2025-05-01
Legambiente sdogana le pale della discordia Pd
Pale eoliche in Toscana (Getty Images)
L’associazione ammette che il parco eolico toscano «muta il paesaggio» ma fa spallucce: «Serve contro il cambiamento climatico». Rinviata di 15 giorni l’approvazione del progetto dopo l’irritazione emiliana. E De Pascale lavora a un asse con Acquaroli delle Marche.Era prevista per ieri mattina, alle ore 11, la Conferenza dei servizi della Regione Toscana che avrebbe dovuto approvare il progetto del parco eolico «Badia del vento». La riunione, tuttavia, è stata rinviata ancora, questa volta al 14 maggio, ufficialmente per accogliere la richiesta di proroga avanzata dall’Ente Parco Sasso Simone e Simoncello per esaminare la documentazione. È lecito sospettare, però, che c’entri anche la polemica sollevata dal presidente dell’Emilia-Romagna, Michele De Pascale, e la missiva da questi recapitata all’omologo toscano Eugenio Giani, in una lite tutta interna alle due Regioni rosse. Il piano, che prevede l’installazione di sette aerogeneratori alti 180 metri nel territorio di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo, lungo il crinale di confine tra la Toscana e l’Emilia Romagna, rappresenta solo il primo di una serie di parchi eolici previsti nella zona, per un totale di ben 66 pale alte quanto grattacieli.Come scriveva ieri Francesco Borgonovo su queste pagine, con il fondoschiena degli altri sono un po’ tutti ecologisti. Con il proprio, invece, la musica cambia: i parchi eolici promossi dalla Toscana sono infatti stati collocati in aree di confine, con i danni paesaggistici che vengono scaricati su Emilia-Romagna e Marche (quest’ultima governata da Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia). Tra cui, inaspettatamente, si sta creando un asse per opporsi alle decisioni di Giani. Dopo la dura lettera di De Pascale, a rincarare la dose ci ha pensato il deputato Andrea Gnassi (Pd): «La Toscana ha detto “no” ai maxi impianti eolici in Maremma e nelle aree del Montalcino. Ma è pronta a dire “sì” a quelli al confine con Romagna e Marche», attacca l’ex sindaco di Rimini. «Sarebbe uno sfregio istituzionale se la Regione Toscana decidesse su impianti che andranno fortemente a impattare sui territori confinanti». «Non si può credere che la Toscana adotti il principio del “non nel mio giardino”, continua, e che si approvino progetti «senza tener conto dei pareri negativi delle Regioni Emilia Romagna e Marche, del Cnr, delle Province di Rimini e Pesaro-Urbino, di tanti sindaci, delle Soprintendenze. Siamo di fronte a un conflitto istituzionale». Il deputato piddino, poi, ha fatto capire che la questione, se non interrotta, si risolverà per vie legali: «Sarebbe surreale», afferma, «per Emilia-Romagna e Toscana, amministrate da presidenti dello stesso partito, arrivare a un confronto non nelle sedi istituzionali o politiche, ma giudiziarie».«La mia sensazione è che la Toscana sia costretta ad allestire da qualche parte gli impianti eolici e che l’Appennino sia stato scelto come vittima sacrificale», dichiarava due settimane fa Romina Pierantoni, sindaco di Borgo Pace. «Ma posso garantire che non staremo né zitti né fermi». Il Comune marchigiano, anch’esso fortemente danneggiato dal parco eolico, e la Regione Marche (che per il momento ha evitato dichiarazioni pubbliche, forse per non mettersi in mezzo al litigio tra compagni) si sono opposti al progetto, che annovera tra i contrari anche personaggi illustri come Alessandro Barbero, il quale ha dato il suo sostegno alla coalizione Tess (Transizione energetica senza speculazioni). Intervenendo ieri su Radio Cusano Campus, De Pascale ha sottolineato la situazione paradossale di una «istanza che il privato fa alla Toscana», mentre «la valutazione paesaggistica la deve fare l’Emilia-Romagna». L’ex sindaco di Ravenna ha usato la vicenda per tirare una stoccata all’autonomia differenziata, ma in realtà essa mostra che già oggi insorgono conflitti tra Regioni, come questo, che richiedono soluzioni a un livello superiore. A raggiungere la vetta più alta dell’assurdo, in questa storia, è però Legambiente. «In uno scenario drammatico sia per quanto riguarda gli approvvigionamenti energetici nazionali, sia per gli impatti della crisi climatica sui nostri territori», scrive l’associazione in un comunicato, «la richiesta della Regione Emilia-Romagna alla Regione Toscana di sospendere l’iter di approvazione del provvedimento autorizzatorio per l’impianto eolico di Badia Tedalda (“Badia del Vento”) suona a dir poco stonata». Esse «sono infatti tra le regioni più colpite dagli effetti del cambiamento climatico negli ultimi anni», continua Legambiente elencando le recenti alluvioni, «effetto del riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas a effetto serra da parte delle attività umane».Poi il capolavoro: «Siamo consapevoli del fatto che gli impianti eolici portino a un mutamento del paesaggio cui siamo abituati, ma evitiamo di nascondere la testa sotto la sabbia: il cambiamento climatico ha già devastato l’Appennino tosco-romagnolo e c’è il rischio elevato che questi fenomeni si ripetano, a causa di un modello economico fondato sulle fonti fossili, che continua purtroppo a trovare alleati nei decisori politici che ostacolano le rinnovabili e scommettono su metanodotti e rigassificatori». Tradotto: l’Italia, che produce meno dell’1% delle emissioni globali, deve deturpare il suo paesaggio, cioè inquinare il suo patrimonio naturale con pale eoliche alte come grattacieli, per non annegare tra fenomeni meteorologici generati da emissioni su cui non ha controllo. Non dev’essere facile, per le persone ragionevoli, essere di sinistra.