Alle elezioni politiche del 25 settembre (dalle 7 alle 23) il disgiunto non è permesso. In gioco ci sono gli scranni di 400 deputati e di 200 senatori, per un terzo scelti con il maggioritario e per due terzi con il proporzionale.
Alle elezioni politiche del 25 settembre (dalle 7 alle 23) il disgiunto non è permesso. In gioco ci sono gli scranni di 400 deputati e di 200 senatori, per un terzo scelti con il maggioritario e per due terzi con il proporzionale.Il 25 settembre si vota per le elezioni politiche. Urne aperte dalle 7 alle 23, gli italiani saranno chiamati a scegliere 400 deputati alla Camera e 200 senatori (ricevendo due schede: una rosa per la Camera e una gialla per il Senato). Si tratta di un numero inferiore di un terzo rispetto alle precedenti legislature per effetto della nuova riforma sul taglio dei parlamentari. I dati su affluenza e scrutini saranno diffusi in tempo reale sulla piattaforma Eligendo. Il ministero dell’Interno ha diffuso anche una sezione Faq con le principali informazioni sulle elezioni politiche del 2022. Oltre ai residenti in Italia, avranno diritto al voto in occasione delle elezioni politiche del 2022 anche oltre 4.800.000 italiani residenti all’estero: l’elenco definitivo sarà disponibile dieci giorni prima della data prevista per il ritorno alle urne. Per la prima volta tutti i maggiorenni potranno votare sia per la Camera che per il Senato. Non sarà più necessario avere 25 anni per ricevere la scheda relativa agli aspiranti senatori. Potranno votare, quindi, tutti i cittadini italiani di età superiore ai 18 anni. Il famigerato Rosatellum non è stato modificato, quindi voteremo ancora con questa legge elettorale, un mix di proporzionale e maggioritario: attraverso il proporzionale si eleggono i 2/3 dei parlamentari, con il maggioritario il restante 33%. Uno degli effetti è che molti collegi uninominali, ridotti di numero, sono cresciuti enormemente in dimensioni.Sulle schede troveremo i nomi dei candidati in quel collegio uninominale collegati alle rispettive liste o coalizioni. Per quel che riguarda i nomi dei candidati all’uninominale, quello che riceve più voti in quel determinato collegio risulta automaticamente eletto. Accanto a ogni simbolo di partito, ci saranno poi quattro nomi con alternanza di genere, il cosiddetto listino proporzionale. Tracciando un segno solo sul nome del candidato per l’uninominale, daremo il voto a lui per quel che riguarda la parte maggioritaria, e alla lista collegata per il proporzionale; se il candidato è collegato a una coalizione, il voto verrà ripartito tra le diverse liste della coalizione stessa, in proporzione ai voti ottenuti nel collegio. Tracciando un segno invece sul simbolo di un partito, il nostro voto andrà a quel partito per quel che riguarda la parte proporzionale e al candidato collegato per quel che riguarda l’uninominale. Si possono tracciare anche due segni: uno sul nome del candidato all’uninominale e uno sul simbolo del partito scelto. La scheda è valida anche se si traccia un segno sul listino da quattro nomi e sul simbolo accanto: in questo caso, il nostro voto andrà automaticamente anche al candidato nel maggioritario. Ciò che non si può assolutamente fare è tracciare un segno sul nome di un candidato all’uninominale e un altro sul simbolo di un partito collegato a un altro candidato: la scheda in questo caso verrà annullata. Non esiste l’opzione del voto disgiunto.Il meccanismo del maggioritario, come abbiamo spiegato, è semplicissimo: il candidato che prende un voto più degli altri in quel collegio diventa parlamentare. Per la parte proporzionale, il meccanismo della distribuzione dei seggi è un po’ più complicato, poiché la legge consente a una persona di candidarsi in un solo collegio uninominale e/o in collegi plurinominali (fino a cinque). Come si fa a stabilire in quale collegio scatta l’elezione? Iniziamo subito col dire che chi risulta eletto nel maggioritario, ed è candidato anche in uno o più listini proporzionali, «sparisce» da questi ultimi. Ad esempio: se Marco Rossi è candidato nel collegio uninominale di Roma, e anche in diversi collegi plurinominali in altre parti d’Italia, la sua casella viene riempita, nei listini, dal nome immediatamente successivo. Se ad esempio Rossi oltre a essere candidato all’uninominale di Roma è anche capolista nel listino proporzionale, e risulta eletto anche lì, al suo posto, nella parte proporzionale, scatterà il numero due del listino. Se in quel collegio proporzionale il partito di Rossi ha eletto due candidati del listino, scatteranno il numero due e il numero tre. Se Rossi invece non era capolista, ma era al numero due del listino proporzionale, essendo eletto nel maggioritario andranno in Parlamento il numero uno e il numero tre, con quest’ultimo che prenderà il posto di Rossi. Ma cosa succede se un candidato risulta eletto in più listini proporzionali? Esempio: il nostro Rossi è candidato capolista di un certo partito in tre collegi proporzionali, e quello stesso partito raggiunge il quorum necessario per farlo eleggere in tutti e tre i collegi. In quale di questi collegi Rossi risulterà eletto? La risposta è: nel collegio dove il partito ha preso meno voti. Rossi sarà eletto lì, e così «sparirà» dagli altri due listini proporzionali nei quali era capolista, lasciando spazio per l’elezione a chi si trova al numero due e così via a scorrimento dei listini stessi. Sembra illogico far eleggere un candidato nel proporzionale nel collegio dove il suo partito ha preso meno voti, ma in realtà si tratta di un’idea intelligente, perché così facendo si motivano gli altri della lista a fare campagna elettorale. Il meccanismo infatti è questo: se in un collegio i candidati nel listino proporzionale di un partito sono tutti motivati, conducono una campagna elettorale senza risparmiarsi, e riescono a far prendere, alla loro lista, ad esempio il 10%, mentre in un altro collegio i candidati si rilassano e il partito prende solo il 5%, proprio qui scatterà il capolista pluricandidato, occupando il posto disponibile. L’eletto, quindi, come abbiamo visto in precedenza, «sparirà» dai listini nei collegi dove il partito è andato meglio, collegi nei quali troveranno quindi spazio in Parlamento i candidati che sono inseriti dopo di lui, che verranno premiati per il loro impegno. Dunque, abbiamo visto come il sistema di distribuzione dei seggi è abbastanza complicato, ma è semplicissimo invece il voto per i cittadini: al di là di tutte le opzioni che abbiamo preso in considerazione, infatti, il modo più semplice per esprimere la propria preferenza politica è quello di barrare con un segno il simbolo del partito scelto. In questo modo, saremo sicuri di votare per il partito e per i suoi candidati nel listino proporzionale e anche per il candidato della lista o della coalizione per quel che riguarda il collegio uninominale. Questo sia per quel che riguarda la Camera che per il Senato.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






