2021-04-24
I fan della legge Zan non la conoscono ma aderire alla battaglia è conveniente
Natalia Aspesi e Philip Roth (Ansa-Getty Images)
C'è un motivo per cui i Vip difendono una norma che mira a cambiare i rapporti fra i sessi. Ieri, ad esempio, Natalia Aspesi ha scritto un bell'articolo su La Repubblica per denunciare un'assurdità: la censura della biografia dello scrittore americano Philip Roth, motivata dal fatto che l'autore è stato accusato di molestie sessuali.Il vicepresidente di Pro vita e famiglia, Jacopo Coghe: «I sostenitori del mondo Lgtb vogliono imporre un modello diverso di società, di famiglia, di essere umano. Etichettando come omofobo chi dissente e magari affermi che i figli hanno diritto a un padre e una madre».Lo speciale contiene due articoli.Da qualche tempo persino gli intellettuali progressisti hanno scoperto il valore della libertà di espressione. Ieri, ad esempio, Natalia Aspesi ha scritto un bell'articolo su La Repubblica per denunciare un'assurdità: la censura della biografia dello scrittore americano Philip Roth, motivata dal fatto che l'autore è stato accusato di molestie sessuali. Anche qualora il biografo fosse colpevole, che c'entra il libro? Mica si tratta di un saggio a favore dello stupro. Ci allieta, dunque, che anche sul versante progressista si vadano a snidare le contraddizioni del politicamente corretto. Il problema è che quando è in gioco la libertà di espressione di autori, giornalisti e attivisti «non di sinistra», i dem sono molto più distratti e del libero pensiero si disinteressano allegramente.Lo dimostra senza ombra di dubbio la campagna mediatica in corso sul disegno di legge Zan. Come noto Vip, vippetti e maestrini del pensiero si stanno spendendo per la causa, con la consueta profusione di retorica. Si dicono a favore del bavaglio arcobaleno perché «ciascuno ha il diritto di amare chi vuole» o perché «la violenza deve finire». Peccato che la gran parte dei celebri militanti ignori quasi totalmente il reale contenuto del ddl, il quale ha poco a che fare con la violenza e ancora meno con l'amore. Giovedì sera la trasmissione di Rete 4 Dritto e rovescio, condotta da Paolo Del Debbio, ha mandato in onda un incredibile servizio di Flaviana Scisci. La collega ha fatto una cosa molto semplice: ha chiamato alcuni dei fautori famosi del ddl Zan e ha domandato loro se ne conoscessero il testo. Risultato: il cantante Marco Carta ha mostrato di ignorarne parti rilevanti. Jo Squillo ha iniziato con una premessa: «Non ho letto tutto il ddl, sono un'artista». Rocco Siffredi ha ammesso: «Non conosco il testo nel dettaglio». E sorvoliamo sull'ex senatore Antonio Razzi… Antonella Elia, ospite nello studio di Del Debbio, ha ripetuto il concetto di fondo: siamo Vip, facciamo da cassa di risonanza, non sta a noi conoscere i particolari (cioè il contenuto).Ora, siamo certi che tra i tifosi del ddl ve ne siano anche di bene informati. Tuttavia abbiamo un forte sospetto: tanti Vip aderiscono a battaglie di questo genere perché è conveniente. Il mainstream impone di appoggiare le istanze Lgbt, chi non lo fa è trattato come un paria, e loro si adeguano. Ottengono un po' di pubblicità, qualche foto sui giornali, una comparsata in tv, parlano di amore e rispetto, e il gioco è fatto.Altri testimonial, poi, hanno interessi ancora più concreti. Prendiamo, ad esempio, il caso di Malika, divenuta celebre perché «cacciata di casa in quanto lesbica». Come tutta Italia ha potuto appurare, le parole che le ha rivolto la madre, e che lei prontamente ha diffuso, non sono certo gentili. Tuttavia è meno noto un altro particolare: la ragazza dispone già di un addetto stampa, il quale - legittimamente, sia chiaro - ne gestisce interviste e apparizioni mediatiche. Proprio come avviene per i professionisti dello spettacolo.Così va il mondo, non ci scandalizziamo. Il fatto, però, è che il ddl Zan non è un'innocua leggina tutta zucchero: è un provvedimento che mira a cambiare alla radice la concezione dell'identità sessuale e i rapporti fra i sessi. Ci sono in ballo questioni fondamentali come il