
Il ruolo di Teheran nella strage del 7 ottobre può esser connesso a richieste di Pechino: sabotando il dialogo Tel Aviv-Riyad, il gigante asiatico vuole impedire l’accordo tra Occidente e Delhi, che lo isolerebbe in Africa.L’attacco a Israele è stato condotto solo dall’Iran, attraverso il suo proxy Hamas, oppure l’Iran ha soddisfatto una richiesta della Cina? Chi scrive ha posto questa domanda al suo gruppo di ricerca dedicato alla geopolitica economica. Il tema è ovviamente oggetto di intelligence. Ma è interesse generale capire il prima possibile se si tratta di una guerra locale oppure di un episodio del conflitto globale tra Pechino e G7 con i rispettivi alleati. Qui si ritiene importante includere il lettore nell’analisi pur essa in corso. Nel G20 di settembre in India fu siglata un’intesa selettiva tra nazioni, a cui partecipò anche l’Italia, per la creazione della «Via del cotone» che dovrebbe connettere India e Mediterraneo via penisola arabica con sbocco nel porto israeliano di Haifa: 40% di costi in meno grazie a questa connessione. L’India, poi, invitò l’organizzazione degli Stati africani a partecipare su base permanente al G 20, trasformato in G21. Da quel momento chi scrive si aspettò una risposta cinese che sabotasse sia l’essenziale accordo bilaterale (all’ultimo miglio) tra Arabia e Israele e la proiezione indiana convergente con il blocco delle democrazie verso l’Africa perché contrastava quella cinese e prometteva di ridurre sostanzialmente l’influenza di Pechino (e Mosca) sull’Africa. È stata Pechino a chiedere all’Iran di muovere Hamas per creare un conflitto aperto con Israele che aizzasse tutto il mondo islamico impedendo all’Arabia di concludere l’accordo con Israele stessa senza il quale sarebbe mancato un pezzo essenziale della Via del cotone? O è stato l’Iran a offrire i suoi servizi a Pechino? Al momento non c’è risposta certa, ma sono tanti gli indizi di una convergenza sinoiraniana. Tra questi la riservata pressione cinese per far dichiarare all’Iran la falsità provabile che non c’entrava, l’azione di Pechino per ripristinare le relazioni diplomatiche tra Arabia e Iran, scopo evidente di insinuarsi come mediatore nel mondo islamico, strategia anche connessa con la penetrazione cinese nelle aree islamiche in Asia centrale e Afghanistan e per contenere la penetrazione dell’Isis-K nello Xiniang musulmano. Al momento la strategia di bloccare l’accordo arabo-israeliano ha avuto un mezzo successo: Riad ha sospeso i negoziati per non farsi imputare di amicizia con Israele in una fase di mobilitazione islamica contro Israele stessa. Ma li ha sospesi e non interrotti per sempre. È interesse statunitense, europeo e italiano che riprendano nel futuro e forse ciò spiega, tra altri motivi di sicurezza, la pressione su Israele affinché la sua reazione armata sia selettiva contro Hamas senza fare danno mortale ai palestinesi di Gaza. L’idea è che tale selettività potrà permettere all’Arabia di riprendere il negoziato con Israele, ottenendo da questa più garanzie per i palestinesi di quante richieste finora e quasi accettate da Gerusalemme. Ma il punto non è solo l’enorme complessità per Israele di eliminare il rischio Hamas (e poi eventualmente Hezbollah) entro il vincolo della proporzionalità. Lo è il concedere all’Arabia quello che chiede all’America: nucleare civile, in realtà primo passo per bilanciare la capacità nucleare iraniana. E in questo quadro negoziale entra anche l’Italia: l’Arabia ha chiesto di poter partecipare al programma anglo-italo-nipponico del caccia di sesta generazione Gcap. Londra si è detta favorevole, il Giappone contrario. L’Italia? Ha una posizione potenzialmente mediatrice sul tema, pur non facile. Quanto è rigido o fluido lo scenario? Molto fluido. Alla Cina potrebbe bastare il blocco temporaneo della Cia del cotone per avere il tempo di offrire all’Arabia forti vantaggi per ostacolarla. Potrebbe anche lavorare sull’Egitto interessato a preservare la centralità esclusiva del Canale di Suez. Poi il comportamento di Hezbollah fa pensare: finora ha sparacchiato, ma anche dichiarato che attaccherà Israele quando sarà il momento. È una presa di distanza da Hamas? La Cina ha detto di non esagerare perché le basta così oppure l’Iran ha visto che la reazione di Israele potrebbe essere distruttiva per il regime di Teheran? L’autorità palestinese, la Giordania e l’Egitto ovviamente tengono conto