2025-05-25
Landini denuncia gli stipendi da fame mentre blocca 20 miliardi di aumenti
Per promuovere il referendum la Cgil lancia l’allarme sui salari sotto i 1.000 euro, intanto stoppa i rinnovi contrattuali a più di 2 milioni di statali. Le risorse sono già stanziate, ma l’esecutivo potrebbe destinarle altrove.La Cgil torna a parlare di lavoro. Dopo aver parlato di tutto lo scibile umano, ieri - a pochi giorni dai referendum - torna a quello che dovrebbe essere il suo compito fondamentale. Ci informa che 6,2 milioni (il 35,7%) di dipendenti del settore privato nel 2023 hanno percepito un salario inferiore a 15.000 euro lordi l’anno, che significano 1.000 euro netti al mese. Ci informa, con autentico colpo di genio, che il lavoro povero, e più in generale i bassi salari, «è uno dei principali problemi dei lavoratori e delle lavoratrici in Italia». Ma pensa, non ce n’eravamo accorti. Menomale che si è messo al lavoro questo fantomatico ufficio economia della Cgil che ha lavorato ingiustamente per nulla. Se ci davano un colpo di telefono glielo dicevamo noi, ma il colpo di telefono non ce lo avrebbero dovuto dare oggi - 25 maggio 2025 -, potevano darcelo il 25 maggio del 2000, perché sono 25 anni che gli stipendi in Italia non crescono. Dov’era il sindacato in questi 25 anni? Ci risponderanno che era in piazza e in fabbrica a lottare perché i salari aumentassero. Mettiamo che sia vero: evidentemente i risultati sono stati nulli, perché non c’è dubbio che il sindacato in questi anni abbia goduto di un potere contrattuale sempre più debole e meno riconosciuto. Del resto, quando al posto di fare il sindacalista vuoi fare il politico, cioè quando ti vuoi occupare di tutto ciò che succede nel Paese e non del tuo compito relativo al lavoro, disperdi le forze e conti sempre di meno. Ma state certi che nessuna delle sigle sindacali pronuncerà un mea culpa anche perché, se lo pronunciasse, dovrebbe autoriformarsi in profondità e tornare all’oggetto fondamentale dei suoi compiti e delle sue lotte. Come se non bastasse, pur lamentandosi dei bassi salari e del lavoro povero, recentemente i sindacati hanno firmato dei contratti, si tratta dell’anno scorso, a 4,5 euro l’ora, Cgil compresa, e poi hanno la faccia tosta di chiedere il salario minimo. Sono andati ben oltre la richiesta del salario minimo, lo hanno scelto e voluto loro firmando questi contratti. Landini, di fronte alla domanda di una giornalista Rai sulle motivazioni di questa firma, ha cominciato a balbettare come colto da una sorta di rapimento mistico. Non ha parlato perché non sapeva come difendersi essendo scoperto nel punto di massima contraddizione e incoerenza, e cioè quella di chiedere una cosa e poi firmare il suo contrario in un contratto. Una cosa indegna.Se questo è successo ora, vi lascio immaginare cosa sia successo nei 25 anni precedenti. Ed è inutile che ci vengano a dire che loro lo hanno chiesto e i padroni non hanno accolto le loro richieste perché, allora, vuol dire che non contano nulla. È legittimo che Landini si occupi di immigrazione, un po’ meno che inciti alla rivolta sociale, anche perché, evidentemente, delle sue rivolte non se ne è fottuto bellamente nessuno. Tant’è vero che, a suon di occuparsi di lavoro senza ottenere un tubo, alcuni sindacalisti (vedi Cofferati), alla fine del loro mandato, non hanno saputo tutelare neanche il loro di lavoro e si sono buttati in politica. Come se non bastasse, da tempo, i sindacati si ostinano a non firmare il rinnovo dei contratti di qualche milione di lavoratori pubblici, pur in presenza di vari miliardi bloccati, e poi piangono sui salari bassi per tirare la volata al Pd sui referendum dell’8 e 9 giugno. Che Landini muoia dalla voglia di fare politica ormai se ne sono accorti tutti. Del resto, avendo combinato ben poco, quale miglior rifugio per combinare ancora meno? Ma torniamo a bomba. In un’intervista al Messaggero, il ministro per la Pubblica amministrazione ha parlato di 20 miliardi messi a disposizione per i dipendenti pubblici che, per gli infermieri di pronto soccorso - operatori sottoposti ormai a uno stress notevole, a causa della distruzione sistematica della medicina territoriale, cioè dei medici di famiglia -, significherebbero aumenti da 520 euro al mese. Il ministro ha espresso, inoltre, preoccupazione: «Se dovessimo firmare domani questo contratto l’iter successivo, vale a dire il passaggio alla Ragioneria e quello alla Corte dei conti, porterebbe via altri tre o quattro mesi», arrivando intorno a ottobre-novembre e quindi, se non si firma in fretta, tali aumenti si vedranno solo nel 2026. Prima i sindacati avevano detto che aspettavano le elezioni della Rsu, ora aspettano i referendum dell’8 e 9 giugno. Però, nel 2016, con un’inflazione accumulata del 12%, furono accettati accordi del 3,14%, mentre oggi tali accordi prevederebbero più del doppio di incremento. Dunque, ha ragione il ministro Paolo Zangrillo quando dice che la non volontà di firmare da parte del sindacato è una questione di tipo politico e non relativa ai contenuti dei contratti. Allora i sindacati dissero che accettavano perché quelli erano i soldi a disposizione. Oggi i soldi a disposizione sono ancora meno, eppure non accettano un aumento maggiore, con il rischio che Giorgetti si stanchi e decida di dirottare altrove i 20 miliardi già stanziati. Landini potrebbe tranquillamente dire quello che abbiamo capito tutti: «Non firmo i contratti perché devo prima vincere i referendum, dimostrare che conto ancora qualcosa, mettere il fiato sul collo al Pd e poi, eventualmente, patteggiare una candidatura politica o, addirittura, tentare la scalata alla segreteria del partito facendo le scarpe alla dottoressa Elly Schlein». Siccome manca poco al referendum, con uno scatto di coraggio potrebbe ammettere, con sincerità, i motivi di questo atteggiamento che blocca gli aumenti a milioni di lavoratori a sfavore dei lavoratori stessi ma a favore della carriera politica di Landini. Lui non lo dirà mai, ma gli altri lo hanno capito tutti.
Roberto Benigni. Nel riquadro, il video postato su TikTok dove l'attore è alla guida con il cellulare (Ansa)