cambiamento di sesso (anche nei minorenni) e l'utero in affitto. È giusto che su questi temi si decida sotto l'influenza della pressione mediatica esercitata da personaggi che - diciamolo come va detto - hanno un tornaconto personale nel difendere le posizioni Lgbt? Non vogliamo pensare male, siamo certi che uno come Fedez - portabandiera tra i più determinati - condivida con tutta l'anima i valori delle associazioni gay. Certo che se il paladino della libertà e della fluidità sessuale poi mette in commercio la sua personale linea di smalti da unghie per uomo, beh, ci viene da credere che, dietro gli ideali, un pizzichino di interesse ci sia.Qui si tratta di imporre una censura, sdoganare nei fatti la maternità surrogata, distruggere decenni di battaglie femminili, introdurre la propaganda nelle scuole. Non si può lasciare tutto questo nelle mani di qualche morto di fama.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/legge-zan-non-conoscono-conveniente-2652761611.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="discriminano-chi-non-la-pensa-come-loro" data-post-id="2652761611" data-published-at="1619221511" data-use-pagination="False"> «Discriminano chi non la pensa come loro» Jacopo Coghe (Ansa) Vicepresidente di Pro vita e famiglia, il giovane Jacopo Coghe ha cominciato la sua militanza nel luglio 2013, organizzando un flash mob davanti a Montecitorio contro il ddl Scalfarotto. Otto anni dopo è ancora impegnatissimo nel denunciare il carattere ideologico e liberticida di un disegno di legge del tutto simile, ma ancora più radicale, quello promosso dall'onorevole Alessandro Zan. Il ddl Zan sta evidenziando la precarietà degli equilibri interni nella maggioranza di governo. Il presidente leghista Andrea Ostellari, come noto, ha rimandato la questione alla conferenza dei capigruppo e oggi nessun accordo è stato raggiunto. A chiedere la calendarizzazione del provvedimento è la sinistra. Al momento tutto è in standby. La sinistra non cede, Lega, Fi e Fdi nemmeno. Ostellari viene accusato di non essere un presidente super partes. Come andrà a finire? Per voi, questo stallo è una vittoria o un pareggio? «Come andrà a finire è presto per dirlo ma, innanzitutto come Pro vita e famiglia, sul ddl Zan abbiamo apprezzato l'azione dei vari partiti del centro-destra, non solo in Italia, ma anche in Europa. Se i temi relativi ai valori non negoziabili, come il primato della vita, la famiglia naturale, la lotta contro il gender sono tornati centrali, è anche per merito della nostra forte azione di denuncia e sensibilizzazione dell'opinione pubblica, che da anni stiamo facendo sul territorio e presso la società civile. Per quanto riguarda la battaglia parlamentare, il presidente Ostellari finora ha fatto bene, nel merito e nel metodo. È una legge sbagliata, tra l'altro fuori contesto storico». Cioè? «Il governo Draghi, con la sua maggioranza trasversale, è nato nel nome della ricostruzione nazionale. È un governo emergenziale con il compito di gestire la campagna vaccinale, la ripartenza economica e i progetti del Recovery. Nel suo programma non ci sono né il ddl Zan, né lo ius soli, né il voto ai sedicenni. Sono temi e battaglie di civiltà troppo importanti per ridurli a una sterile polemica mediatica, solo per ragioni interne, di bottega. Le dichiarazioni contro l'operato del presidente Ostellari, infatti, sono pretestuose e strumentali». Lei ha parlato di battaglia di civiltà che deve essere sottratta al gioco strumentale dei partiti, cosa intende esattamente? «Il ddl Zan come il no gender nelle scuole, il no all'utero in affitto, ai matrimoni arcobaleno, la difesa della famiglia naturale, sono battaglie di tutti, battaglie civili, di buon senso. Si tratta di scegliere da che parte stare: o con la concezione antropologica e naturale della società, o con la concezione laicista, individualista. Non sono battaglie religiose; anzi le dirò, i veri religiosi sono i sostenitori del pensiero unico, quelli che vogliono imporre, col pretesto della non discriminazione, un modello diverso di società, di famiglia, di essere