2019-04-07
Le balle dei giornaloni che fanno il tifo per la crisi
Gli italiani non spendono. Le statistiche infatti segnalano una stagnazione dei consumi interni. Colpa della recessione, spiegano gli esperti. Colpa dell'incertezza politica, aggiungono i commentatori. Ovvio: se in famiglia non si è sicuri di ciò che accadrà nei prossimi mesi, si preferisce rinviare le spese e tenersi in tasca i soldi in attesa del peggio. Lo stesso fanno le imprese, che non essendo certe di come andrà l'economia, rimandano gli investimenti a data da destinarsi. Il risultato è che dall'inizio della crisi i depositi in banca di famiglie e aziende sono (...)(...) aumentati, anzi raddoppiati, mentre il Pil è diminuito. Traduzione: non mancano i soldi, manca la fiducia. Beh, ma chi la può dare la fiducia? Il governo, le forze politiche, le istituzioni.Vero: ma forse anche la stampa. Che invece di spargere ogni giorno veleni dovrebbe anche distribuire qualche notizia tranquillizzante. Il che non significa che giornali e tv devono indorare la pillola, raccontando che tutto va bene madama la marchesa, ma neppure devono dire agli italiani che siamo prossimi al default e contro di noi sta per essere avviata una procedura d'infrazione, quando nei fatti non c'è un fallimento dietro l'angolo e l'Italia non sta per essere bacchettata dalla Ue.Con questo vogliamo costringere l'informazione a imbavagliarsi oppure a diventare l'ufficio stampa dell'esecutivo? Niente affatto. Auspichiamo solo che i cosiddetti giornali indipendenti la piantino di raccontare balle. Un esempio su tutti? I tassi di interesse. Credo che in molti ricordino quando mesi fa le pagine dei principali quotidiani traboccavano di preoccupate analisi sui tassi d'interesse. Ai lettori si spiegava che l'aumento dello spread causato dall'incertezza politica e dalla strategia del governo si sarebbe presto tradotto in un aumento delle rate sui mutui. Qualche quotidiano - e anche qualche trasmissione televisiva - si misero addirittura a fare esempi, raccontando a lettori e ascoltatori sempre più allarmati che ogni cinquanta o cento punti di spread in più equivalevano a un salasso per i portafogli di chi si fosse indebitato con le banche. Il ragionamento era semplice: se i tassi salgono per il sistema, saliranno anche per la clientela. Più si pagano i titoli di Stato, più pagherete il rimborso del denaro che vi siete fatti prestare dalla banca. Immaginatevi quale sia stata la reazione dei capifamiglia e delle piccole imprese. Spaventati, c'è da giurare che avranno tirato ancor più la cinghia, rimandando spese e investimenti a tempi migliori, con il risultato di deprimere il Prodotto interno lordo, che si basa essenzialmente sui consumi, interni ed esterni.Tutto chiaro fin qui? Immagino di sì. La sola cosa che non è chiara è come mai la stampa e la televisione si siano bevuti la colossale balla dell'aumento dei tassi di interesse. Già, perché non è affatto vero che per effetto dello spread i prestiti sarebbero diventati più cari. Prova ne sia che, come dimostra l'articolo di Fabio Dragoni e Antonio Maria Rinaldi che pubblichiamo qui sotto, i tassi nell'ultimo anno non sono aumentati, ma, anzi, diminuiti. Dragoni e Rinaldi, ovviamente, non parlano per sentito dire, come invece hanno fatto molti giornalisti nei giorni caldi dello spread. Parlano citando il bollettino della Banca d'Italia che riporta l'andamento del prezzo del denaro. In base alle statistiche ufficiali, si scopre dunque che i mutui a tasso fisso non hanno subito variazioni, mentre le rate di quelli a tasso variabile sono calate. Come ciò sia stato possibile è presto detto: perché, essendo aumentata la concorrenza, le banche sono state costrette, nonostante i tassi, a migliorare la propria offerta, pena perdere clienti. Tutto ciò però dimostra alcune cose. La prima è che i calcoli dei cosiddetti esperti spesso non tengono conto di una serie di varianti che rendono viziate le loro previsioni. La seconda riguarda invece gli effetti che la diffusione di notizie falsate produce sull'economia. Ma a forza di dire che i tassi sarebbero schizzati, quanti italiani avranno deciso di rinunciare agli acquisti per paura di trovarsi in difficoltà? Quanti avranno evitato di indebitarsi per comprare la casa temendo poi di non essere in grado di rimborsare il prestito? Certamente le liti fra Salvini e Di Maio non aiutano a far spuntare il sereno sulla nostra economia, semmai contribuiscono a un accumulo di nubi. Ma forse anche le nere previsioni della stampa danno una forte spinta. Probabilmente qualche collega si augura che a forza di premere, il governo gialloblù finisca a gambe all'aria. Il rischio è però che a crollare non sia solo l'esecutivo, ma anche il Paese. Del resto, questi colleghi sono gli stessi che applaudono quando un presidente del Consiglio viene preso a male parole all'estero. Pur di far vincere la parte politica che sostengono, infatti, sono pronti a far perdere il proprio Paese. Per questo tifano forza spread e forza tassi. Per loro l'Europa è il secondo tempo di una partita che hanno perso.
Emmanuel Macron (Getty Images)
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