2023-05-05
La Lagarde aumenta ancora i tassi e chiede di non aiutare più le famiglie
Christine Lagarde (Getty Images)
Il presidente della Bce ufficializza il rialzo di 0,25 punti al 3,75% e annuncia che le strette non sono finite. Poi invade il campo della politica: stop alle misure decise dai governi per contrastare la crisi energetica.Piazze europee in rosso anche per i timori che la crisi americana si aggravi. Nuovo crollo sul mercato per PacWest.Lo speciale contiene due articoli.Venticinque punti base. Un rialzo atteso. Non da falco, come sarebbe invece stato una spinta di 50 punti, ma da mezza colomba. La decisione del Consiglio direttivo della Bce annunciata ieri, infatti, porta i tassi di interesse di riferimento dell’eurozona al 3,75% il valore più elevato dall’ottobre del 2007. Segue un primo aumento da 50 punti base nel luglio di un anno fa, due aumenti da 75 punti base a settembre e ottobre e 3 ulteriori incrementi (a dicembre, febbraio e marzo) da 50 punti base. Il tasso sulle operazioni marginali sale al 4%, quello sui depositi parcheggiati dalle banche commerciali presso la stessa istituzione sale al 3,25 per cento. La stretta monetaria rallenta ma per ora non si ferma. Christine Lagarde, in conferenza stampa, ha precisato che «c’erano diverse opinioni al meeting, però siamo d’accordo che non stiamo facendo una pausa sul rialzo dei tassi e che la strada da percorrere è ancora lunga. Il lavoro di equilibri ha portato a una opinione quasi unanime». Le «future decisioni» del Consiglio direttivo, aveva del resto spiegato il comunicato ufficiale pubblicato al termine della riunione, «assicureranno che i tassi di politica monetaria saranno portati a livelli sufficientemente restrittivi per ottenere un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2% e saranno mantenuto a quei livelli quanto sarà necessario». Quella annunciata ieri appare dunque come una soluzione di compromesso fra le varie anime del consiglio, fra falchi e colombe, considerato che come, come ammesso da Lagarde, alcuni governatori in sede di discussione hanno spinto per un rialzo di mezzo punto percentuale. Per soddisfare i falchi, il consiglio ha peraltro annunciato che da luglio «si aspetta» che i reinvestimenti dei titoli in scadenza acquistati nel corso del quantitative easing (il programma App) siano interrotti. Fino a giugno saranno pari a 15 miliardi al mese. Viene quindi varato un quantitative tightening totale (ovvero si riduce la liquidità in circolazione con lo scopo di frenare la crescita economica) stimato in 25 miliardi al mese. Un ritmo che porterebbe quel portafoglio a quota zero in 12-15 anni.Bisogna fare di più, ha detto la presidente della Bce senza però precisare quale sarà il tasso terminale. «Lo scopriremo quando vi arriveremo, ovvero quando rileveremo che le misure prese sino ad ora stanno avendo l'effetto desiderato sulle aspettative di inflazione». Perché «i ritardi e la forza della trasmissione all’economia reale restano incerte», ha sottolineato Lagarde assicurando che anche in futuro ogni decisione continuerà a essere presa con un approccio «meeting dopo meeting», sulla base dei dati in arrivo. Nel frattempo, i vertici di Francoforte cercano alibi o quantomeno di condividere il peso dell’ennesimo aumento dei tassi. Ieri dall’Eurotower è così arrivato un richiamo ai governi, che, «in modo concertato», devono abrogare le misure di sostegno decise per contrastare la crisi energetica, per evitare che alimentino le pressioni sull’inflazione a medio termine: un simile scenario richiederebbe poi una «risposta più forte» della politica monetaria. «Le politiche fiscali dovrebbero essere orientate a rendere la nostra economia più produttiva e a ridurre gradualmente l’elevato debito pubblico», ha aggiunto Lagarde, e anche quelle volte «a migliorare la capacità di approvvigionamento dell’area dell’euro, soprattutto nel settore energetico, possono contribuire a ridurre le pressioni sui prezzi nel medio termine». A questo proposito, «accogliamo con favore la pubblicazione delle proposte legislative della Commissione europea per la riforma del quadro di governance economica dell'Unione Europea, che dovrebbe concludersi a breve». Poi, una annotazione sulle mosse di politica monetaria negli Stati Uniti. «Non dipendiamo dalla Fed», la Bce «può proseguire nella sua stretta anche se loro fanno una pausa». Riguardo alle turbolenze bancarie, che riguardano per ora soprattutto gli Stati Uniti, Lagarde ha ribadito che il comparto europeo si è dimostrato solido e si è detta fiduciosa sulla prossima scadenza dei fondi presi in prestito dalle banche tramite le aste Tltro. «Sulle aste non c’è alcuna sorpresa. Abbiamo offerto la possibilità di anticipare i rimborsi per evitare l'effetto valanga che ci sarebbe stato a giugno con rimborsi per oltre mille miliardi. Invece con i rimborsi anticipati siamo scesi a 477 miliardi. Le banche si sono preparate per tempo per questa scadenza e c’è molta liquidità. In ogni caso non mi sorprenderebbe se alcuni strumenti esistenti come l’accoglimento in toto delle richieste di finanziamento venissero utilizzati nuovamente. Se qualcosa dovesse succedere, abbiamo dimostrato che sappiamo essere creativi». Secondo il vice presidente Luis de Guindos, «se guardiamo alle caratteristiche delle banche statunitensi andate in difficoltà, condividono alcuni fattori: sono di media grandezza, regionali, sono in qualche modo vulnerabili alle crisi. Penso che questo modello non sia comparabile con quello delle banche europee, resilienti per il livello di calpitali, liquidità, la qualità degli asset liquidi». Speriamo. Intanto, sempre ieri la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva al Brussels Economic Forum ha confermato che secondo le previsioni Fmi l’inflazione in Europa non tornerà all’obiettivo del 2% «fino al 2025» e ribadito la ripresa nel 2024 sarà «modesta». L'ultimo rapporto del Fmi di aprile non a caso si intitolava: «Una ripresa accidentata». La prossima riunione a Francoforte è attesa per il prossimo 15 giugno. L’attesa degli analisti è per un altro rialzo di 25 punti base, rimanendo aperta la possibilità di un ulteriore rialzo della stessa entità nel meeting del 27 luglio.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lagarde-aumenta-ancora-tassi-2659954968.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-borse-vanno-giu-oltre-a-francoforte-pesano-le-banche-usa" data-post-id="2659954968" data-published-at="1683255666" data-use-pagination="False"> Le Borse vanno giù. Oltre a Francoforte pesano le banche Usa L’impatto sulle Borse dell’ennesimo rialzo dei tassi da parte della Bce è stato contenuto: in Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha lasciato sul terreno lo 0,61%, in linea con le altre piazze europee. Francoforte ha perso lo 0,51%, Parigi lo 0,85% mentre Londra ha ceduto l’1,1 per cento. Ad archiviare la giornata in rialzo, però, è stato lo spread tra Btp italiani ed omologhi Bund tedeschi che è salito a 192 punti, dopo aver aperto questa mattina a 187. Il rendimento dei titoli di Stato italiani resta sopra al 4% a 4,116%. L’annuncio della fine dell'Asset Purchase Program a luglio, secondo alcuni analisti, è stato un po’ più anticipato di quanto ci si aspettasse e questo potrebbe far salire ulteriormente i rendimenti dei titoli di Stato europei, soprattutto nelle aree geografiche più periferiche come l’Italia e la Grecia, dove in passato si è assistito al maggior numero di sostegni prolungati. Nel breve vi potrebbe quindi essere un temporaneo allargamento dello spread attorno ai 200-230 punti base in conseguenza