2019-05-21
L'asta per i diritti tv di Infront era falsata, parola di Antitrust
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La procura di Milano ha archiviato il processo contro Marco Bogarelli (ex presidente dell'advisor della Lega calcio), Giuseppe Ciocchetti (ex direttore generale) e Riccardo Silva titolare della Mp Silva. Le accuse erano di associazione a delinquere, truffa, turbativa d'asta, riciclaggio e autoriciclaggio. Ora però l'Authority conferma la relazione tecnica dei consulenti dei magistrati: ci fu un patto di segretezza che fu sottoscritto in quegli anni per aggirare le gare e danneggiare le squadre di serie A. Multe per 67 milioni di euro. All'interno il documento con la sentenza. Le gare per l'assegnazione dei diritti televisivi della serie A dal 2008 al 2014 sono state falsate. E hanno danneggiato e penalizzato la Lega calcio e le squadre del campionato per almeno 67 milioni di euro. A dirlo non è la procura di Milano che ha archiviato l'inchiesta contro l'ex consulente Infront, ma l'Antitrust, autorità garante della concorrenza e del mercato che ha deciso di irrogare sanzioni, ai soggetti parti dell'intesa, per un totale appunto di circa 67 milioni di euro In una lunga requisitoria di 129 pagine firmata dal segretario generale Filippo Arena e dal presidente Gabriella Muscolo e pubblicata ieri, viene chiarita una volta per tutte che «la partecipazione alle gare è stata oggetto, a partire dal 2008, di un'intesa restrittiva della concorrenza posta in essere da alcuni operatori riconducibili a Mp Silva, Img, e B4 Capital/Be4 Sarl/B4 Italia». In pratica in quegli anni i tifosi hanno pagato per vedere le partire su Sky e Mediaset, ma allo stesso tempo è stato favorito un gruppo di aziende che ha danneggiato anche le entrate del fisco italiano. Non solo. L'Authority conferma l'impianto che i consulenti della procura di Milano, cioè Ignazio Arcuri e Stefano Martinazzo, avevano ipotizzato: ci fu un patto di segretezza che fu sottoscritto in quegli anni per falsare le gare dei diritti audiotelevisivi. «Infatti, per ogni procedura di gara, le evidenze indicano che le parti non hanno formulato in autonomia le proprie offerte» si legge nella nota «ma hanno invece realizzato condotte tese ad influenzare reciprocamente le modalità di partecipazione alle gare al fine di contenere l'ammontare dell'offerta economica da presentare alla Lega, limitando la reciproca competizione sul prezzo di acquisto dei diritti internazionali. In particolare, attraverso la stipulazione di contratti antecedenti alle singole gare e contatti intercorrenti fra i loro rappresentanti, Mp Silva, Img, B4 Capital/ Be4 Sarl/B4 Italia hanno coordinato il proprio comportamento e, a seguito dell'assegnazione, hanno ripartito i ricavi derivanti dalla successiva rivendita all'estero dei Diritti Tv per le competizioni organizzate dalla Lega». Per raccontare la vicenda bisogna tornare indietro di qualche anno. Almeno al 2015, quando la procura di Milano aveva iniziato a indagare su Infront ipotizzando i reati di associazione a delinquere, truffa, turbativa d'asta, riciclaggio e autoriciclaggio nei confronti di Marco Bogarelli (ex presidente di Infront), Giuseppe Ciocchetti (ex direttore generale) e Riccardo Silva, titolare della Mp Silva, società leader nella distribuzione dei diritti tv a livello mondiale ma soprattutto manager ora alla ribalta negli Stati Uniti. L'inchiesta finì in un nulla di fatto. I pm chiesero l'archiviazione nel 2018, anche perché già nel luglio del 2017 il Tribunale del Riesame di Milano aveva stabilito che le aste a favore di Mediaset e ai danni di Sky per l'assegnazione dei diritti tv della Serie A non rappresentavano una truffa. Si trattava semmai di una lobby tra soggetti privati, dove di fatto si era capito che Infront non lavorò per la Serie A e per lo Stato italiano, ma per i soci stessi. Proprio nella relazione di Arcuri e Martinazzo si spiegava come ci fossero stati accordi che avrebbero danneggiato il sistema del calcio in Italia. «Appare evidente» si legge, «che l'invio della bozza del verbale da parte di Antonio d'Addio ( probabilmente presente il 2 novembre 2009 alle operazioni di apertura delle buste in qualità di legale dell'advisor della Lega calcio, Infront Italy) a Riccardo Silva, in via anticipata rispetto alle valutazioni e all'assegnazione dei diritti audiovisivi esteri da parte della Lega calcio, contenente dati relativi alle offerte economiche e alle valutazioni sugli eventuali elementi di difformità emersi, sia da considerarsi irregolare e in conflitto con i doveri di confidenzialità ai quali il legale di Infront Italy era tenuto». Non solo, si legge ancora nella relazione tecnica: «pare del tutto evidente che fra Mp Silva Ltd, Be4 Sarl e, a seconda dei casi, con il top management di Infront Italy e Domino Holding Ltd, si sia instaurata una sorta di società di fatto, dal momento che l'accordo esistente nella distribuzione all'estero dei diritti audiovisivi relativi ai campionati di calcio italiani, prevedeva la condivisione dei costi di acquisizione, dei conseguenti margini e delle eventuali perdite». Con tali premesse, il caso Infront avrebbe potuto aprire un dibattito in Italia. Ma questo non è mai accaduto. E i protagonisti della vicenda sono ancora alla ribalta. Silva è proprietario del Miami calcio. La politica italiana non ha fatto tesoro della vicenda. A pagarne le conseguenze sono stati solo i tifosi. Sentenza Antitrust contro Infront from La Verità
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