2025-09-22
L’America abbraccia Kirk: in 200.000 all’addio
Code di auto fin dall’alba per raggiungere lo stadio di Phoenix e omaggiare l’attivista ucciso. La vedova: «È morto felice, porto il suo ciondolo macchiato di sangue». Presenti Trump, Vance, Rubio, Kennedy, Musk. Installato vetro anti proiettile per il tycoon.Indossando l’abito che si mette in chiesa alla domenica, il Sunday best, di colore bianco, blu o rosso, come la bandiera americana, decine di migliaia di persone hanno voluto dare l’ultimo saluto a Charlie Kirk. La cerimonia «celebrerà la vita di un grande uomo» aveva detto ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, mentre lasciava la Casa Bianca in direzione dell’evento. E così è stato. I funerali sono iniziati alle 11 ora locale allo State farm stadium di Glendale, in Arizona, ma già da mezzanotte la folla si era radunata in fila al di fuori dell’arena per cercare di accaparrarsi un posto all’interno della struttura. La location, con una capienza di 63.000 posti, non è stata infatti in grado di ospitare tutti coloro che hanno voluto rendere omaggio a Kirk: secondo le ultime stime fornite dalla polizia erano presenti oltre 200.000 persone. E a distanza di un’ora dall’inizio dell’evento, i cancelli dello stadio sono stati chiusi una volta raggiunti i 46.000 spettatori, sia per questioni logistiche che di sicurezza. È stato possibile seguire la cerimonia funebre anche da un maxischermo collocato nella Desert diamond arena, che però poteva ospitare solo circa 20.000 persone.All’interno dello State farm stadium nessun dettaglio è stato trascurato: sopra ogni sedile sono stati collocati poster con un ritratto di Kirk e con la scritta del versetto biblico di Isaia 6,8 che recita «Eccomi Signore, manda me!», una foto dell’attivista con scritto «Never surrender» («Mai arrendersi») e un braccialetto rosso di gomma che riporta la frase «We are Charlie Kirk» («Noi siamo Charlie Kirk»). Si è trattato di un funerale inusuale: seguendo le richieste degli organizzatori nessuno si è presentato vestito di nero e prima dell’arrivo degli ospiti, sul palco alcuni musicisti cristiani hanno suonato canzoni, mentre chi ha preso posto alzava le mani a tempo di musica e pregava. E se è già noto il legame profondo che Kirk aveva instaurato con i giovani, i funerali di ieri sono stati la dimostrazione che i suoi ideali hanno fatto breccia in tutte le fasce di età: a essere presenti non sono stati solo gli adolescenti, ma anche gli anziani e i genitori con i loro figli.Tutti accomunati dagli stessi valori: rispetto, non violenza, famiglia, fede. D’altronde, come ha affermato il Faith senior director di Turning point Usa, Lucas Miles, l’uccisione di Kirk è come se avesse innescato «un risveglio di massa» del cristianesimo, con «la partecipazione alle funzioni religiose che sta esplodendo in tutto il Paese» e con «molte chiese che hanno segnalato il doppio delle presenze». Tra le testimonianze raccolte dalla Cnn, c’è chi ha raccontato: «Credo che abbiamo perso il desiderio di confrontarci con opinioni opposte e credo che Charlie sia davvero intervenuto e abbia cercato di colmare questa lacuna». Per alcuni «la presenza» è stata il «minimo» per «dimostrare» di essere «dalla parte del cristianesimo e della verità».Per l’occasione sono state predisposte stringenti misure di sicurezza: il dipartimento della Sicurezza interna degli Stati Uniti ha infatti classificato l’evento come livello 1, ovvero il più elevato possibile, al pari quindi del Super Bowl o della maratona di New York. Le misure messe in atto sono state anche la conseguenza della presenza degli alti funzionari americani: un vetro antiproiettile ha quindi circondato il podio al fine di proteggerli. Come già annunciato, infatti, a prendere parte all’evento è stata buona parte dell’amministrazione Trump: oltre al tycoon e a J.D. Vance, hanno partecipato anche il segretario di Stato, Marco Rubio, il capo del Pentagono, Pete Hegseth, il segretario alla Salute, Robert F. Kennedy Jr, la direttrice dell’intelligence nazionale, Tulsi Gabbard, il consigliere, Stephen Miller, il capo di gabinetto della Casa Bianca, Susie Wiles, il direttore dell’ufficio del personale presidenziale della Casa Bianca, Sergio Gor. Inoltre, a voler dare l’addio a Kirk di persona sono stati anche Elon Musk, Steve Bannon e l’ex conduttore di Fox News, Tucker Carlson. Il primo a prendere la parola è stato il pastore Rob McCoy che, dopo aver raccontato l’ultimo viaggio con Kirk un paio di settimane fa in Corea, ha ribadito: «Turning point è vivo e vegeto. A tutti coloro che si sono detti preoccupati per il futuro, dico: ora al picco della storia di Turning Point». Chi ha sottolineato invece l’abilità dell’attivista nel raccogliere i fondi è stata Rebecca Dunn, ovvero una delle principali donatrici dell’organizzazione fondata da Kirk. Poco dopo, a salire sul palco sono stati diversi esponenti di Turning point, che hanno ricordato il principio della «compassione» ma senza «scendere a compromessi sulla verità». L’entusiasmo della platea è stato evidente anche quando l’ex capo dello staff di Kirk, Mikey McCoy, ha citato la frase del filosofo Søren Kierkegaard: «Il tiranno muore e il suo dominio è finito, il martire muore e il suo dominio inizia». Gli occhi ieri sono stati puntati anche sulla vedova Kirk, Erika. Poco prima della cerimonia commemorativa, in un’intervista al New York post, ha affermato di indossare una collana macchiata con il sangue di Charlie. L’attivista la portava nel momento in cui è stato ucciso ed è stata rimossa dal suo corpo quando i dottori cercavano di bloccare l’emorragia. Erika Kirk ha anche reso noto che il marito era bersagliato da minacce di morte, specialmente nell’ultimo anno. Nonostante la sera prima Erika gli avesse consigliato di indossare un giubbotto antiproiettile, Kirk si era rifiutato dicendo «non ancora». Ha poi ricordato quando ha visto il marito in ospedale: «I suoi occhi erano semiaperti. E aveva quel mezzo sorriso consapevole, come la Gioconda. Sembrava morto felice. Come se Gesù lo avesse salvato. Il proiettile è arrivato, lui ha sbattuto le palpebre ed era in paradiso».Nel momento in cui il giornale va in stampa, la moglie di Kirk e i vertici dell’amministrazione americana non sono ancora saliti sul palco. Trump, che parlerà per ultimo, e Vance sono stati intanto accolti allo stadio dall’ovazione del pubblico che ha gridato «Usa! Usa!». Poco prima, Vance ha scritto su X: «La scorsa settimana abbiamo portato a casa in Arizona il mio amico Charlie per l’ultima volta. Oggi torniamo in Arizona per onorare il suo sacrificio».
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