2025-11-28
Ecco i tre cavilli con cui i giudici hanno bocciato il Ponte sullo Stretto
Pubblicate le motivazioni della decisione della Corte dei Conti di bloccare l’opera: sarebbero state violate due direttive Ue e manca il parere dell’Autorità dei trasporti. Palazzo Chigi: «Risponderemo».Quel ponte non s’ha da fare né domani né mai. Paiono ispirati dai Bravi i giudici contabili e Don Rodrigo è il timor panico di fronte all’annuncio che il referendum sulla riforma Nordio con tutta probabilità si fa a marzo. È questo il senso che si ricava dalla lettura delle motivazioni addotte dalla Corte dei conti per spiegare la negazione del visto di legittimità con ordinanza del 29 ottobre scorso alla delibera con cui il 6 agosto il Cipess ha approvato il progetto definitivo del ponte sullo stretto di Messina. Palazzo Chigi ha accusato ricevuta e in una nota dice: «Le motivazioni saranno oggetto di attento approfondimento da parte del governo, in particolare dalle amministrazioni coinvolte che da subito sono state impegnate a verificare gli aspetti ancora dubbi. Il governo è convinto che si tratti di profili con un ampio margine di chiarimento davanti alla stessa Corte in un confronto che intende essere costruttivo e teso a garantire all’Italia una infrastruttura strategica attesa da decenni».Però a leggere le motivazioni pare che più che una ragione contabile di fondo vi sia una motivazione politica. Il combinato disposto con l’azione della Procura di Milano contro l’Opa che Monte dei Paschi di Siena ha lanciato e concluso su Mediobanca fa un effetto un po’ strano. Sembrano tornati i (bei?) tempi di Silvio Berlusconi: anche stavolta è stato il Corriere della Sera ad annunciare che nel registro degli indagati sono finiti Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Mps, con Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri. L’accusa ipotizzata non è affatto leggera: aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza nei confronti di Consob, Bce e Ivass. Evidentemente il fatto che Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, abbia risanato Mps devastato dalla sinistra, è un dato politico ingombrante. E cosa hanno eccepito i ragionieri in toga? Che si sono perpetrate con la delibera sul Ponte tre violazioni: della direttiva europea sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali; della direttiva europea sulle variazioni contrattuali; e del decreto che impone l’acquisizione del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario, acquisizione che - sostengono i togati della partita doppia - non c’è stata. Si tratta di delitti insanabili. Che però bisogna leggere in trasparenza. Nessun rilievo c’è sulla fattibilità del progetto, non c’è un’obiezione che sia una sul preventivo di spesa, nulla si dice a contrasto di eventuali illegittimità nelle procedure di studio dei lavori e su possibili iter contrattuali. A dire la verità gli oppositori al progetto del Ponte sullo Stretto a leggere queste motivazioni potrebbero rimanerci anche un po’ male. La famosa faglia sismica che ci sarebbe sotto il pilone e che rende azzardata la progettazione che fine ha fatto? Chi teme il terremoto da sempre sostiene che bisognerebbe pensare a un tunnel piuttosto che al Ponte che costa troppo e ha troppi rischi. Alla Corte dei Conti evidentemente non risulta. Un’altra obiezione dietro cui si sono riparati i movimenti che si oppongono sono i costi: quattrini buttati via. Ai ragionieri in toga non risulta. Così come nulla si dice sui tempi, ma anzi si sfida il non senso. Nella motivazione la Corte dei Conti scrive infatti che non c’è il piano tariffario, anzi meglio che non c’è il parere preventivo sul piano tariffario. Va tutto bene, ma la tariffa a futura memoria non pare indice di buona amministrazione. Nel senso che l’Autorità di regolazione dei trasporti potrebbe forse pronunciarsi con maggiore precisione una volta che si fosse dato luogo all’opera. Peraltro il ministro per le infrastrutture Matteo Salvini ha reso noto – attingendo dai preventivi della Società Ponte di Messina – quale potrebbe essere la tariffa ad oggi: tra 4 e 7 euro a tratta come pedaggio per le auto. Dunque un’indicazione c’è. I giudici potevano contestarla, ma sostenere che non esiste previsione pare ardito. Si può farlo con un cavillo regolamentare, quello appunto richiamato nelle motivazioni. Così la direttiva sugli habitat naturali non richiede un parere preventivo, ma l’applicazione di stringenti misure di tutela e quanto a quella sulle novazioni contrattuali appare assai flebile come motivazione. Ma tant’è: serviva mandare al governo un avviso di garanzia dell’intangibilità delle toghe e questo è stato fatto. Anche se come accadeva per le grida richiamate da Alessandro Manzoni ai giudici è toccato scrivere in fondo alle motivazioni: «Con la medesima delibera sono state, altresì, formulate osservazioni relative a ulteriori profili confermati all’esito dell’adunanza, ma ritenuti non decisivi ai fini delle valutazioni finali». Come dire: volevamo trovare altri difetti, ma ci siamo accorti che le obiezioni non stavano in piedi.
Sullo sfondo Palazzo Marino a Milano (iStock). Nei due riquadri gli slogan dell’associazione Mica Macho