2018-08-07
L’alternanza scuola-lavoro bocciata: «È inutile e non motiva gli studenti»
Il Consiglio superiore della pubblica istruzione demolisce la riforma Fedeli. Era stata enfatizzata come un'innovazione, invece è al palo: il personale non è stato formato e gli istituti sono stati lasciati soli.Studenti costretti a «formarsi» cucinando hamburger o facendo volantinaggio per strada. Altri spediti a pulire i bagni di ristoranti e alberghi, trasformati in manodopera a costo zero per aziende senza scrupoli. Sono i risultati indesiderati ma purtroppo reali della cosiddetta alternanza scuola-lavoro, iniziativa lanciata dall'ex ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, come una rivoluzione: una «modalità didattica innovativa», un metodo per «arricchire la formazione» e, addirittura, per «orientare il percorso di studio e in futuro il lavoro».Buoni propositi rimasti, nella maggior parte dei casi, nel mondo dei desideri. La Verità, per prima, ha sempre raccontato contraddizioni e problemi dell'alternanza, quella che in teoria doveva rappresentare la panacea contro la disoccupazione giovanile.Adesso anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha bocciato non tanto l'idea, quanto la sua realizzazione. Il giudizio negativo parte dal presupposto che «gli studenti sono senza motivazioni», situazione aggravata dal fatto che «spesso i progetti formativi sono del tutto inutili», motivo per il quale di fatto «l'alternanza scuola-lavoro non funziona e non offre nulla di concreto ai giovani studenti». Il rapporto è stato depositato nelle scorse settimana dal Cspi e contiene il riassunto di tutte le criticità che hanno reso la rivoluzione ideata dal governo di Matteo Renzi un flop senza precedenti. Nel dettaglio, si punta l'indice contro «l'obbligatorietà introdotta troppo repentinamente» e «senza la predisposizione di risorse adeguate in termini economici e di personale».Fra gli altri punti sottoposti alla bocciatura del Consiglio c'è l'assenza di una adeguata formazione del personale scolastico che avrebbe dovuto attuare le novità, così come il mancato supporto organizzativo alle scuole che hanno dovuto farsi carico di programmare le attività con i soggetti ospitanti. Ovvero con le aziende, le imprese e gli enti pubblici ai quali gli studenti sono stati affidati. Infine, viene citata anche la mancata riflessione sul tema del lavoro e del rapporto fra scuola e mondo dell'occupazione. Il Cspi non si è limitato a demolire la riforma, ma ha anche proposto alcune correzioni. Spiegando che «il monte ore obbligatorio va rivisto e ripensato, lasciando ai singoli istituti maggiore autonomia». Attualmente l'obbligo riguarda tutti gli studenti dell'ultimo triennio delle superiori. Parliamo di 400 ore per gli istituti professionali e almeno 200 per i licei e parliamo anche di circa un milione e mezzo di alunni coinvolti.Secondo l'organo di garanzia, l'alternanza scuola-lavoro dovrebbe essere concepita «come una modalità formativa e allo stesso tempo come uno strumento didattico a disposizione sia dei docenti sia degli alunni, allo scopo di arricchire la formazione di cittadini critici e consapevoli». Obiettivi nobilissimi che però, fino a oggi, la riforma non è riuscita minimamente a centrare. Ne sono prova le tantissime polemiche che, fin dagli esordii, hanno investito l'alternanza. Le cronache parlano di liceali utilizzati nelle cucine fast food, costretti a preparare hamburger, spillare birra e friggere patatine. Ma anche di ragazze «assunte» purché di bella presenza o finite a spazzare in terra invece di svolgere la mansione pattuita. Storie come queste sono tantissime, in tutta Italia. Salvo poche eccezioni positive, come ad esempio le attività di restauro delle opere d'arte. E così anche i diretti protagonisti di questo meccanismo, e cioè gli studenti, hanno più volte cercato di far sentire la propria voce. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati gli alunni del liceo napoletano Vittorio Emanuele II. Secondo gli accordi della loro scuola avrebbero dovuto lavorare come guide per i turisti nel museo di mineralogia dell'università Federico II nei fine settimana. Di fatto sostituendo gli operatori per risparmiare sugli straordinari. Infatti i sindacati denunciano il tentativo d'introdurre, per legge, la precarietà fin dall'adolescenza.I lavori che i ragazzi si sono trovati ad affrontare, nella maggior parte dei casi, nulla hanno a che fare con il loro percorso di studi, tanto meno con i loro sogni o i loro interessi. Al contrario, finora l'alternanza è apparsa più come una formula di sfruttamento istituzionalizzato. Basti pensare a casi come quelli di Nadia, alunna di un istituto alberghiero di Bari. Secondo il programma avrebbe dovuto assistere ai fornelli lo chef di un hotel. Invece si è ritrovata a rassettare i bagni delle stanze. Difficile immaginare in che modo questa mansione possa arricchire il suo percorso. Eppure l'alternanza, entrata in vigore con la famigerata Buona scuola, in questi anni ha fatto il suo corso, diventando obbligatoria per tutti gli studenti dell'ultimo triennio delle superiori. Non importa se nel frattempo troppe aziende hanno risparmiato una montagna di denaro facendo lavorare, gratis, ragazzini nella maggior parte dei casi minorenni. Non importa neanche se si siano verificate molestie sessuali sul posto di lavoro. Episodi denunciati anche dalla Cgil che ha fatto sapere come non esistano «strumenti adeguati per prevenire e sanzionare abusi sulle studentesse e sugli studenti in alternanza». E adesso arriva la bocciatura ufficiale. Quella dalla quale il neo ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, dovrà partire per cambiare le cose.
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