2018-06-14
Lady Gaga batte la depressione con dolcezza
Dopo il suicidio di Anthony Bourdain, la cantante racconta la sua esperienza con il «male oscuro». E spiega: è in aumento perché siamo sempre più isolati e le tecnologie digitali peggiorano la situazione. Il rimedio? Ritrovare empatia e gentilezza.Un viaggio in profondità nella mente di Robin Williams, il comico triste. Il documentario Come inside my mind esplora il disagio esistenziale dell'attore americano.Lo speciale contiene due articoliSono stati Miguel Benasayag e Gérard Schmit a spiegare, ormai parecchi anni fa, che viviamo nell'epoca delle «passioni tristi». La depressione, in particolare, è probabilmente il grande male dei nostri tempi. Se ne parla ovunque, forse persino troppo. Le librerie sono affollate da testi che insegnano ad affrontare il «cane nero» con i metodi più disparati, non sempre utili. Segno che questa «malattia del benessere» è effettivamente un'emergenza sociale. «La depressione», scrive Dima Qato della University of Illinois in uno studio appena pubblicato sul Journal of the american medical association, «è una delle principali cause di disabilità negli Usa e i tassi di suicidio stanno aumentando di anno in anno; è necessario dunque ripensare in maniera innovativa alla depressione come problema di salute pubblica». Negli Stati Uniti, in effetti, il disastro riguarda tutti i livelli della società, dalle fasce economicamente più deboli della popolazione fino alle celebrità televisive. Il suicidio di Anthony Bourdain, chef di vaglia e scrittore di talento, ha scatenato un dibattito mediatico notevole riguardo alla depressione. Tra i vari interventi in merito vale la pena di approfondire quello di Stefani Joanne Angelina Germanotta, 32 anni, nota al grande pubblico come Lady Gaga. Assieme alla madre, Cynthia Germanotta, ha creato una fondazione chiamata Born This Way, che si occupa di aiutare i ragazzi con problemi mentali e malattie come, appunto, la depressione. Per la sua attività benefica, Lady Gaga ha ottenuto un riconoscimento ai Global changemakers awards, e alla cerimonia di consegna ha colto l'occasione per parlare della sua esperienza. Tanto per cominciare, ha invitato chiunque soffra di patologie mentali o depressive a parlarne, «perché tenerle nascoste fa ammalare». Poi, la cantante ha letto il messaggio che le ha inviato un suo amico. «All'inizio pensavo di essere da solo e di essere una persona cattiva, ma poi sono stato in grado di essere onesto con il mio psichiatra», ha scritto il ragazzo. «L'onestà è stata accolta con sincero amore, preoccupazione e un sacco di sostegno dal mio team medico di salute mentale. Ho iniziato ad incontrare altri come me. (…) C'è tanto aiuto là fuori se hai il coraggio di essere onesto con te stesso e con gli altri su quello che stai passando». Secondo Lady Gaga, un modo per affrontare la depressione consiste nell'utilizzare la gentilezza. «Facciamo in modo che le persone stiano insieme e abbiano conversazioni vere, oneste», ha detto. «E che soprattutto siano gentili. La gentilezza non è un ripensamento del nostro lavoro. È la forza trainante per tutto ciò che facciamo. È l'obiettivo di ogni sfida. Per me, quasi tutti i problemi a cui puoi pensare possono essere risolti con gentilezza».Possono sembrare frasi di circostanza, dichiarazioni zuccherose buone per far commuovere i lettori dei rotocalchi. In verità, il messaggio di Lady Gaga è decisamente più serio e profondo di quanto possa sembrare a un primo sguardo. Sono anni che la cantante combatte contro l'ansia e di depressione. Ne ha parlato diffusamente, nel 2016, in un'intervista concessa alla rivista Billboard. «Ho sofferto di ansia e depressione per tutta la vita e ancora oggi ne soffro», disse. E spiegò di aver creato una fondazione proprio per aiutare gli adolescenti che sperimentano le sue stesse difficoltà: «Voglio che sappiano che quella profondità che sentono come esseri umani è normale». In quell'intervista, la Germanotta non si fermò alla superficie, anzi toccò alcuni punti che sono centrali. «Siamo nati in questo modo», spiegò, riferendosi ai giovani fragili come lei. «E il fatto che oggi ci sentiamo meno vicini, meno collegati può essere una conseguenza dell'eccessiva individualità di questo tempo». Ecco qui il primo nodo: l'individualismo. Una delle cause principali del proliferare della depressione è l'eccessiva concentrazione sull'io. L'individuo è schiacciato da una pressione costante, quella a soddisfare i propri bisogni immediatamente. Ha scritto Claudio Risé: «Da qui ha origine la depressione occidentale, dalla riduzione della vita a immediato consumo. Che si rivela fatale perché taglia ogni legame con la trascendenza [...]