Dall'americana Occidental petroleum a Intesa, i titoli che erogano stabilmente utili ai propri soci sono i più solidi. Per questo acquisire delle quote, anche piccole, è una buona mossa. L'importante però è monitorare i dati macroeconomici delle aziende.
Dall'americana Occidental petroleum a Intesa, i titoli che erogano stabilmente utili ai propri soci sono i più solidi. Per questo acquisire delle quote, anche piccole, è una buona mossa. L'importante però è monitorare i dati macroeconomici delle aziende.Le strategie azionarie sui dividendi sono uno degli approcci più utilizzati dagli investitori perché si basano sul concetto secondo cui un'azienda, che stabilmente eroga gli utili ai propri soci, garantisce solidità sull'investimento. L'approccio operativo si basa quindi sul concetto di diventare «soci», anche con piccolissime quote, di realtà che godono di un vantaggio competitivo duraturo e che possano essere presenti sui mercati anche negli anni successivi. «Siamo però di fronte a un contesto di cambiamento tecnologico ed economico che porta l'investitore a essere attento anche sul timing, cioè su quando comprare le quote di queste azioni», spiega Giovanni Cuniberti, responsabile consulenza a parcella di Gamma capital markets e docente del corso strategie e tecniche di negoziazione di Borsa per la facoltà di economia di Torino.«Per farlo in maniera efficiente devo monitorare i dati macroeconomici, le trimestrali delle aziende e gli indici. Nel caso in cui non riesca ad analizzare questi fattori diventa fondamentale considerare la liquidità in portafoglio come un investimento strategico», continua. «Fatto 100 il patrimonio da dedicare alla strategia di dividendi è consigliabile non investire tutto in una volta, ma entrare in momenti diversi e tenersi comunque una parte di liquidità per sfruttare correzioni. Questo approccio va quindi oltre il prezzo: le oscillazioni del prezzo sono certo importanti, ma molto meno per chi invece punta sul lungo periodo e si orienta su società che hanno un elevato livello di dividendi. La selezione dei titoli ad alto dividendo può avere criteri diversi, ma la base è spesso comune: investire in società che abbiano fornito dividendi negli ultimi 25 anni», conclude l'esperto. «Le società sono principalmente estere a cui si possono aggiungere alcuni titoli italiani che nella storia hanno mostrato sempre una solidità sia in termini di dividendi che di bassa volatilità ad esempio come nel caso di Eni ed Enel».Nella classifica delle prime 30 società al mondo che rispondono a questi requisiti con ampia capitalizzazione e che in questo momento hanno il più elevato dividend yield (il rendimento del dividendo effettivo, calcolato dal rapporto tra dividendo e prezzo dell'azione) ci sono per lo più multinazionali. In questo momento al primo posto, con un rendimento del dividendo superiore all'7% c'è l'americana Occidental Petroleum. Segue (7.12%%) Altria Group. Sul podio anche la Royal Dutch Shell con un 6.24%. Fuori dalle logiche descritte, ma ben conosciuti dai nostri risparmiatori, in Italia spicca Intesa San Paolo, con un rapporto tra prezzo delle azioni e dividendo vicino all'8%. Bene anche Azimut con un dividendo in costante crescita nei prossimi anni.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






