2020-03-04
L’epidemia rallenta in tutta la Cina ma ora Pechino teme i contagi di ritorno
New York (Eduardo Munoz, VIEWpress via Getty Images)
Negli Stati Uniti il presidente Donald Trump invita a fare scorte di cibo. Ai domiciliari 54.000 detenuti iraniani per svuotare le carceri.Mentre ogni giorno il coronavirus varca i confini di nuovi Paesi, in Cina il contagio continua a rallentare. Ieri, la commissione sanitaria nazionale (Nhc) di Pechino ha portato il totale dei decessi a 2.943 e delle infezioni complessive a quota 80.151. L'ultimo bollettino indicava 125 nuovi casi di infezione, confermando il trend al ribasso degli ultimi giorni. Gli ultimi 31 decessi erano concentrati nell'Hubei, il focolaio dell'epidemia. Il governo cinese ha stanziato, dall'inizio dell'emergenza, 108,75 miliardi di yuan (15,63 miliardi di dollari) per contrastare il virus. Anche sul fronte sanitario le misure sono state imponenti: quasi 3.000 posti letto allestiti dai 63 ospedali militari dedicati esclusivamente ai pazienti affetti da Covid-19, con oltre 10.000 medici militari in prima linea. La produzione di mascherine è aumentata di 12 volte rispetto all'inizio di febbraio, arrivando a 116 milioni di unità al giorno. E dopo la riduzione del livello di allerta in 18 province, misure fortemente volute dal presidente Xi Jinping per rimettere in moto l'economia, l'Ufficio economico e It di Shanghai ha spiegato che il 66% della attività registrate ha ripreso a funzionare. Ciò che spaventa il Dragone di più ora sono i «contagi di ritorno», che minacciano di ricontaminare il Paese. Misure stringenti quindi per chi arriva a Pechino da Corea del Sud, Giappone, Iran e Italia. Chiunque, stranieri o cinesi, dovranno osservare un periodo di auto isolamento in casa o, in mancanza di una dimora propria, in un hotel. Intanto, però, sono almeno sette i nuovi casi riportati nella città di Lishui, nella contea di Qingtian, riconducibili a una permanenza in Italia. I malati, tutti cinesi, lavoravano infatti in un ristorante di Bergamo. Erano rientrati in patria la settimana scorsa e sono risultati positivi ai test lunedì. Intanto, dalla città di Wenzhou, che ospita centinaia di migliaia di cinesi nati all'estero e da cui proviene la maggior parte della comunità di Prato, è partita una campagna online di raccolta fondi per aiutare l'Italia a combattere l'epidemia. Rapporti meno distesi invece tra Pechino e Washington. Il dipartimento di Stato americano ha infatti deciso di ridurre da 160 a 100, entro il 13 marzo, il numero di giornalisti dei media cinesi autorizzati a lavorare sul suolo statunitense, in seguito all'espulsione di tre giornalisti del Wall Street Journal dalla Cina. Pechino ha accusato gli Stati Uniti di «bullismo egemonico» sottolineando la presunta «ipocrisia della cosiddetta libertà di stampa degli Usa». Ma la Casa Bianca ha ben altro a cui pensare: oltre all'arrivo di un tornado che ha causato la morte di 19 persone nel Tennessee, non è un mistero che la possibilità che il virus stia circolando negli Stati uniti da sei settimane preoccupi l'amministrazione Trump. Il tycoon e il vicepresidente, Mike Pence, hanno incontrato i big dell'industria farmaceutica per sollecitare la messa a punto di un vaccino e di una cura. Ma i contagi hanno superato il centinaio e le morti sono state sei. Donald Trump ha invitato gli americani a non farsi prendere dal panico, incoraggiandoli però, allo stesso tempo, ad accumulare provviste. La situazione continua a essere drammatica invece in Corea del Sud, dove sono stati riportati 600 nuovi casi di coronavirus, portando il totale delle infezioni a 4.812, con 28 decessi.Si aggrava anche il bilancio iraniano. Il totale delle vittime è salito a 77, i contagiati complessivi di ieri erano 2.336, oltre 800 in più del giorno precedente. Dopo la morte dell'alto funzionario vicino all'ayatollah Ali Khamenei, e la notizia della positività della vicepresidente Masume Ibtikar, sono risultati infetti anche 23 parlamentari di Teheran. Le autorità iraniane, dato il precipitare della situazione nel Paese, hanno ordinato di trasferire 54.000 detenuti agli arresti domiciliari per contenere i rischi di diffusione di contagio nelle carceri. Tornando in Europa, la Francia continua a essere il Paese più colpito dopo l'Italia, con 212 contagi, quattro morti e 12 guarigioni. Il ministro della Salute di Parigi, Olivier Veran, ha annunciato ieri un aiuto straordinario di 260 milioni di euro agli ospedali e l'arrivo di circa 20 milioni di mascherine fornite dallo Stato. Il presidente Emmanuel Macron ne ha infatti messo sotto sequestro tutti gli stock e la produzione: «Le distribuiremo agli operatori sanitari nonché ai francesi infettati dal coronavirus», ha scritto su Twitter. Saggia mossa dell'Eliseo, considerando lo sciacallaggio esploso in tutta Italia sui prodotti disinfettanti e le mascherine protettive, arrivate a essere vendute da commercianti abusivi fino a 5.000 euro per pochi pezzi.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».