Mesi di dibattiti sugli 0 virgola, poi Bankitalia (da un anno con l'altro) fa «lievitare »l'andamento sul Pil di 5 punti. Il motivo? L'Eurostat ha cambiato i criteri per «pesare» gli interessi dei Buoni postali. Così Bruxelles ci strangola.Non sono mancate le sorprese ieri durante l'audizione del vice direttore generale Luigi Federico Signorini della Banca d'Italia presso la commissione Bilancio di Senato e Camera in seduta congiunta. È infatti arrivata l'autorevolezza della Banca centrale a dirci che il livello del debito pubblico, su cui si esercita costantemente il miglior terrorismo mediatico di casa nostra, conta poco o nulla. Infatti, per illustrare i dettagli della manovra di bilancio per il 2020, Signorini ha presentato un documento che, nelle pagine finali, mostrava un grafico con l'andamento del rapporto debito/Pil nel 2018 al 135% circa. A quel punto al deputato leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, non è sembrato vero poter chiedere come mai quel livello è balzato al 135%, quando tutti i documenti ufficiali, tra cui la Nadef a fine settembre, e perfino lo stesso grafico nella relazione dello stesso Signorini il 9 novembre 2018, riportavano il 132% circa (vedi tabella in pagina)? Cosa è accaduto nottetempo che ha fatto aumentare di 3-4 punti il debito/Pil relativo allo stesso periodo? Nella sua domanda, Borghi ha sottolineato l'enormità della faccenda, se solo si pensa che quest'anno la Commissione Ue riteneva appropriato raccomandare al Consiglio europeo l'apertura della procedura per debito eccessivo di fronte a uno scostamento di pochi decimali. Conoscendo anche la risposta (una riclassificazione contabile), il deputato leghista non ha perso l'occasione di sottolineare l'assurdità di tanti ragionamenti sul livello di debito pubblico, a partire dal metaforico fardello sulle spalle delle future generazioni, e la opportunità di parlare invece solo di «stabilizzazione» del suo livello, cosa ben diversa.Ma perché siamo finiti dal 132 al 135%, addirittura cambiando retroattivamente le cifre fino al 1998 (come si vede nella relazione allegata da Bankitalia e disponibile sul sito istituzionale) in una notte e i mercati non hanno fatto una piega? Perché a fine 2018 c'erano in circolazione circa 13 miliardi di Buoni postali fruttiferi i cui interessi (58 miliardi circa maturati al 2018) saranno pagabili in unica soluzione al momento del rimborso degli stessi, che avverrà progressivamente fino al 2031. Ad agosto di quest'anno, Eurostat ha cambiato le regole contabili e ha preteso che anche quei 58 miliardi fossero contabilizzati nel debito. Da notare che tale nuovo criterio contabile è decisivo ai fini del calcolo del valore facciale del debito, rilevante per la procedura per deficit eccessivo. Quindi, nonostante se ne tenesse conto sia nei conti finanziari di Banca d'Italia sia nella contabilità nazionale (indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni), mancava il tassello più importante, quello del calcolo del rapporto ai fini della procedura per debito eccessivo.Ma nessuno ha fatto una piega perché, ai fini della dinamica del debito/Pil, pur partendo da un livello più elevato, la discesa dal 2015 al 2017 e, ancor più, quella fino al 2024 dovrebbe essere più rapida, proprio a causa del rimborso di tali titoli e dei relativi interessi. Insomma, l'ennesima conferma che conta la dinamica e non il livello del debito/Pil.La risposta di Signorini è stata altrettanto netta. Ribadendo che la riclassificazione contabile ha effetti decrescenti nel tempo, ha dichiarato apertamente che non rileva il livello quanto la sostenibilità nel tempo del debito pubblico, poiché gli investitori hanno bisogno di chiarezza di prospettive e su queste basano le proprie decisioni. Queste considerazioni trovano un importante sostegno teorico in un articolo pubblicato nello scorso ottobre sul sito voxeu.org dal prestigioso economista Paul De Grauwe, in cui si chiede se non sia giunto il momento di un ripensamento delle politiche fiscali nell'eurozona.L'assunto di partenza di De Grauwe è che, per stabilizzare il debito/Pil, è sufficiente avere un tasso nominale di crescita del Pil superiore al tasso di interesse sul debito, senza necessità di conseguire un avanzo primario di bilancio. Ha quindi analizzato la situazione dei Paesi dell'eurozona ed ha concluso che quasi tutti i Paesi, esclusa la Grecia, hanno spazio per ridurre l'avanzo primario di bilancio.In questa speciale classifica dei Paesi che hanno più spazio fiscale, l'Italia figura tra quelli che hanno meno spazio di manovra perché la differenza tra crescita del Pil e tasso di interesse sul debito è davvero esigua, seppur positiva. Tuttavia, questo per il nostro Paese significa poter avere un saldo primario pari a zero, e quindi evitare di sottrarre all'economia la bellezza del 1,2% del Pil, come evita di fare la Francia che si permette un abbondante disavanzo primario del 1,5% senza destabilizzare il rapporto debito/Pil.Dal 1995 l'Italia ha conseguito avanzi primari cumulati per ben 724 miliardi di euro. È un miracolo se siamo ancora vivi. L'amara realtà di questi anni è invece quella di essere costretti a conseguire un obiettivo di deficit strutturale tendente a zero sulla base di regole che la gran parte degli economisti ritengono controproducenti, con l'aggiunta della beffa di subire il quotidiano bombardamento mediatico sul livello del debito con tanto di ridicoli contatori in giro per il Paese.
Monica Marangoni (Ansa)
La giornalista Monica Marangoni affronta il tema della nudità in un saggio che tocca anche il caso delle piattaforme sessiste. «È il tempo del relativismo estetico che asseconda solo l’io e le sue voglie, persino con immagini artefatte».
Giornalista e conduttrice televisiva, laureata in Filosofia all’università Cattolica del Sacro cuore a Milano, Monica Marangoni ha condotto diversi programmi non solo in Rai. Nudo tra sacro e profano - Dall’età dell’innocenza all’epoca di Onlyfans (Cantagalli), con postfazione dello stesso editore David Cantagalli, è il suo primo saggio. Una riflessione particolarmente attuale dopo la scoperta, e la chiusura, di alcuni siti che, con l’Intelligenza artificiale, abbinano corpi nudi femminili a volti noti del mondo dell’informazione, dello sport e della politica.
Effetto Trump: dazi, tagli alla ricerca e revisione dei protocolli sanitari stanno frenando il comparto (-4%). A pesare, pure la scadenza dei brevetti. Cresce la fiducia, invece, nei processi tecnologici contro le malattie.
Il settore farmaceutico globale attraversa una fase di incertezza che si riflette sui listini. Da inizio anno il comparto mondiale segna un -4%, zavorrato anche dall’effetto cambio, mentre in Europa l’andamento complessivo resta vicino alla parità ma con forti turbolenze. Il paradosso è evidente: a fronte di una domanda sanitaria in crescita e di progressi clinici straordinari, gli investitori hanno preferito spostarsi su altri temi.
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Luca Marinelli (Ansa)
L’antica arte partenopea del piagnisteo strategico ha in Italia interpreti di alto livello: frignano, inteneriscono e incassano.
Venghino, siori, venghino, qui si narrano le gesta di una sempiterna compagnia di ventura.
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Che fa del vittimismo una posa.
Per una buona causa: la loro.





