2024-07-12
L’auto elettrica non si vende: case costrette al noleggio
Auto verdi di seconda mano affittate a 19 dollari al mese. La Cina che colonizza i Paesi ex Urss. Bruxelles deve fare inversione.Non ci sono solo i tagli di Volkswagen ai siti produttivi delle batterie elettriche e delle Audi verdi, i numeri di vendita delle auto green che non decollano (o implodono senza incentivi), ma a fare aprire gli occhi alla Commissione entrante in Europa sulla necessità di cambiare strada dovrebbe essere una piccola notizia che arriva dal Colorado. La più grande rivendita dello Stato americano si è trovata costretta a creare una piattaforma di leasing auto per rimettere sul mercato l’enorme numero di vetture usate che nessuno si vuole ricomprare. Va detto che il Colorado negli ultimi anni ha beneficiato di un sistema molto spinto di incentivi al green. Cosa che ha drogato il settore dell’elettrico e portato al pettine nodi che qui in Europa vivremo fra qualche anno. In pratica il mercato dell’usato con le Ev è insostenibile. Il dealer americano si è così trovato costretto a fare una app e a noleggiare le Nissan leaf e altri brand a soli 19 dollari al mese. Ovviamente nel prezzo sono esclusi alcuni costi fissi extra come l’assicurazione e le tasse di reimmatricolazione. Certo la mobilità è limitata a 10.000 miglia all’anno, ma le cifre sono così basse che qualcuno può anche farci un pensiero. L’offerta non starebbe comunque in piedi senza la generosa partita dei sussidi. Il caso del Colorado andrebbe studiato a Bruxelles con una certa attenzione. Sembra che da quelle parti non solo non ci si sia interrogati a sufficienza sulla parte produttiva e sulla concorrenza cinese, ma nemmeno su cosa sarà dell’elettrico se veramente scattasse nel 2035 il bando al motore termico.A meno che non si voglia immaginare un sistema destinato a pochissime centinaia di migliaia di utenti ricchi e disposti a cambiare l’auto ogni tre anni. Gli altri? Al momento le uniche risposte sono la scarsa mobilità e la stanzialità. Non a caso interi pezzi di sinistra sognano la città di prossimità, nella quale ci si muove in bici e tutto dovrebbe trovarsi a 15 minuti di distanza. Al di là della tristezza di tale vita, il problema è la sostenibilità del Pil. Concentrare le vendite a nicchie di ricchi non sarà mai l’equivalente delle vendite di massa. E questa è la base di qualunque valutazione economica. Infine c’è un terzo elemento che Bruxelles dovrebbe tenere in considerazione. La concorrenza cinese non si affronta solo con i dazi. Certo questi sono importanti perché se guardiamo la tabella in pagina vediamo chiaramente che la medesima vettura venduta in Cina e in Europa viaggia su listini completamente diversi. Una Dacia spring costa quasi 17.000 euro in Germania. A Pechino meno di 9.000 euro. La Bmw IX3 passa da 51.500 euro ai nostri 74.000. La cosa grave è che il differenziale vale non solo per le vetture cinesi, ma anche per quelle europee prodotte là. E noi europei siamo carnefici di noi stessi. Le nostre politiche green estremiste hanno contribuito a stimolare l’economia cinese e a renderci dipendenti. Tanto che adesso Pechino è pronta a passare alla fase due della penetrazione commerciale. Un esperto di mercati elettrici appena rientrato da due Paesi ex sovietici, Uzbekistan e Tajikistan, ci ha descritto un drammatico scenario del mercato automobilistico. Si tratta di due economie sostanzialmente povere, i cui governi hanno stretto accordi con la Cina per avviare un rapido sviluppo delle infrastrutture di ricarica. Non circolano auto europee. In Tagikistan tutti i taxi diventeranno elettrici a breve e in Uzbekistan il 99% dell’elettrico (molto diffuso) è cinese. In pratica, dopo aver colonizzato la filiera tecnologica e aver convinto l’Europa a diventarne dipendente, Pechino adesso raccoglie i frutti scommettendo sulle economie povere con la speranza di vederle crescere. Il tema di fondo in queste ore è capire come si chiuderanno le alleanze in seno alla Commissione. Chi sosterrà Ursula von der Leyen e chi prenderà il controllo dei due portafogli più sensibili: l’Antitrust e l’Ambiente. Esiste un rischio. Cioè che venga clonato lo schema della precedente Commissione e che si insista nello stesso percorso di desertificazione industriale. Invece, andrebbe rivista e allargata la Pac, rimessa in discussione la legge Natura, le norme sul packaging e lo stop al motore termico. Il modello più sostenibile per il nostro Paese e per il Vecchio continente è quello basato sui biocarburanti. Consente lo sviluppo dell’economia circolare e la perfetta integrazione sia delle attuali piattaforme produttive sia della catena logistica. Prima si sceglie la tecnologia in cui possiamo eccellere e poi si costruisce un progetto industriale. Il resto è ideologia.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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