2021-06-20
Le 1.500 pagine affidate alla Procura riscrivono la storia della pandemia
Il dossier dato ai pm dal funzionario l'11 giugno fa luce su responsabilità e pressioni subite.In un dossier di 1.532 pagine vengono ricostruite tutte le presunte responsabilità dell'Organizzazione mondiale della sanità sul rapporto «An Unprecedented Challenge», quello che raccontava la prima risposta dell'Italia alla pandemia da Covid-19, definita «improvvisata», ma anche le pressioni del governo italiano affinché venisse oscurato. E, nero su bianco, il cahier de doleance conterrebbe anche alcune pesanti segnalazioni su incompatibilità e conflitti d'interessi all'interno dell'Oms. Francesco Zambon, l'ex funzionario dell'Oms che si è dimesso denunciando le melmosità interne al massimo organismo globale in tema sanitario, dopo la sua audizione in Procura a Bergamo come persona informata sui fatti, ha deciso di supportare la sua ricostruzione con documenti, scambi di materiale, email in entrata e in uscita e una guida tabellare di 63 pagine. Il dossier, fissato su una chiavetta, è stato consegnato l'11 giugno ai magistrati che indagano sulla gestione della pandemia. Si parte dal giorno in cui, in seno all'agenzia Onu per la salute, si è pensato di realizzare l'ormai famoso report, passando per il piano pandemico italiano «non aggiornato», fino al giorno della pubblicazione e del suo successivo ritiro, nel maggio 2020. Ogni passaggio è documentato dagli allegati, che in tutto sono ben 182. Per la prima volta Zambon mette sul tavolo tutti i documenti di cui è in possesso, stanco probabilmente di leggere vari tentativi di delegittimare la sua ricostruzione «con pezzetti di email», dice alla Verità.«Qui», spiega, «i temi sono l'indipendenza dell'Oms che non c'è, trasparenza dell'Oms che non c'è, i conflitti d'interessi che sono grandi come una casa e il rapporto che è stato ritirato per pressioni del governo». E conclude: «Non voglio fare polemica, non mi interessa». Inutile tentare qualche domanda sul ministro Roberto Speranza o su Ranieri Guerra, ex numero due dell'Oms. Anche se il report di Zambon arriva proprio dopo il deposito in Procura di una memoria difensiva di Guerra, indagato per false informazioni al pm. Il legale di Zambon, l'avvocato Vittore d'Acquarone, spiega: «Sono state rilasciate parecchie interviste e fatte allusioni al fatto che Zambon, che non è indagato ma persona informata sui fatti, avesse fatto una ricostruzione parziale e maliziosa degli avvenimenti. Lui, nella prima deposizione in Procura a Bergamo, ha semplicemente risposto alle domande e commentato email e documenti che gli sono stati esibiti, resi pubblici da altri e finiti al centro di trasmissioni televisive». Zambon allora ha scavato nel suo archivio e «ha ricostruito analiticamente tutti i vari passaggi», spiega l'avvocato Acquarone. «Ha portato ai magistrati tutto quello che ha, per dare un quadro completo», precisa l'avvocato. Che spiega anche quali verità il suo assistito ha voluto ristabilire: «Si è alluso al fatto che avrebbe pubblicato il report addirittura senza essere autorizzato, che avesse interessi personali. Questo, a un uomo che si è sentito costretto a dare le dimissioni, senza Tfr e perdendo lo stipendio, fa venire voglia di mettere tutto sul tavolo. E poi ciascuno farà le sue valutazioni». Chi cerca di screditare Zambon lo accusa di aver voluto fare un salto in avanti, pubblicando il report il 13 maggio, quando la data prevista per la pubblicazione era il 24 dello stesso mese. «In realtà», sostiene l'avvocato, «il 24 maggio era il termine ultimo. E tutta l'Oms o le persone che lavoravano intorno a quel rapporto in Oms, sapevano che anticipare le date sarebbe stato un vantaggio, per quella che era la funzione del report, cioè allertare gli altri Paesi utilizzando l'Italia come esempio». Insomma: nessun salto in avanti. Inoltre, né Guerra né l'Oms hanno fiatato sul punto fino all'autunno 2020. «Secondo noi», aggiunge l'avvocato, «le ragioni erano altre. Le ha sospettate Zambon o dedotte da alcuni fatti sin da maggio 2020. E le chat fra Guerra, il capo dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto del ministero della Salute, emerse nel 2021, qualche domanda se non altro devono farla porre». Che il report sarebbe uscito quel giorno non era un segreto. Nel dossier di Zambon è ricostruito anche questo: «Era informata l'Oms ed era informato anche Guerra». Quanto alla necessità di informare il ministro Speranza, l'avvocato sostiene: «Guerra era informato sul rapporto, gli era stato mandato l'indice, era linkato a tutti i meeting con i quali il gruppo si aggiornava ed era in cc nelle email. Nessuno lavorava alle sue spalle. E, visto il suo ruolo, nessuno gli chiedeva se passo passo si confrontasse col ministro, si poteva dare per acquisito».
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)