umano, discriminando chi non la pensa come loro, etichettandolo come retrogrado, integralista, omofobo. Noi, al contrario della narrazione dominante del mainstream, siamo per la vera libertà contro quella che è sempre più, una religione rovesciata: la società delle pulsioni dell'io, dove ogni desiderio deve obbligatoriamente diventare un diritto». Entriamo nello specifico, lei ha detto che il ddl Zan è sbagliato nella forma e nella sostanza. «Innanzitutto, rientra in una vecchia e consolidata strategia falsamente inclusiva della sinistra. Il metodo è evidente e subdolo: si parte da una premessa accettabile, condivisibile, come la non discriminazione, si fa leva sull'emozione, magari suscitata da fatti di cronaca che hanno colpito l'immaginario collettivo, ad esempio, la violenza sugli omosessuali e ogni altro tipo di diversità sessuale, fenomeno tra l'altro, numericamente sovrastimato, per chiedere un'ulteriore protezione giuridica, per la quale, va detto e non mi stancherò mai di ripetere, bastano già le leggi esistenti. La violenza contro le persone è violenza punto. Non c'entrano le differenze di genere. Valgono anche per gli eterosessuali, per i cristiani perseguitati. Il ddl Zan creerà di fatto una categoria più protetta di altre, quindi una discriminazione al contrario, per chi non è omosessuale, bisessuale, transessuale. L'articolo 2 del ddl Zan parla poi, di “istigazione a atti discriminatori", configurando di fatto il reato di omofobia: sarà il giudice a stabilirlo. Domanda: io potrò ancora dire che non ci sono le famiglie, ma c'è una sola famiglia, e che i figli hanno diritto a un padre e una madre, senza diventare omofobo?». E poi? «Vogliamo parlare dell'articolo 7 del ddl Zan? Prevede eventi per celebrare nelle scuole ogni anno la giornata dell'omosessualità, transessualità, bisessualità? Una forzatura psicologica vergognosa su bambini e bambine fin dalla scuola materna. Non solo si tradurrà nel lavaggio del cervello, di puro indottrinamento per i piccoli, ma limiterà definitivamente la libertà educativa dei genitori, specialmente su questi argomenti, così delicati». La ministra Elena Bonetti ha rassicurato sostenendo che non sarà una festa nazionale… «Sì ho letto, ma per me, tra celebrazione nelle scuole, ogni 17 maggio, e festa nazionale, non c'è nessuna differenza. Il pericolo per la libertà educativa dei genitori è lo stesso». Cosa prevede, sul ddl Zan si potrebbe arrivare anche in futuro a una spaccatura irreversibile nella maggioranza? Anche Iv si è sfilata… «Molto interessante la posizione di Italia viva: ha dichiarato in aula di essere d'accordo con le obiezioni delle femministe. E senza Italia viva non c'è maggioranza per l'approvazione del testo. A proposito delle femministe, anche il loro fronte non condivide la rigidità della filosofia politica Lbgt. E in proposito, ho condiviso il pensiero della scrittrice e regista femminista Cristina Comencini: “La definizione di genere contenuta nel ddl Zan crea una forma di indeterminatezza che non è ammessa dal diritto. L'identità di genere è diventata l'espressione programma politico di chi vuole cancellare la differenza sessuale". Ecco, il punto è proprio questo, a proposito della battaglia di civiltà: il tema non è più soltanto la tutela della diversità, ma la liquidità, la persona che sceglie di essere come si sente di essere, la fine di ogni identità, un'omologazione totale. Anche le femministe, sostenitrici della dignità della donna, se ne sono accorte. Infatti molte di loro si stanno schierando anche contro l'utero in affitto». Massimiliano Romeo, il capogruppo leghista ha proposto, di azzerare la polemica sul cosiddetto ddl Zan e presentare un nuovo disegno di legge sui diritti civili, che aumenti le pene per chi discrimina non solo per via dell'orientamento sessuale, e senza i riferimenti alla fluidità di genere, ai reati di opinione e alle scuole. Ho detto: facciamo un nuovo ddl firmato da tutti e in tre settimane diventa legge… «Vedremo se la proposta sarà accettata, non credo».
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)