2025-10-05
Leone XIV firma la sua prima Esortazione
Il pontefice redige il documento apostolico «Dilexi te», che sarà reso pubblico giovedì. Attesa entro i prossimi mesi l’Enciclica. E all’udienza parla da chestertoniano: «Il Giubileo apre anche alla speranza di una diversa distribuzione delle ricchezze».Dilexi te, «Ti ho amato». È questo il titolo della prima Esortazione apostolica di papa Leone XIV, ufficialmente firmata dal pontefice ieri mattina alle 8.30 nella biblioteca privata del Palazzo Apostolico - alla presenza di monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato - e che verrà resa pubblica giovedì prossimo, 9 ottobre, presso la sala stampa della Santa Sede. A quanto è dato sapere, il documento sarà una riflessione sulla cura del povero - radicata nelle parole del Vangelo di Matteo (25, 35-44) - e sarà di particolare rilevanza anche perché dovrebbe tracciare la prima linea pastorale del pontificato di Prevost. Renderà interessante il contenuto di Dilexi te pure il fatto che tale Esortazione apostolica costituirà un anello di congiunzione tra il pontificato precedente e quello attuale. La base del documento - e forse anche più di una base - ha verosimilmente visto la luce con papa Francesco, con un corposo contributo al testo di monsignor Vincenzo Paglia, oggi presidente emerito della Pontificia accademia per la vita e, a suo tempo, incaricato di redigerne la bozza preliminare. La base originaria con il contributo di Paglia - il cui ruolo di Gran cancelliere del Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II è stato tra i primi del nuovo pontificato ad essere oggetto di sostituzione, il maggio scorso, con la nomina papale del cardinale Baldassare Reina - sarebbe però stato oggetto d’una revisione, con Leone XIV, assicurano i bene informati, il quale ha lavorato alla revisione, appunto, del testo coinvolgendo il dicastero per la Dottrina della fede e altri dicasteri romani, Segreteria di Stato inclusa.Quanto Dilexi te rifletta lo stile originario di papa Francesco e monsignor Paglia e quanto, invece, sia stata rivista dal pontefice regnante non sarà difficile stabilirlo non appena, giovedì prossimo, il testo sarà pubblicato. Ad ogni modo, va evidenziato come a questo primo documento di Prevost dovrebbe seguirne tra qualche mese un altro - stavolta una enciclica vera e propria - verosimilmente centrato sulle sfide antropologiche e sociali dell’Intelligenza artificiale, un tema assai caro al Papa statunitense. In attesa di capire di più sull’enciclica in lavorazione, e soprattutto di leggere la sua prima Esortazione apostolica, ieri mattina, davanti a 30.000 fedeli riuniti in piazza San Pietro per l’udienza giubilare, papa Leone XIV ha ricordato che «il Giubileo apre anche alla speranza di una diversa distribuzione delle ricchezze, alla possibilità che la terra sia di tutti, perché in realtà non è così». Conseguentemente, ha proseguito il pontefice, «sperare è scegliere. Questo significa almeno due cose. Quella più evidente è che il mondo cambia se noi cambiamo. Il pellegrinaggio si fa per questo, è una scelta. La Porta Santa si attraversa per entrare in un tempo nuovo». C’è però anche un secondo significato «più profondo e sottile» della speranza intesa come scelta, ha sottolineato papa Prevost, che ieri ha presenziato al giuramento di 27 nuove Guardie svizzere (non accadeva dal 1968 con papa Paolo VI): «Sperare è scegliere perché chi non sceglie si dispera. Una delle conseguenze più comuni della tristezza spirituale, cioè dell’accidia, è non scegliere niente. Allora chi la prova è preso da una pigrizia interiore che è peggio della morte. Sperare, invece, è scegliere». A seguire, il Santo Padre ha voluto esaltare due figure espressione di scelte radicali: quella di san Francesco d’Assisi, che ricorreva ieri - e che ha scelto «la povertà evangelica», rompendo «con la propria famiglia» - e di santa Chiara d’Assisi, anche lei protagonista d’una scelta religiosa e esistenziale di rilievo e, ha detto il Papa, forse perfino più dirompente di quella di Francesco: «Una ragazza che voleva essere come Francesco, che voleva vivere, da donna, libera come quei fratelli».A proposito di scelte e di luoghi dove è fondamentale che la fede si radichi, sempre papa Leone XIV, in una lettera redatta in lingua latina ed affidata al cardinale Dominik Duka - inviato speciale alle celebrazioni per il centenario dell’erezione dell’arcidiocesi di Gdansk, in programma il 14 ottobre nella cattedrale di Oliwa -, ha voluto soffermarsi sul ruolo cruciale della famiglia. Più precisamente, Prevost ha ricordato che è necessario «annunciare il Vangelo e trasmettere lo spirito cristiano, specialmente nella sfera domestica, affinché la famiglia sia forte per Dio e in questo modo la forza dell’intera nazione possa aumentare di giorno in giorno». Per questo il Papa ha invitato il porporato a «presiedere ai riti sacri a nome Nostro, ammaestrando il popolo di Dio sull’urgenza dell’annuncio evangelico e sulla trasmissione dello spirito cristiano, in particolare nella vita familiare». Per far capire quanto l’annuncio del Vangelo in famiglia gli stia a cuore, il Papa - citando un luogo assai caro alla memoria polacca, teatro d’una strenua difesa e resistenza alle truppe nazionalsocialiste - ha paragonato la vita familiare a una nuova «Westerplatte», luogo appunto simbolo della difesa, che «continua a parlare con chiarezza anche alla nostra generazione».
lUrsula von der Leyen (Ansa)