2024-09-22
L’Emilia si vanta dei tronchi rimossi solo dopo il caos. Polizze casa, no della Lega
L'abitato di Boncellino colpito dall'alluvione. Nel riquadro, la diga di tronchi sul fiume Lamone (Getty Images)
La «diga» dietro l’esondazione figlia di lavori fatti male, ma ai dem interessa censurare i video. Matteo Salvini boccia l’idea di obbligo assicurativo per i proprietari.Da Roma lo avevano promesso e, ieri, c’è stata l’ufficialità: il governo Meloni ha deliberato lo stato di emergenza per la Regione Emilia-Romagna. «La proposta», spiega una nota, «è stata illustrata dal ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, «dopo la richiesta avanzata dalla Regione e la celere istruttoria svolta dal dipartimento nazionale». Il provvedimento riguarda le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Assieme allo stato di emergenza, deliberato per la durata di 12 mesi, il Consiglio dei ministri ha, inoltre, stanziato la somma di 20 milioni di euro, per fare fronte ai primi interventi urgenti, quali «il soccorso e l’assistenza alla popolazione e il ripristino della funzionalità dei servizi e delle infrastrutture». Il governo ha infine dichiarato lo stato di emergenza, sempre per 12 mesi, nella Regione Marche, colpita nella fascia costiera da eventi simili a quelli che hanno interessato la Regione vicina. Da Roma sono stati stanziati 4 milioni di euro per i primi interventi di sicurezza.Alla prontezza governativa sul fronte dell’emergenza fa da contraltare la spaccatura della maggioranza sul fronte delle polizze assicurative contro le catastrofi. Mentre il ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, tira dritto sull’obbligatorietà per le imprese delle assicurazioni che, in una fase iniziale, saranno «facoltative» per le famiglie, l’altolà alla proposta agli alleati arriva direttamente dalla Lega. Matteo Salvini ha affondato la nuova tassa sulla casa, come l’ha bollata ieri il direttore Maurizio Belpietro su queste pagine, sulle abitazioni: «Lo Stato può dare delle indicazioni, questo vale anche per l’assicurazione, può dare un consiglio, però non viviamo in uno Stato etico, dove lo Stato impone, dove lo Stato vieta o obbliga a fare», l’affondo del vicepremier. Parole rinforzate anche da un altro leghista, Stefano Candiani: «Lo Stato deve incentivare un’assicurazione per cittadini e imprese con detrazioni fiscali o agevolazioni o altro, altrimenti se diventa un’assicurazione e basta si configura come una tassa a favore delle compagnie assicuratrici e non è certo una proposta condivisibile e accettabile». «È una proposta intelligente se fatta in modo intelligente, è una proposta stupida se fatta in maniera stupida», attacca ancora Candiani in un colloquio con Affaritaliani.it, «se diventa fare un’assicurazione e basta, di fatto si configura con una tassa a favore delle compagnie assicuratrici e non è certo una proposta condivisibile e accettabile».Un nuovo grattacapo per il premier Meloni che dovrà gestire, oltre alla delicata fase della ricostruzione post alluvione, anche le opinioni divergenti, per usare un eufemismo, sul tema polizze in seno alla maggioranza.Chi resta letteralmente nel fango sono i cittadini alluvionati dell’Emilia-Romagna. Ovviamente la solidarietà dimostrata dalle centinaia di volontari accorsi nelle zone invasa dall’acqua, scalda i cuori. E certamente il meteo che sembra dare una mano per permettere le operazioni di pulizia e di sgombero delle case, delle strade e delle piazze di paesi e città invase dai detriti procura un bel sospiro di sollievo. Ma per le miglia di persone sfollate (il numero è sceso a poco più di 1.200), per chi ha visto la propria abitazione invasa da un fiume di acqua e fango, servono risposte immediate. Servono aiuti, fondi per rimettersi in piedi.La Regione, trascinata a causa di prove quantomeno convincenti sul banco degli imputati (ne è un esempio la vicenda della cassa di espansione sul fiume Senio, in località Cuffiano: dal 2009 è una priorità per la Regione guidata dalla sinistra per ridurre il rischio idrogeologico, hanno scavato realizzato un invaso frutto di attività estrattive durante una ventina di anni ma non è mai stata realizzata la connessione tra il «buco» e il fiume. Si è ancora, per quest’opera, alla fase di progettazione), sembra più impegnata a ripulirsi la propria immagine.Sporcata dall’incredibile sbarramento di tronchi e rami che ha formato una vera e propria diga su una spalla del ponte ferroviario sul fiume Lamone a Boncellino. Un’isola artificiale di circa 7.000 metri quadrati formata da alberi tagliati (per la maggior parte), alberi sradicati e rifiuti ha finito per fare da tappo al veloce scorrere delle acque del fiume che, alla fine, è finito per tracimare, causando allagamento di campi coltivati e case e per erodere centinaia di metri di argine.Come detto, quegli alberi non sono stati sradicati e portati a valle dalla pioggia: per la maggior parte, infatti, sono il risultato del disboscamento avvenuto tra l’estate del 2023 e la scorsa primavera lungo il corso del Lamone. Rami e tronchi tagliati, invece di essere portati via su camion per lasciare le sponde pulite, sono stati, invece, lasciati sul posto e sono finiti per essere portati a valle dalla furia delle acque in piena.I lavori sono stati appaltati dall’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio a delle ditte private: nessuno ha sorvegliato che i lavori venissero fatti a regola d’arte, per non essere poi d’impiccio in caso di una nuova calamità. Cosa che, purtroppo, si è verificata 16 mesi dopo la precedente alluvione. Già da giovedì, grazie all’impiego di tre mezzi meccanici, la diga di legni è stata smantellata.È bastata questa toppa al problema più a monte (in tutti i sensi) per far gridare di giubilo la Regione guidata dal governatore ad interim, Irene Priolo. «Le foto e i video che circolano in rete sono vecchie, delle fasi di prima emergenza, creano allarme e preoccupazione», si bullano gli amministratori dem, perché tecnici e operai «hanno operato fin da subito in somma urgenza per rimuovere detriti e legname accumulati nell’alveo del fiume, ora quasi completamente ripulito». Ovviamente sul fatto che quei tronchi potevano e dovevano non trovarsi lì, meglio non dire nulla. Sulle cause di quei tronchi buttati come pezzi di uno shangai addosso a un ponte, meglio sorvolare. La colpa è di chi diffonde i video del disastro, non di chi l’ha causato con la propria condotta quantomeno indolente. «La quantità di materiale accatastata nell’alveo del fiume Lamone è una conseguenza dell’evento meteorologico che si è verificato. La criticità è stata data dall’interferenza del ponte del Boncellino, accentuata dalle pile in alveo, che di fatto ha creato un ostacolo per il normale deflusso dei detriti», spiega tutto puntuto Marco Bacchini, direttore responsabile dell’ufficio territoriale di Ravenna dell’Agenzia regionale di Protezione civile». La colpa è del ponte, dunque, che si trova lì da decenni, non di chi ha eseguito male, o ha mal sorvegliato, i lavori a monte che hanno causato le ostruzioni.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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