2020-01-10
«L’aereo di linea è stato abbattuto». Aumentano le prove contro Teheran
I servizi americani confermano: segnali di attività contraerea prima dello schianto del volo della Ukrainian. Kiev denuncia: hanno ripulito i detriti con i bulldozer. Regime sotto pressione, 82 dei 176 morti sono iraniani. Ci sono quattro indizi. Abbastanza per continuare a indagare e porre dubbi sulle risposte fornite dal regime iraniano sul volo Ps752 della Ukrainian International Airlines, precipitato mercoledì vicino a Parand, nella provincia di Teheran, pochi minuti dopo il decollo dall'aeroporto Imam Khomeini della capitale: 176 morti tra passeggeri ed equipaggio.L'Iran continua a propagandare la versione del problema tecnico sul Boeing 737-800 della compagnia ucraina, che copriva una tratta spesso usata dai canadesi (numerosissimi a bordo) come collegamento in vista di un successivo volo Kiev-Toronto. «L'aereo, che all'inizio si dirigeva verso Est per lasciare la zona dell'aeroporto, ha girato a destra a causa di un problema e stava tornando all'aeroporto nel momento dell'incidente», ha spiegato ieri notte sul suo sito l'Organizzazione per l'aviazione civile iraniana. Tuttavia, non è stato possibile verificare la teoria del cambio direzione visto che i siti di tracciamento non la riportano. E sono diversi gli esperti del settore che nutrono dubbi circa un possibile problema tecnico a un mezzo consegnato nel 2016 e con tutti i controlli a posto: perfino quelli di routine svolti all'aeroporto di Malpensa poche ore prima. Inizialmente l'ambasciata d'Ucraina a Teheran concordava, poi sono sorti i primi dubbi. Tanto che ora le autorità ucraine non escludono che la caduta del Boeing possa essere stata causata dall'impatto con un missile antiaereo, da una collisione di altro tipo o che sia frutto di un atto di «terrorismo». Al lavoro per indagare sul disastro c'è un team di esperti ucraini, che ieri a Teheran ha incontrato le autorità iraniane: i funzionari locali non hanno dato accesso all'area dello schianto. La repubblica islamica ha invitato a partecipare all'inchiesta anche Canada e Svezia, che nella tragedia hanno avuto rispettivamente 63 e 10 morti.Come detto, almeno quattro cose non quadrano. Primo: le autorità iraniane hanno inquinato la scena. Ieri, infatti, sono circolate in Rete foto di bulldozer sull'area agricola alla periferia di Teheran su cui è precipitato il velivolo. I media ucraini riportavano che buona parte dei detriti sono stati raccolti e spostati. Secondo: l'Iran continua a negare a Boeing le scatole nere. Il governo ne è in possesso ma il rapporto dell'autorità dell'aviazione civile spiega che i supporti hanno subìto danni e alcune parti della memoria sono perdute. Nelle scatole, che registrano i dialoghi fra piloti, potrebbe essere nominato un oggetto in rotta di collisione segnalato dai sistemi di bordo. Terzo: le autorità ucraine dicono che non ci sono segni di problemi al motore, che pur Teheran ribadisce facendo leva sulle ultime vicissitudini che hanno coinvolto Boeing e il turboventola francostatunitense Cfm-56.Quarto: un iraniano in esilio ha pubblicato su Twitter la foto di un missile esploso. Si tratterebbe di un moderno sistema antiaereo semovente russo a corto raggio del tipo Tor M-1. L'Iran ordinò alla Russia 29 esemplari nel 2005, consegnati due anni più tardi. «Comunicazione improvvisamente caduta, nessuna chiamata di emergenza e nessun codice di emergenza, un video di una palla di fuoco nel buio dei cieli a Sud di Teheran, infine lo schianto del velivolo a ben 15 chilometri dall'ultimo punto di contatto». È la sintesi che fa Julian Röpcke, giornalista della Bild. Röpcke spiega inoltre di aver confrontato gli scatti del resto del Tor con le immagini trovate in Rete di Parand, le strade, i marciapiedi ancora in costruzione, i materiali, i sistemi di irrigazione: tutto sembra confermare la veridicità di quello scatto.Sembra quindi prendere piede l'ipotesi dell'abbattimento da parte dei sistemi antiaerei iraniani, che potrebbero aver scambiato il Boeing della Ukrainian Airlines per un caccia statunitense, decidendo quindi di abbatterlo. È la possibilità che già l'edizione di ieri mattina della Verità caldeggiava, sottolineando le responsabilità di Teheran. Ieri l'hanno confermata tutti i grandi media americani (citando fonti da Usa e Iraq): l'intelligence di Washington ha captato prima il segnale di due missili, poi, a distanza di pochissimo tempo, un'esplosione. Sembra ormai certo che si sia trattato di un abbattimento eseguito dall'antiaerea di Teheran. Anche fosse un problema tecnico, però, l'Iran avrebbe un'enorme colpa: non aver chiuso lo spazio aereo civile nelle ore successive al raid missilistico contro le basi che ospitano militari statunitensi, ore cruciali in una guerra, durante le quali chi attacca è preparato a una risposta. Lasciare i cieli aperti in tale situazione significa mettere in pericolo qualsiasi aereo civile che sorvoli la zona. L'ayatollah Ali Khamenei aveva dichiarato che con i raid missilistici sulle basi statunitensi «l'Iran ha dato uno schiaffo agli Stati Uniti» in risposta all'uccisione del generale Qassem Soleimani (ai cui funerali sono morte, nella ressa, almeno 56 persone). Uno schiaffo indolore per Washington, che non ha perso uomini. Il rischio è che l'unico risultato della notte di attacchi sia l'abbattimento del volo ucraino, con a bordo ben 82 cittadini iraniani. Un particolare che potrebbe alimentare nuove proteste popolari contro il regime.