2019-11-19
Le nuove coop ora rinnegano il Pd. «Noi neutrali in Emilia Romagna»
Levorato, a capo del colosso Rekeep che ha rotto con la galassia Unipol, scarica il governatore Stefano Bonaccini. «Se vuole la rielezione, se la guadagni». E apre alla Lega: «Non mi spaventa, altrove amministra bene».In Emilia Romagna la sinistra potrà anche provare a consolarsi con le piazze affollate dalle sardine che rispondono alla chiamata dei fedeli di Romano Prodi. Ma in quella che per tradizione è sempre stata la più rossa tra le Regioni italiane, a quasi due mesi dal voto di domenica 26 gennaio, il centrodestra può finalmente intravvedere il trionfo. Perché? Perché in Emilia anche il mondo delle cooperative sembra avere voltato pagina e lasciato cadere una volta per tutte la mitica «cinghia di trasmissione», il legame funzionale con il partito teorizzato fin dai tempi di Palmiro Togliatti. Non ci credete? Andate a leggere che cosa dichiara al Resto del Carlino uno dei più grandi personaggi del settore: Claudio Levorato, 70 anni e dal 1984 presidente della bolognese Manutencoop, una cooperativa che offre servizi integrati nei settori degli immobili e della sanità, cioè un colosso con oltre 17.000 dipendenti e quasi un miliardo di ricavi (e un utile netto di 17 milioni). Alla domanda, quasi retorica, se le cooperative emiliane «remeranno» per Stefano Bonaccini, il presidente del Pd che cerca la rielezione come candidato di tutta la sinistra, Levorato risponde a sorpresa: «Se vuole la riconferma, Bonaccini se la dovrà guadagnare. Non credo che le coop, rosse o bianche, faranno campagna».Un vero colpo di scena. E una bruttissima notizia per il centrosinistra, che oggi ha un disperato bisogno dell'appoggio del tessuto produttivo della Regione se vuole sperare di contrastare la «pancia» dei suoi troppi ex elettori che si stanno spostando verso la candidata di centrodestra, la quarantenne senatrice leghista Lucia Borgonzoni.È vero che nel 2018 la Manutencoop ha rotto con la Lega delle cooperative, l'antica associazione delle coop rosse che Levorato aveva definito «un'organizzazione politica, fatta di gruppi dirigenti che sempre più spesso perseguono i propri interessi e non quelli del movimento»; ed è vero che poi Manutencoop ha cambiato nome in Rekeep. È vero anche che Levorato era entrato in rotta di collisione con il vertice delle coop rosse già una dozzina d'anni fa, ai tempi della svolta finanziaria e delle scalate volute da Giovanni Consorte, e da allora veniva considerato un eretico dai vertici cooperativistici, da sempre legati a doppio filo con gli eredi del Pci. Ma Levorato resta uomo profondamente di sinistra, e il suo carisma nel mondo della cooperazione emiliana è intatto. Anzi, per l'onestà intellettuale delle sue posizioni quel carisma è cresciuto negli ultimi anni. Per questo oggi le sue parole sono sorprendenti ed esplosive. Ma suonano molto vere e concrete, anche perché confermate da altre dichiarazioni. La prima è contenuta nell'intervista che ieri La Verità ha fatto alla Borgonzoni: «Le coop si stanno avvicinando a noi», ha dichiarato la candidata del centrodestra. «Ho incontrato tanti rappresentanti del mondo cooperativo […] e c'è un ottimo dialogo. Prima non si sedevano neanche al tavolo». La seconda dichiarazione risale al 14 novembre, ed è una frase che Matteo Salvini aveva appena abbozzato parlando con Il Resto del Carlino: «In realtà», aveva detto il leader leghista prima di salire sul palco del Palasport di Bologna, «in Emilia anche una parte del mondo cooperativo sta già dialogando con noi, a partire da tasse e manovra».Oggi, sempre al Resto del Carlino, Levorato conferma di avere scelto la neutralità elettorale: «Faccio l'imprenditore», dice, «e gli imprenditori fanno i conti con la realtà e con chi governa al momento». E pur dicendosi convinto di valori ideali diversi da quelli di Salvini («Il suo insistere sul «prima gli italiani» e sulla lotta agli immigrati non mi piace») sostiene di non avere alcuna paura di un cambio della guardia in Emilia. «Noi dirigenti di cooperative», dice Levorato, «da un po' di tempo siamo imprenditori a tutti gli effetti […]. D'altra parte, la Lega governa già in Regioni importanti, e a ben guardare neppure male». È molto esplicito, il presidente cooperativista: la sinistra, dice, non dà più garanzie a nessuno, nemmeno nel suo mondo economico di riferimento. Ricorda come elemento disastroso anche il fallimento di molte cooperative rosse emiliane, da Ferrara a Imola, e la mancata restituzione dei prestiti sociali. Levorato spiega poi che «i dirigenti di tante coop sono pronti a saltare sul carro del vincitore: siccome non sanno chi è il vincitore, in sostanza stanno a guardare». E aggiunge: «Ricorda quel che avvenne lo scorso anno, quando i capi di Confcooperative e di Lega Coop fecero a gara per mostrarsi in tutta la loro bellezza a Luigi Di Maio, che allora era “il nuovo che avanza"? Ecco, penso la stessa cosa possa accadere anche con la Lega e con Salvini in Emilia Romagna».Levorato non mostra alcun pregiudizio nemmeno nei confronti della Borgonzoni: «Se arriverà in Regione», dice, «parleremo con il nuovo presidente. Per adesso non la vedo particolarmente strutturata, ma sono certo che nel caso vincesse si circonderà di professionalità adeguate. Nelle altre Regioni è accaduto così». Parole decisamente più affettuose di quelle pronunciate dal padre stesso della candidata, l'architetto bolognese Giambattista Borgonzoni, il quale dal 2016 ha sempre annunciato di votare per gli avversari della figlia. Tanto che il 14 novembre scorso ha deciso d'inscatolarsi tra le sardine di piazza Maggiore. Ma anche contro quella manifestazione Levorato ha qualcosa da dire: «Non penso che questo tipo di reazioni aiuti la sinistra. Anzi, rischia di scendere nel terreno preferito da Salvini, quello dello scontro ideologico». Amen.
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