della massa popolare in questi giorni mobilitata contro Israele, ma è osservabile una posizione di cautela dei loro governi. Gli Emirati che hanno già siglato un accordo con Israele? Chi scrive segue dal 2019 i lavori e le pubblicazioni di un loro istituto strategico: non stanno enfatizzando l’ostilità verso Israele. Cercando una sintesi, si può ipotizzare la volontà del mondo arabo sunnita guidato dall’Arabia di contenere il conflitto per poi raffreddarlo, con l’intento sottostante di non lasciare che l’Iran sciita prenda il ruolo di vero protettore dei palestinesi. Potrebbe essere un messaggio riservato ad Israele? Per esempio, bonifica Gaza da Hamas con estrema selettività, ma agisci pure duramente contro l’Iran, depotenziando così anche Hezbollah in Libano? L’analisi continua in attesa di nuovi fatti. La Russia? Dovrebbe prendere atto che l’Iran la considera un ascaro della Cina e che non basta l’accordo con la Corea del Nord di aiuti nucleari, anche in funzione potenzialmente anticinese, per invertire tale immagine. L’interesse nazionale italiano, dove Roma ha peso nel teatro facendo parte del «quintetto» con America, Regno Unito, Germania e Francia? Correttamente, ridurre l’estensione del conflitto, favorire l’accordo arabo-israeliano per la connessione tra India e Mediterraneo come sostegno per la penetrazione, collaborativa, in Africa riducendo la presenza cinese in essa. E collocarsi nell’Indo - Pacifico con più peso, strategia abbozzata nel libro Italia globale (Rubbettino, 2023) tra poco in libreria. www.carlopelanda.com
Giuseppe Culicchia (Getty Images). Nel riquadro il suo libro Uccidere un fascista. Sergio Ramelli, una vita spezzata dall’odio pubblicato da Mondadori
Comunicati fotocopia contro la presentazione del saggio di Culicchia. E il ragazzo ucciso? «Strumentalizzazioni».
Passano gli anni ma l’odio sembra non passare mai. Un tempo ragazzi come Sergio Ramelli venivano ammazzati sotto casa a colpi di chiave inglese. Oggi invece la violenza si rivolge contro chi di Sergio osa parlare. È una violenza meno palese, se volete meno brutale. Non uccide però infama, disumanizza, minaccia e punta a intimidire. E gode, proprio come quella antica, di sponde politiche e «presentabili». Lunedì 24 novembre nella Biblioteca Comunale di Susa è programmata la presentazione di un bellissimo libro di Giuseppe Culicchia, scrittore italiano che negli ultimi anni ha intrapreso una strada davvero coraggiosa e suggestiva.
Fiori e un camioncino giocattolo dei pompieri sono stati messi sotto il portone della casa dove una donna ha ucciso il figlio, di nove anni, tagliandogli la gola, a Muggia, in provincia di Trieste (Ansa). Nel riquadro Olena Stasiuk
- Il report alla base della decisione sulle visite: «Difficoltà psicologiche superate brillantemente» da Olena, che ha tagliato la gola al suo Giovanni. Le toghe fanno uscire di cella due stupratori e un assassino per obesità.
- Uno stupratore ai domiciliari, due violentatori scarcerati per inciampi procedurali, il killer liberato perché obeso e tabagista: la cronaca è piena di decisioni incredibili.
Lo speciale contiene due articoli.
Matteo Salvini (Ansa)
- Il ministro dei Trasporti in pressing sulla concessionaria per il contenimento dei pedaggi e i ritardi sulla manutenzione. Tra i progetti contestati spiccano il passante di Bologna, la Gronda e il tunnel a Genova. Nel mirino anche i lavori su A1 (Milano-Napoli), A10 e A16.
- Con il nuovo Codice calato del 6,8% il numero delle vittime: -8,6% nei centri urbani.
Lo speciale contiene due articoli.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Lega e Fi vogliono l’agevolazione al 12,5% nella legge di Bilancio: una mossa che può portare 2 miliardi. Fdi: imposta di 2 euro sui pacchi extra Ue e bollo da 500 euro per pagamenti consistenti in contanti.
Spunta il taglio della tassa sull’oro. Dal braccialetto della comunione al lingotto acquistato per investimento, il metallo prezioso entra tra la valanga di emendamenti alla legge di Bilancio che il Senato dovrà cominciare a esaminare dalla prossima settimana.
La proposta di Lega e Forza Italia introduce una tassazione agevolata al 12,5% (dal 26% attuale), allineata al prelievo sugli interessi dei titoli di Stato. La misura si rivolge a chi possiede oro per investimento ma non ha la documentazione del prezzo di acquisto e quindi non ha alcun attestato ufficiale che ne certifichi il valore.






