
Accanto al monumentale tassodio di Porta Venezia a Milano altri cipressi calvi innalzano branche come maniche di un saio.È con grande gioia che avvio questa nuova serie di articoli che si è deciso d'intitolare Alberi d'Italia. In genere preferisco descrizioni, simbologie poetiche - fra i libri che ho scolpito figurano titoli come Giona delle Sequoie, I Giganti silenziosi, Il libro delle foreste scolpite, Ogni Albero è un Poeta - ma in questo caso è stata preferita una semplice categoria indicativa. Un'immagine semplice e geografica. Forse questo grande spavento che ci ha intrappolati avrà anche alcune conseguenze positive, come un certo ridimensionamento nello sguardo e delle iperboli.Ogni domenica incontreremo un albero monumentale d'Italia, «capitale» per qualche motivo: ad esempio la mole, oppure la sua storia. O ancora: una caratteristica morfologica, l'appartenenza botanica degna di rilievo. Per lo più si tratterà di alberi riconosciuti quali alberi monumento del nostro Paese, sia dalla legge nazionale del 2011, sia da leggi regionali che per molti anni hanno regolamentato questa normativa in assenza di una legge nazionale. Ma potremmo anche incontrare alberi non riconosciuti con valori di particolare rilievo.Come primo passo di questa rubrica ero combattuto: scegliere un grande albero che radica nella distanza dei boschi, delle montagne, nel cuore di un'isola, oppure un albero urbano, un cittadino secolare delle nostre città? Il recente viaggio a Milano ha risolto ogni dubbio.Dopo tre mesi di reclusione ho finalmente superato i confini della valle in cui abito, a nord-ovest di Torino, sono rientrato nei confini della mia regione natìa, la Lombardia. Il traffico in tangenziale è ritornato ad essere sostenuto. In autostrada è ancora lieve, ma la sorpresa arriva nel capoluogo milanese. Nonostante quel che mostrano i telegiornali la metropolitana è poco frequentata, due posti liberi ogni seduta disponibile. Camminare qui, fermarsi lì, uscire di qua, stazionare a questa distanza. Muoversi a piedi per Milano con indosso la mascherina è faticoso, noi occhialanti dobbiamo snebbiare le lenti ogni minuto, o quasi, o far finta di niente, magari imparando, quando non ci sono persone nelle immediate vicinanze, a respirare con le narici fuori dalla mascherina. Inoltre piove che Dio la manda, fa fresco e i corpi sbattono contro la luce scarsa dei primi di novembre. Ma ricordo di essere in giugno non appena esco dalla stazione Palestro e mi ritrovo davanti le folte chiome verdeggianti degli ippocastani e dei tassi dei Giardini Montanelli, circondando l'edificio del Museo di Storia Naturale. I due caprioli in bronzo sono sempre una visione simpatica. Pochi i passanti nei giardini, alcuni immigrati che trovano riposo sulle panchine e i soliti solitari corridori ipnotizzati dalla musica che si sparano nelle orecchie.Fino a pochi anni fa i giardini dell'ex Villa Reale erano sinonimo della grande quercia rossa detta da alcuni di Eugenio Montale, poiché si racconta che il poeta, quando collaborava con il Corriere della Sera e con Il Giornale, venisse qui a passeggiare e ad ammirare l'albero che al tempo ostentava grandi rami e il tronco tornito. Oggi purtroppo resta lo scheletro di quell'albero, a ottobre è definitivamente caduto, sradicandosi. Nel corso degli ultimi dieci anni la sua figura aveva dapprima richiesto una serie di sostegni per le ramificazioni che poi erano state capitozzate. Ma ancora i visitatori e le coppie di innamorati vi si fermavano accanto e chiedevano di essere ritratti in fotografia. Infine l'inaudita leggerezza dei bambini che ci giocavano addosso, il cui calpestio ha decretato l'inizio dell'ultimo doloroso periodo. Ora anche questo capitolo è concluso.I giardini sono i più antichi fra quelli disegnati nella città, anche se l'impianto originale pensato nel 1770 dal Piermarini è andato perduto. Un tempo segnava il confine orientale della città asburgica, sorgevano a cavallo delle mura che guardavano Venezia. Poi le mura sono state abbattute, con Napoleone la città si è aperta e i giardini sono cresciuti, i vialetti, i platani, gli alberi esotici. Lo zoo che fino a pochi