altre categorie di professionisti. Viene dunque da chiedersi come il governo Draghi abbia intenzione di dipanare la matassa dei ristori. Se non altro la buona notizia è che le preghiere della Verità sono state ascoltate: sulle pagine del nostro giornale Paolo Del Debbio aveva spiegato come calcolare i ristori sulla base delle differenze fra il fatturato di gennaio e febbraio 2019 rispetto a quello del 2021 non avesse molto senso. Questa prima ipotesi, circolata nei giorni scorsi, ora sembra essere andata in soffitta: i ristori dovrebbero essere calcolati in base alle perdite dell’intero anno. Certo, proprio a causa dell’importanza che il dl Sostegno sta assumendo in termini di fondi, il governo Draghi e il Mef guidato da Daniele Franco devono prima di tutto trovare i fondi per far fronte alle necessità. Così, oltre ai 32 miliardi di extra deficit già approvati, l’esecutivo dovrà trovare una cifra che oscilla tra i 10 e i 15 miliardi. Del resto, al Tesoro si sono accorti che durante il Conte bis alcuni fondi stanziati per la Cig e i Ristori non sono stati spesi in toto. I tecnici sono all’opera per capire se si possano rastrellare altri 7 miliardi, portando la capacità di spesa intorno ai 40 miliardi.Altri soldi potrebbero, poi, arrivare dall’abolizione del cashback, la norma pensata per combattere l’evasione fiscale (con il rimborso del 10% sui pagamenti digitali) che potrebbe permettere di rastrellare altri 3 miliardi. La prima a proporre di abolire cashback e lotteria degli scontrini e usare le risorse per i ristori alle attività messe in ginocchio dal Covid era stata Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia. Del resto, l’operazione cashback non sembra avere avuto l’effetto desiderato e, grazie all’opzione super cashback che premia i 100.000 italiani che hanno totalizzato più transazioni, sono molti quelli che si fiondano alle pompe di benzina per fare operazioni da pochi centesimi. Al contrario, all’interno del dl Sostegno grande attenzione dovrà essere data al saldo e stralcio in vista di una riforma del fisco e ai finanziamenti alle imprese, soprattutto a quelle senza ossigeno. D’altronde dopo il primo decreto Liquidità (che Laura Castelli vorrebbe almeno in parte prorogare), già a gennaio il numero dei prestiti alle imprese ha iniziato a rallentare. A gennaio i finanziamenti bancari a imprese e famiglie sono cresciuti del 4,3% sui 12 mesi, una frenata rispetto al +4,7% registrato a dicembre. A comunicarlo è la Banca d’Italia. «I prestiti alle famiglie sono aumentati del 2,2% sui dodici mesi (2,3 in dicembre)», spiega il documento di Via Nazionale, «mentre quelli alle società non finanziarie sono aumentati del 7,2% (8,3 nel mese precedente)». Se non altro, i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono scesi all’1,18% (1,38% in dicembre), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari all’1,84%, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati allo 0,78%. Infine, i tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,32% (0,33% a dicembre).
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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