2024-06-03
Le manovre di Mattarella
Massimo D'Alema e Sergio Mattarella (Ansa)
Pure ieri l’inquilino del Colle ha fatto il controcanto alla maggioranza sull’Europa. Sabato al Quirinale ha promesso a Massimo D’Alema un lungo colloquio riservato: «Con te sempre volentieri». Che cosa avrà da dirgli l’ex comunista indagato per corruzione internazionale aggravata? C’entrano gli affari che Baffino ha intrapreso in Albania con l’amico Edi Rama?Massimo D’Alema è davvero un uomo dalle mille vite e quando pensi che sia spacciato, destinato a coltivare la vite nella sua tenuta umbra, rieccolo. Non si contano le sue sconfitte, l’ultima delle quali risale al 2017 quando, al culmine di uno scontro con l’allora segretario del Pd Matteo Renzi, lasciò il Partito democratico per fondare Articolo uno, candidandosi poi nella lista di Liberi e uguali in Puglia. Arrivò quarto, dietro - udite, udite - a Barbara Lezzi, del Movimento 5 stelle, e a Teresa Bellanova, del centrosinistra, restando fuori dal Parlamento. Sembrava la fine della sua carriera politica: senza seggio e senza neppure un pulpito da cui arringare la folla dall’alto del suo complesso di superiorità. E invece, appena due anni dopo la batosta, rieccolo in veste di ispiratore di Giuseppe Conte, il quale, liberatosi dalle catene di Matteo Salvini e soprattutto di Luigi Di Maio, decise di volare da solo con un suggeritore d’eccezione: Baffino.Dietro molte scelte del governo giallorosso infatti, c’era il vecchio Spezzaferro (soprannome che gli venne accollato in gioventù, quando era abituato a spezzare con le mani i tappi dell’acqua minerale). Fu lui, a quanto pare, a favorire certe nomine, come quella di Domenico Arcuri, commissario ai banchi a rotelle e dei centri vaccinali a forma di margherita. Sempre lui a dettare la linea delle alleanze. Del resto, fu lo stesso lìder Maximo a dire che riteneva Conte una persona garbatissima, con cui dialogare piacevolmente. Insomma, mentre noi - e non solo noi, ma anche i suoi ex compagni del Pd come Matteo Renzi - pensavamo che l’ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri fosse uscito dalla porta, D’Alema era già rientrato dalla finestra. Altro che ritirarsi in cantina, per affinare pregiate bottiglie di Pinot nero e Cabernet Franc nella tenuta de Le Madeleine: l’ex segretario del Pds, nonostante le sconfitte (fallì con la Bicamerale, rifacendosi l’anno dopo con la poltrona di Palazzo Chigi, che perse insieme alle elezioni regionali) è sempre in pista. Ha tramato con Conte, dopo la caduta di Draghi, per rimetterlo in sella alla guida del governo. Ma mentre sussurra al leader del Movimento 5 stelle, D’Alema fa anche molto altro, ovvero il brasseur d’affaires, ovviamente sempre trafficando con la politica. Vi ricordate la storia delle armi alla Colombia? Grazie alle entrature da ex ministro ed ex premier, Spezzaferro si propose come mediatore per una fornitura di corvette e aerei, trattando con militari e paramilitari. Un colpo miliardario che a lui e ai suoi interlocutori avrebbe dovuto fruttare una mediazione da 80 milioni di euro. La faccenda fu rivelata grazie alla Verità, che pubblicò la registrazione delle conversazioni fra Baffino e la banda di colombiani, e venne fuori che D’Alema aveva messo in campo tutte le sue conoscenze, rivolgendosi ad ambasciatori e manager. L’operazione gli è costata un avviso di garanzia per il reato di corruzione internazionale aggravata, ma questo non gli ha impedito di tornare a solcare i mari della politica e degli affari, dimostrando una capacità di risorgere che non ha pari.Le ultime notizie lo hanno segnalato al cocktail nei giardini del Quirinale per la festa del 2 Giugno, dove, secondo Repubblica, oltre a conversare con il solito Conte, si sarebbe intrattenuto con il capo dello Stato: «Ti posso rompere le scatole una mezz’ora», avrebbe chiesto a Sergio Mattarella. Il quale non si sarebbe negato: «Con piacere, per te sempre volentieri». Politica e affari. Infatti, mentre sul Colle gli viene steso il tappeto rosso, a Tirana, dove secondo Franco Bechis, avrebbe aperto una società di consulenza per favorire gli investimenti, ha le porte spalancate. Il premier Edi Rama è da tempo un suo caro amico, al punto che il 16 dicembre scorso, durante una visita del presidente albanese in Italia, i due si sono attovagliati in un noto ristorante della Capitale. Secondo alcune voci raccolte da Bechis, oltre a consigliare gli industriali che vogliono delocalizzare le loro imprese, D’Alema sarebbe anche interessato al progetto di un villaggio turistico vicino all’aeroporto di Valona, progetto tenuto a battesimo dallo stesso Rama. Politica e affari. Del resto, nessuna sorpresa: a sinistra si possono già contare numerosi esempi. Non c’è solo Matteo Renzi, che coltiva i suoi interessi economici in Arabia, ci sono tutti i D’Alema boys, quelli che lui si portò a Palazzo Chigi nel 1998, i quali sono tutti ben piazzati e molti nell’industria degli armamenti. Il che non stupisce: già un quarto di secolo fa Guido Rossi, ex senatore eletto nelle liste del Pci, disse che con D’Alema premier, al governo c’era l’unica merchant bank che non parlava inglese. Mi restano solo due curiosità: che avrà da dire Baffino, cioè un indagato per corruzione internazionale aggravata, a Mattarella? E soprattutto, perché il capo dello Stato, che è anche il capo del consiglio supremo di Difesa, accoglie sempre volentieri uno che fa il mediatore di armi? Ah, saperlo...