2019-03-03
Le carte dell’inchiesta sulle fatture dei Renzi: «Avevano paura di finire sotto i ponti»
Il processo in cui mamma Laura è imputata a Cuneo, nasce dalla denuncia di un uomo che sostiene di esser stato truffato.Babbo Tiziano si difende sui social e i fedelissimi accorrono per gridare al complotto contro l'ascesa politica del figlio. L'apice è il parallelo col conduttore di «Portobello».Lo speciale contiene due articoli«Qui finiamo sotto i ponti». Scrivevano così, il 13 settembre 2012, Laura Bovoli e Mirko Provenzano, successivamente imputati per il concorso nella bancarotta della Direkta srl di Cuneo. In quel momento i due imprenditori non riuscivano a far quadrare i conti delle loro aziende ed erano disperati. Le loro ditte dopo poco più di un anno incontreranno destini opposti. Nel 2014 la Direkta di Provenzano fallirà, mentre la Eventi 6 della Bovoli, con Matteo Renzi a Palazzo Chigi, prenderà «un'altra strada», con un incredibile boom di fatturato.Eppure nel 2013 i due erano costretti, secondo gli inquirenti di Cuneo, a fare carte false per non pagare Giorgio Fossati, presidente di alcune cooperative che aveva presentato un decreto ingiuntivo contro la Direkta, ma che era pronto a chiedere il pignoramento dei conti della Eventi 6. Nel 2018 Provenzano ha patteggiato l'accusa di bancarotta, mentre per Laura Bovoli, l'imprenditore Paolo Buono e l'ex commercialista di Provenzano, Franco Peretta, il processo inizierà il prossimo 19 giugno. A portarli a giudizio sono stati anche la cocciutaggine e l'intuito di Fossati il quale capì subito che le carte prodotte dalla Direkta, dalla Eventi 6 e dalla Gest espaces (diretta da Buono) potevano essere farlocche e per questo ha iniziato a rivolgersi alle Procure piemontesi.«Se avessi potuto capire a priori la natura di certe persone non mi sarei messo a lavorare con loro. Purtroppo all'epoca erano nomi spendibili», ci confida Fossati, 54 anni, piemontese schivo di Gavi Ligure. Nel 2012 era il rappresentante legale di quattro cooperative finite in liquidazione con un buco di 1,7 milioni di euro, causato da mancati pagamenti da parte delle aziende legate ai genitori di Matteo Renzi. Dagli atti processuali emerge un domino di mancati pagamenti. La Gest espaces non pagava la Eventi 6 che non pagava la Direkta che a sua volta non pagava Fossati. Il quale con La Verità continua il suo racconto: «Diciamo che sono stato un po' danneggiato e che si fa molta fatica a ripartire. Oggi non faccio più l'imprenditore, ma mi occupo della parte commerciale in una ditta di pulizie. Ma per me l'importante è recuperare la mia credibilità e la mia onorabilità al di là del danno economico che comunque è stato notevole». E per riottenere il suo buon nome, dal 2013, entra ed esce dai tribunali. Il 30 aprile 2013 Fossati si presenta presso la Procura di Alessandria per sporgere denuncia contro Provenzano. E nell'esposto allega una comunicazione di Laura Bovoli che negava che la Direkta vantasse crediti (pignorabili) nei confronti della Eventi 6.Per salvare la barca che stava affondando Provenzano e Bovoli avevano iniziato, sempre secondo l'accusa, a produrre le note di credito false. Non ottenendo soddisfazione Fossati, nel marzo 2014, torna alla carica con un altro esposto e circostanzia meglio i suoi sospetti nei confronti della Bovoli. Fossati contesta la corrispondenza tra la Eventi 6 e la Direkta, datata maggio e ottobre 2012, con la quale si chiedeva lo storno di sei fatture «genericamente per non meglio noti penali e disservizi» e per la «retrocessione del contratto da parte dei nostri clienti».Già all'epoca Fossati evidenzia alcune stranezze delle note di credito: «Non sfugge la circostanza che le sedi societarie distano tra loro diverse centinaia di chilometri, ma che, ciò nonostante, tutte le corrispondenze hanno indicato “recapito a mano"».L'imprenditore di Gavi sottolinea pure come «non si sia mai fatto uso della posta