2024-02-26
L’ambientalismo ragiona come le Br
Un libro di Alessandro Orsini spiega il meccanismo che anima i talebani ecologisti: solo loro sono depositari della «verità». E per perseguirla si deve annullare la libertà altrui.«La politica è oltre la vita della gente. È un “grande disegno” prossimo al divino». Questa suggestiva frase è stata pronunciata da Valerio Morucci, militante delle Br tra i più celebri. Non stupisce il fatto di trovarla sulle labbra di un aspirante rivoluzionario comunista. A colpire è piuttosto l’efficacia che hanno queste parole nel descrivere la realtà della politica contemporanea. Se ci pensate bene, vi accorgerete che l’idea che la vita delle persone sia tutto sommato trascurabile e sacrificabile in nome di un disegno superiore, di un «bene più grande», è oggi dominante. Si può rinchiudere in casa una intera popolazione per «salvarla» da una pestilenza che funesta il mondo. Si possono ridurre sul lastrico gli agricoltori o imporre assurdi limiti di velocità o vessare inutilmente i cittadini costringendoli a cambiare casa o auto per «salvare il pianeta». Si possono bombardare migliaia di innocenti per «esportare la democrazia». Si protesta - anche giustamente perché la polizia si scontra con un manipolo di studenti filopalestinesi - ma non ci si turba se le stesse forze dell’ordine caricano i manifestanti anti green pass. E il motivo è che questi ultimi sono presentati come le forze del male che tentano di impedire la realizzazione di un «grande disegno» salvifico. La frase di Morucci apre un capitolo di un gran bel libro firmato da Alessandro Orsini intitolato Anatomia delle brigate rosse, di cui Rubbettino ha appena pubblicato la terza edizione. Influenzato dal lavoro di Luciano Pellicani, il saggio mostra come il terrorismo rosso (e in parte anche quello di segno opposto) sia spiegabile attraverso le categorie dello gnosticismo politico: una ristretta cerchia di eletti si convince di poter salvare l’umanità, di poterla purificare dalla corruzione, e per farlo è disposta a utilizzare ogni mezzo. Orsini spiega che «uno dei tratti tipici della mentalità brigatista è la sacralizzazione della politica. I brigatisti hanno il compito di redimere gli uomini, indicando loro la via che conduce alla salvezza. [...] Come ogni “salvatore” che si rispetti, il brigatista è depositario di una “verità assoluta”, in cui è racchiusa la “ricetta” per eliminare ogni forma di sofferenza umana. Questa ricetta consiste nella distruzione del mondo presente, attraverso la violenza rivoluzionaria. Il che è quanto dire che il futuro dell’umanità dipende dalla politica».A ben vedere, questa analisi non spiega soltanto le forme estreme della violenza rivoluzionaria, ma descrive compiutamente il modo in cui oggi si dipana il cosiddetto pensiero unico. «L’adesione all’ideale comunista ha consentito al brigatista di riversare la sua vocazione mistico-religiosa sulla politica, la quale assume, così, un carattere salvifico», scrive Orsini. «Al di fuori della politica rivoluzionaria, la vita non ha significato alcuno. Per il suo tramite, è possibile risolvere tutte le contraddizioni che affliggono la convivenza umana. Ma deve essere una politica illuminata dalla “verità” marxista e sorretta dalla “fede” nel potere palingenetico della prassi rivoluzionaria. Il bisogno di “assoluto” del brigatista vie ne cosi appagato. Tutte le sue energie psichiche possono essere rivolte a un’ideale di redenzione, che attribuisce un significato altissimo alla sua esistenza. Il brigatista si spoglia della sua condizione di individuo marginale per trasformarsi in “eroe”. Egli sceglie di sacrificarsi per il bene dell’umanità, assumendo il compito di condurre gli oppressi e gli sfruttati nel regno della luce». Come per gli antichi gnostici, il brigatista descrive un mondo immerso in una «catastrofe permanente», che solo la sua «giusta» azione può impedire.Non ragionano forse così gli ambientalisti radicali? Non vengono giustificate in questo modo le «guerre giuste» in cui a ripetizione l’Occidente si impegna? Non è forse una realtà corrotta a cui si deve porre rimedio raddrizzando la creazione quella descritta dai sostenitori delle teorie di genere, che infatti vogliono rettificare l’errore commesso al momento della assegnazione del sesso ai bambini? Il libro di Orsini torna sugli scaffali anche in virtù della grande fama che il professore ha guadagnato di recente, ma merita di starci perché dice molto, moltissimo della politica odierna. Che con il terrorismo rivoluzionario ha molto in comune. Anzi, troppo.
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