anche della prospettiva di minore supporto derivante dai reinvestimenti dell’App della Bce, soprattutto ad ottobre, quando sarà raggiunto il picco 2023 mensile di scadenze di circa 53 miliardi. L’allargamento dovrebbe comunque rientrare mano a mano che si concluderanno le trattative anche sul nuovo patto di stabilità e crescita. Nelle sale operative l’aumento di 25 punti base era lo «scenario con più elevate probabilità soprattutto dopo la pubblicazione qualche giorno fa dell’indagine sullo stato di salute del mercato del credito nell’Eurozona». I broker parlano di una soluzione di “compromesso” tra le istanze di falchi e colombe, lasciando ancora aperta la decisione sulla Tltro in scadenza a fine mese. Secondo Hsbc la Bce ha affermato che «l’inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo troppo lungo e non ha fornito alcuna indicazione esplicita di politica monetaria, se non quella di ribadire l’importanza di un approccio basato sui dati». Tuttavia, il fatto che la banca centrale europea abbia dichiarato che assicurerà che i «tassi di policy saranno ricondotti a livelli sufficientemente restrittivi lascia intendere che la traiettoria di rialzo dei tassi non è ancora giunta al termine. Ciò è in linea con la nostra stima secondo cui il mese prossimo ci sarà un altro rialzo dei tassi di 25 punti base, con il rischio che i rialzi proseguano fino a luglio». Ieri, però, riflettori del mercato sono rimasti ben accesi anche su Wall Street che ha aperto in calo di tutti gli indici. E le vendite, soprattutto sul Dow Jones, sono accelerate a metà seduta. Mercoledì il presidente della Fed, Jerome Powell, ha alzato i tassi di 25 punti base lasciando la porta aperta a una pausa e assicurando che la crisi bancaria è archiviata. Ieri, però, un altro istituto è crollato in Borsa: PacWest, con sede a Beverly Hills, sta prendendo in considerazione uno spezzatino o un aumento di capitale, e il titolo ieri ha aperto a -45%, dopo aver perso fino al 58% mercoledì e il 28% martedì, quando gli investitori hanno venduto i titoli delle banche regionali in seguito all’accordo di Jp Morgan per rilevare First Republic Bank. La corsa ai depositi ha già colpito tre gruppi con sede in California e uno a New York: Silvergate Bank, Signature Bank, Silicon Valley Bank (Svb) e appunto la First Republic Bank. «La banca non ha registrato deflussi fuori dall’ordinario», ha assicurato PacWest mercoledì aggiungendo che di recente, «la banca è stata contattata da diversi potenziali partner e investitori, le discussioni sono in corso». Nel frattempo, però, un anno di aumenti dei tassi di interesse ha abbattuto il valore delle partecipazioni obbligazionarie nel portafoglio delle banche Usa e ha portato la somma delle perdite non realizzate (teoriche, finchè i T-bond non sono venduti) degli istituti di credito a una cifra stimata, scrive l’agenzia Bloomberg, di 1,84 trilioni di dollari, con problemi correlati nel settore immobiliare. Queste pressioni al ribasso nel prezzo dei bond sono più evidenti nelle banche piccole, che hanno meno risorse per difendersi. Gli investitori Usa stanno, infine, valutando gli ultimi dati macroeconomici e concentrano le preoccupazioni sul tetto del debito. La bilancia commerciale degli Stati Uniti ha registrato a marzo un deficit di 64,2 miliardi di dollari, rispetto al dato del mese precedente rivisto a 70,6 miliardi da 70,5 miliardi. Il disavanzo è migliore di quello previsto dagli economisti che si aspettavano un deficit pari a 70 miliardi. Ma le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione nel Paese (dato destagionalizzato) sono aumentate di 13mila unità a quota 242mila e il numero di sussidi continuativi al 22 aprile è sceso di 3.800 unità a quota 1,805 milioni.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».