elettronica o della posta elettronica certificata» e che nel febbraio 2013 la Direkta aveva ammesso i suoi debiti nei confronti delle coop di Fossati. Salvo poi cambiare completamente versione. Per questo nella denuncia si legge: «Se le contestazioni (…) fossero state veritiere mai e poi mai in tempo successivo (e cioè a febbraio 2013) la stessa Direkta srl avrebbe riconosciuto appieno la sua situazione debitoria». Nel giugno 2014 Fossati, visto che ad Alessandria non si muove nulla, si rivolge ai magistrati di Cuneo e a questo punto l'inchiesta prende quota. «Nella provincia Granda ho trovato dei magistrati in gamba e devo ringraziarli perché hanno capito subito la situazione».In poco tempo gli inquirenti trovano la presunta pistola fumante nel computer di Provenzano. Il 13 aprile 2013, l'imprenditore spedisce una mail alla Bovoli e al genero della signora, Andrea Conticini, con cui invita gli interlocutori a inviare «delle richieste su carta intestata Eventi 6 di note di credito per penali e disservizi» retrodatate. Secondo l'accusa quei documenti dovevano servire a disinnescare i decreti ingiuntivi di Fossati, non solo nei confronti della Direkta, ma anche della Eventi 6.Lo stesso giorno Provenzano scrive al suo avvocato: «Per le lettere inerenti le penali ho sentito Eventi 6 e non ci sono problemi». In effetti dopo lo scambio di messaggi la Eventi 6 modifica la causale di tre note di credito dell'anno precedente (valore complessivo 78.680 euro) e riqualifica i presunti pagamenti, grazie a documentazione d'accompagnamento ritenuta fasulla, come saldo per presunti disservizi.«Quei documenti privi di reale giustificazione servivano, a nostro avviso, a creare partite fittizie per abbattere il debito di Eventi 6 verso Direkta in modo che Fossati non potesse pretendere i suoi soldi dai Renzi, debitori di Provenzano», ci riferisce l'avvocato alessandrino Luigi Negro, difensore di Fossati. Si spiega così l'accusa di bancarotta documentale contestata al posto dei reati di truffa o di falso.Nell'atto di costituzione di parte civile lo stesso legale collega a Rignano sull'Arno le varie note di credito e le contestazioni alle coop del Fossati. «Tutto ciò è riconducibile ad operazioni illecite a protezione della società Eventi 6 di cui è amministratore Laura Bovoli» si sostiene nel documento.Anche perché in Toscana la situazione non era rosea, come si ammette nel decreto ingiuntivo esecutivo presentato dalla Eventi 6 nei confronti della Gest espaces srl, in cui si leggeva che «la notevole esposizione della Eventi 6 nei confronti di tutta la catena dei propri subappaltatori comporta il rischio concreto di essere chiamata in manleva al pagamento delle retribuzioni dei soci lavoratori dipendenti delle cooperative» facenti capo al Fossati.A sostegno di questa ipotesi investigativa la Guardia di finanza nel luglio scorso ha inviato alla Procura di Cuneo un'informativa contenente una serie di «mail riguardanti le difficoltà finanziarie di Eventi 6 srl e di rimando di Direkta, dovute ai ritardi/mancati pagamenti del committente».Il 10 luglio 2012 Tiziano Renzi, in veste di marketing manager della Eventi 6, scrive a Buono lamentandosi dei problemi finanziari collegati al mancato pagamento delle fatture a 180 giorni. Dieci giorni dopo Provenzano comunica ai Renzi il «grave imbarazzo» delle coop di Fossati che non riuscivano a pagare i lavoratori: «La situazione sta per degenerare» avvertì, «hanno intenzione di arrivare a chiedere i loro soldi anche al cliente diretto».Il 13 settembre 2012, come detto, Provenzano annuncia alla Bovoli: «Mi attende qualche ponte come prossima dimora». E lei ribatte: «Ti seguo nel cercare il ponte più accogliente».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-carte-dellinchiesta-sulle-fatture-dei-renzi-avevano-paura-di-finire-sotto-i-ponti-2630486294.