. Senza trascendenza, il colloquio con l'Altro divino, tutto si riduce a consumo, e la depressione diventa la malattia fatale dell'umanità». Come ben ha spiegato il filosofo Byung Chyul Han, l'Altro è stato espulso dalla nostra società. L'Altro divino, certo, ma anche l'Altro umano. Siamo isolati, particelle elementari. E Lady Gaga ha colto perfettamente il punto: «Le persone ormai non si guardano l'un l'altro, i ragazzi si sentono isolati», ha raccontato. E ha criticato il «predominio dei cellulari», mettendo in guardia sulla rivoluzione digitale: «Internet è una toilette. Se usato bene può diventare una fantastica risorsa». È stata la psicologa americana Jean Twenge a dimostrare la correlazione fra l'utilizzo spasmodico dei dispositivi digitali e l'aumento della depressione. Magari Lady Gaga non ha letto i suoi saggi, però ha ugualmente centrato l'obiettivo. La gentilezza a cui la cantante fa riferimento non è una generica bontà d'animo, bensì una forma di empatia. Il suo è un invito a recuperare i rapporti umani, il legame con l'Altro che questa società livellante cancella, creando ferite che nemmeno il successo mondiale può curare.Riccardo Torrescura<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lady-gaga-batte-la-depressione-con-dolcezza-2577824510.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="un-viaggio-in-profondita-nella-mente-di-robin-williams-il-comico-triste" data-post-id="2577824510" data-published-at="1757919971" data-use-pagination="False"> Un viaggio in profondità nella mente di Robin Williams, il comico triste «Ciascuno di noi custodisce un segreto profondo». È la voce di Robin Williams, morto suicida l'11 agosto del 2014, a riecheggiare in Come Inside My Mind, documentario che ne ripercorre vita e carriera cercando di capire cosa, quell'estate di quattro anni fa, abbia potuto provocare un gesto tanto inconsulto. «Robin Williams», dicono gli amici più stretti, gli occhi puntati alla telecamera, «era a suo agio, quando stava sul palco. Si sentiva tremendamente sicuro, là sopra. Ma, fuori, sembrava faticasse a sopravvivere». Perché, però, è frutto di pareri contrastanti. Il documentario che, diretto da Marina Zenovich, verrà trasmesso negli Stati Uniti il 16 giugno prossimo, raccoglie le tesi più disparate. Raccoglie le testimonianze dei colleghi, di Whoopi Goldberg e Steve Martin, di David Letterman e Billy Crystal. E raccoglie la rassegnata tristezza di Zachary Williams, secondo il quale il padre non sarebbe mai riuscito a cogliere il proprio valore. «Mio papà», racconta il ragazzo, oggi trentacinquenne, nel trailer del lungometraggio, «non si è mai reso conto, davvero, di quanto successo stesse avendo». Poi, un sorriso amaro. «Eppure», prosegue, «era la persona più di successo che io abbia mai conosciuto». Divertente, brillante, talentuoso. Robin Williams, che l'autopsia ha detto essere affetto dalla demenza da corpi di Lewy, era parte di quella cerchia ristretta cui solo gli attori più capaci, i geni, possono aver accesso. Il pubblico lo adorava. La critica lo portava in palmo di mano. Ma fama e amore non erano abbastanza. Williams, che nel documentario parla in prima persona, rivangando il proprio passato, un'infanzia segnata dalla paura di essere abbandonato, custodiva in sé un «segreto profondo». Una tristezza atavica, cui lo spettacolo sapeva dare tregua. «La stand up comedy, per me, è sopravvivenza: è quello che devo fare», ammette, nel trailer della pellicola, ricordando a chiunque stia di là dalla telecamera che non c'è finzione nelle proprie esibizioni. «Le mie non sono barzellette: non faccio battute. Uso, al contrario, i personaggi come un veicolo attraverso il quale esprimere me stesso», spiega Williams, che nei due minuti di filmato non riesce a liberarsi di quel suo sguardo, insieme, buono e mesto. Delle due anime che, a quattro anni dalla sua morte, ancora faticano a incontrarsi. L'opera di Marina Zenovich, presentata in anteprima allo scorso Sundance film festival, prova a riconciliare il Robin Williams attore con il Robin Williams uomo. Ma il tentativo, seppur lodevole, non ha alcuna soluzione. Robin Williams, alla fine del documentario, delle interviste e dei filmati inediti, resta la risultante di due forze opposte, luminosa l'una, oscura l'altra. Capirne il meccanismo, è pressoché impossibile. Perciò, allo spettatore non resta che coglierne la complessità, meravigliandosi una volta di più di fronte allo spettacolo che ha saputo produrre. Claudia Casiraghi
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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