2019-04-22
L'Europa paga per sorvegliare i confini meridionali della Libia: aziende francesi accorrono in massa
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Nonostante la guerra civile, resta in vigore l'appalto dell'Unione europea per la missione Eubam in Libia. A presentarsi sette società, quasi tutte transalpine, a eccezione di una britannica, una canadese e una scandinava. Il consiglio europeo ha stanziato 61 milioni di euro per il periodo compreso tra il primo gennaio 2019 e il 30 giugno 2020 per la difesa di una larga fascia di deserto. L'ex Finmeccanica aveva consegnato un radar per il pattugliamento, prima della morte di Muhammar Gheddafi. Non è stato mai usato. Mentre infuriano i combattimenti in Libia tra le forze di Khalifa Haftar e Fayez Al Serraj per il controllo di Tripoli, tra tentativi di mediazione e accordi, l'Europa deve comunque continuare a portare avanti le missioni militari già programmate in questi anni. Tra queste, una delle più importanti, è l'assistenza alle frontiere garantite appunto dall'Unione europea, coordinate dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri, ovvero Federica Mogherini. E' notizia di questi giorni che l'appalto per la sicurezza è ancora in piedi e quanto pare non si è presentata neppure un'azienda italiana, ma quattro aziende di sicurezza francesi. Secondo il quotidiano Intelligenceonline, sempre attento ai movimenti dei servizi segreti francesi nel nord Africa, sette società hanno presentato un offerta per ottenere il contratto, tra cui la società scandinava a partecipazione pubblica Risk Solution (Srs), le società francesi Erys group, Geos e Amarante international e la canadese Garda. C'è anche la G4s britannica, insieme agli svizzeri di Sentinel protection. E ancora la Argus security project di Thierry Rouffaud. La Libia non può fare da sola. Già durante il governo di Muhammar Gheddafi era stato chiesto aiuto all'Italia. L'allora governo di Silvio Berlusconi si era attivato per dare una mano. La Finmeccanica guidata da Pier Francesco Guarguaglini aveva inviato un sistema satellitare capace di controllare soprattutto i confini con il Niger, passaggio da cui arriva la maggior parte dei migranti. In questo modo l'Italia avrebbe garantito la difesa di un alleato e soprattutto avrebbe evitato l'arrivo di una nuova ondata di migranti. La guerra però ha spazzato via tutto. Quel sistema avanzato di controllo prodotto dalla nostra industria della Difesa era rimasto in qualche hangar di Tripoli, inutilizzato. Succede così che migliaia di chilometri nel deserto siano ancora oggi da tenere a bada. Nel corso degli anni l'Ue ha cercato di dare un aiuto. Il 4 agosto 2016 il Consiglio europeo aveva infatti già prorogato il mandato della missione di pianificazione Eubam Libia. Si tratta in pratica di missione civile che deve aiutare in questa fase di transizione. Il capo della missione è l'italiano Vincenzo Tagliaferri. A dicembre il Consiglio ha adottato una decisione che conferisce alla missione Ue di assistenza alla gestione integrata delle frontiere come anche «il sostegno attivo alle autorità libiche nel contribuire a contrastare le reti criminali organizzate coinvolte nel traffico di migranti, nella tratta di esseri umani e nel terrorismo Il mandato riveduto della missione proseguirà adesso fino al 30 giugno 2020. Il consiglio ha inoltre stanziato 61,6 milioni di euro per il periodo compreso tra il primo gennaio 2019 e il 30 giugno 2020. Parte di questi soldi servono anche per le ditte che vinceranno l'appalto. «Per raggiungere i suoi obiettivi» si legge sul sito «l'Eubam Libia offre lo sviluppo di capacità nei settori della gestione delle frontiere, dell'applicazione della legge e della giustizia penale. La missione consiglia alle autorità libiche lo sviluppo di una strategia nazionale di gestione integrata delle frontiere e sostiene lo sviluppo di capacità, la pianificazione strategica e il coordinamento tra le autorità libiche competenti. La missione gestirà inoltre e coordinerà i progetti relativi al suo mandato. L'Eubam Libia risponde a una richiesta delle autorità libiche e fa parte dell'approccio globale dell'Ue per sostenere la transizione verso una Libia democratica, stabile e prospera . La missione civile coopera strettamente con e contribuisce agli sforzi della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia». L'appalto non è ancora stato assegnato, anche perché l'instabilità e le impronte francesi sull'avanzata di Haftar stanno scuotendo la comunità internazionale. Ieri sempre Serraj, unico premier riconosciuto, ha fatto appello alla comunità internazionale. Ma l'accordo appare ancora lontano.
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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