2019-06-29
La voglia 5 stelle di stoppare le armi porterà al Mise più tavoli di crisi
La mozione approvata dall'Aula contro Sauditi ed Emirati causerà altra cassa integrazione straordinaria.Alla fine la Camera dei Deputati ha approvato la mozione di maggioranza per il blocco immediato delle esportazioni di bombe e missili ai due Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen, con richiesta al governo di attivarsi per un embargo europeo e che coinvolga addirittura anche gli Emirati Arabi Uniti. Sono state respinte le mozioni di minoranza che chiedevano in maniera più netta e completa lo stop a tutte le forniture militari. Amnesty international Italia, Movimento dei Focolari Italia, Oxfam Italia e Save The Children Italia esprimono «apprezzamento per questo primo passo positivo e vigilerà per l'applicazione concreta degli indirizzi votati dal Parlamento». E che gioissero non c'era dubbi. Non stupisce nessuno. Che però un Parlamento intero s'inventi una mozione in grado di mettere in ginocchio una parte della nostra industria della Difesa è difficilmente comprensibile. L'embargo finirebbe per colpire indiscriminatamente le aziende tricolore che hanno a che fare con Riad o Abu Dhabi senza nemmeno filtrare la filiera eventualmente destinata al conflitto bellico in Yemen. Questo sì un tema da regolamentare con fermezza e serietà. Al contrario dall'ipotesi di embargo resta fuori un Paese molto delicato come il Qatar. Se prendiamo i dati numerici del 2018 appare chiaro che la maggior parte dell'export di armi va proprio verso Doha.Le esportazioni autorizzate vedono la seguente classifica. Al primo posto il Qatar (1,9 miliardi), poi Pakistan (682), Turchia (362) ed Emirati Arabi (220). Per quanto riguarda, invece, le armi effettivamente vendute, troviamo Germania (278 milioni), Regno Unito (221 milioni), Francia (152 milioni) e Usa (133 milioni). Ma non mancano Pakistan (207 milioni), Turchia (162 milioni), Arabia Saudita (108 milioni), Emirati Arabi Uniti (80 milioni) ed Egitto (31 milioni).Nel testo approvato dall'Aula si impegna l'esecutivo ad «adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen». Se un giorno il governo dovesse dare seguito a tale linea di pensiero il nostro Paese si metterebbe con le spalle al muro. Innanzitutto i due Paesi più vicini agli Stati Uniti sarebbero per noi in lista nera. Abu Dhabi ha dimostrato apertura nei nostri confronti per avviare un consolidamento in Libia. Sbatterli nella black list non aiuta. Al contrario continueremmo a essere alleati del Qatar, avverso agli Usa e molto vicino ai Fratelli musulmani da poco condannati esplicitamente dalla Casa Bianca. Sarebbe un paradosso volersi avvicinare in chiave anti Ue a Donald Trump e sigillare le possibilità di crescita industriale verso i suoi alleati. Se poi un giorno i rapporti tra Doha e Washington si irrigidissero, come sta avvenendo con l'Iran, all'Italia non resterebbe che esportare fiori e nessun cannone nè sistema d'armamento. A chi gioierebbe di fronte a tale ipotesi bisogna ricordare i posti di lavoro. Si tratta di migliaia di persone impegnate nel settore. I 5 stelle nella foga di rincorrere l'ala sinistra e le tradizioni pacifiste non si rendono conto che poi si troveranno al Mise a gestire altri tavoli di crisi. Come sta già avvenendo con Mercatone Uno, l'Ilva e a breve Alitalia. La domanda vera è però chi spinge per l'embargo e per escludere il Qatar. Di chi è questa regia che rischia di isolarci agli occhi degli Usa?
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».