decenni fa ospitava animali in gabbia, un passatempo feroce poi fortunatamente dismesso, qui come in altre città, e penso a Torino o a Palermo. Attualmente i grandi alberi presenti sono alcuni platani, tre almeno hanno dimensione monumentale, e quel che è l'albero della città che prediligo e ogni tanto torno a visitare, uno splendido tassodio. Taxodium disticum è il nome scientifico, nomi comuni cipresso calvo - poiché in autunno, nonostante sia una conifera, come i nostri larici alpini perde gli aghi - o cipresso della palude, poiché specie che prolifica accanto alle acque. Provenienza: regioni meridionali degli Stati Uniti d'America. Anni fa lo chiamai il Sacerdote, un nome che lentamente si è diffuso e viene citato anche da altri cercatori d'alberi. Oggi, invece, standoci di fronte, sovrastato dalla sua vasta chioma, sotto questo cielo basso e uggioso, in giardini semideserti, lo vedo nella sua sontuosa teatralità congelata: dalla base si alzano allargandosi due branche che paiono le maniche del saio di un monaco che prega il proprio Dio. La pioggia rende scura la corteccia fibrosa, quasi nerastra. E accanto a lui, in ordinata fila indiana, altri tassodi più sottili, ne conto sei. Un abate e i suoi monaci. Un'immagine che mi fa sorridere. Altre colonie sono disseminate lungo le sponde del laghetto, oltre il ponticello, con le radici a imbuto capovolto, e quelle curiose escrescenze che ogni tanto spuntano dal terreno, come dei gomiti lignei, scolpiti, i pneumatofori, ovvero l'apparato respiratorio alternativo, avventizio, di questi alberi che crescendo con le radici nell'acqua riescono a raccogliere l'ossigeno che altre piante normalmente racimolano sotterra. Noi pensiamo che le radici degli alberi servano a stabilizzarne il peso e a raccogliere nutrimento, ma servono anche a respirare. In acqua, come sappiamo, per respirare servirebbero le branchie che gli alberi non possiedono; quindi creano queste strutture che si innalzano dal terreno anche di diverse decine di centimetri. L'albero monumentale porta una targhetta metallica della città di Milano: questo è il bene comunale catalogato numero 55645. Il suo vasto abito si amplia, risalendo verso la cima. Visto dalla parte delle panchine se ne ammira l'architettura lignea, visto dalla riva opposta del laghetto invece ostenta la chioma che risale fino ai trenta metri (circa) che rappresenta l'altezza superiore. Uno degli alberi più alti dei giardini, credo in competizione solo con altri tassodi e i cedri. Su un ramo-braccio si è accumulato uno strato di terriccio e muschio, dentro il quale ha radicato una piantina di tassodio alta due spanne. Pare suggerirci: come dai semi spuntano foreste dalle parole sbocciano filosofie e conoscenza. Eppure sappiamo che il loro dio è il sole e che la sua lingua è il silenzio. Non c'è un'età certa, l'albero è ultrasecolare, con una certa probabilità fra i cento e i centocinquanta. Ovvero fra la risistemazione dei giardini avvenuta nel 1862, a cura dell'architetto Giuseppe Balzaretto, e l'inaugurazione del Museo di storia naturale, nel 1892. La misura standard di un albero viene colta in circonferenza del tronco a 130 cm dalla base, al cosiddetto «petto d'uomo» (pdu), che qui mi consegna misure leggermente discordanti: 636, 640 e 642 cm. Può capitare, basta che la livella metrica scavalchi o meno un rilievo sulla corteccia. Ad ogni incontro abbinerò anche una scelta musicale, una canzone o un album. In questo caso segnalerei un classico, Songs of Ascension (Canti d'ascensione) dell'americana Meredith Monk (Ecm): dovendo scegliere una traccia, Respite (Tregua, Pausa, ma anche Respiro), la numero sedici. Musica meditativa, ascensionale, mistica, che facilita e nutre la contemplazione.
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Regole da adottare, ruolo degli idrocarburi e il contributo dell’atomo saranno i temi centrali dell’intervista del direttore Belpietro al ministro Pichetto Fratin. Poi tavole rotonde con esperti e manager attivi nel settore. Tutto l'evento sarà trasmesso in diretta streaming sui nostri canali social e sito web.
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