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-i-renziani-sono-come-tortora" data-post-id="2630486294" data-published-at="1758171330" data-use-pagination="False"> Per i renziani sono «come Tortora» In nome del popolo renziano vi dichiariamo innocenti e liberi subito. La sentenza social di assoluzione per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, agli arresti ormai da due settimane, è stata emessa su Facebook dopo una travagliata notte di camera di consiglio, ed affissa all'albo pretorio della bacheca del papà dell'ex premier. Proprio sotto il post in cui, venerdì, il capofamiglia di Rignano sull'Arno se la prendeva col gip che gli aveva confermato la detenzione cautelare e con la Procura che accusa lui, la moglie Lalla e il fido factotum Mariano Massone, di bancarotta e false fatturazioni. I Renzi come i presos e i prigionieri politici degli anni Settanta. Tiziano come Carles Puigdemont, l'ex presidente indipendentista della Catalogna inseguito dalle leggi (e dalle richieste d'arresto) spagnole. O come Nelson Mandela e Antonio Gramsci. Qualcuno, su Facebook, addirittura va sul sicuro e li paragona - i Renzi - al papà di Portobello. Nicola C. scrive: «Enzo Tortora, altri hanno vissuto accuse poi rivelatesi infondate. La giustizia fa il suo dovere, tutto verrà accertato e se sarete nel giusto avrete soddisfazione. I nostri giudici sanno fare il loro mestiere». I giudici, mica i pm. Chiaro, no? La similitudine con l'ex presentatore, diventato il simbolo del giustizialismo manettaro e delle inchieste senza prove, solletica la fantasia anche di un'altra (e)lettrice, Claudia M., che però nel ragionamento inserisce, non si capisce a che titolo, anche Giulio Andreotti. «Dico solo che troviate la forza di tenere duro a più non posso, come si dice in maniera popolare, la verità viene sempre a galla, tempo al tempo, pensate alle grandi folle di persone che credono in voi e vi sostengono anche sui social, cosa che ci può aiutare». Grandi folle. «Poi la storia ci insegna che di atti ingiusti ne sono stati compiuti parecchi – prosegue Claudia M. – se pensiamo ad Enzo Tortora, per arrivare ad Andreotti che quasi alla veneranda età ne è uscito scagionato e pulito». Poi la stoccata in stile Matteo: «Certo è che certe cose non succederanno mai a delinquenti come baffetto Dalemino, con le sue toghe rosse sistemate come pedine per le partite a scacchi». Il filone figlio-genitori fa presa sulle coscienze. Iole F. è tranchant: «Dite a vostro figlio che si deve ritirare...vedrete che tutto va a posto...». Giovanni T. fa invece il profeta del giorno dopo. «Cinque anni fa un mio amico mi disse, letteralmente: “Renzi? Lo faranno fuori con la Magistratura. Si inventeranno qualunque cosa, di qualunque tipo, per farlo fuori"». Con una grammatica un po' zoppicante e una sintassi alla Joyce, Saverio E. cerca di far passare il concetto: «Sono diventato un renziano all'inizio era semplice le nostre difficoltà aumentarono dopo il referendum ma più seguivo le varie trasmissione contro Renzi più lui era il più forte e sono arrivato sd (?) non ascoltare i soliti giornalai tanto sappiamo i loro temi io come Renziano che lo credo ciecamente sono anche convinto dei suoi genitori che sono innocenti e sarò moralmente vicino a voi a sostenervi». Stefano M. è un entusiasta del potere dei social e lancia: «#Tiziano_libero nuovo hashtag!». Pochi si associano, a dire il vero. Molti però preferiscono arruolarsi nella scorta mediatica di babbo Tiziano e mamma Laura. Come Kevin R. che propone al popolo renziano. «Mi raccomando a tutti: quando vedete offese chiaramente passibili di penale: screenshot e inviare a denunce@matteorenzi.it. Questi squallidi cordardi (sic) pagheranno per gli escrementi che fanno uscire dalla loro bocca». Noblesse oblige. Giorgio C. imita il grido di battaglia dell'ex procuratore Francesco Saverio Borrelli: «Piena solidarietà!! Resistere resistere!! Un abbraccio».
Carlo III e Donald Trump a Londra (Ansa)
Tyler Robinson dal carcere dello Utah (Ansa)