Ieri il giornalista italosvizzero aveva avuto il via libera dal cda ma oggi la commissione competente ha respinto la nomina. Contrari Forza Italia, Pd e Leu. Il futuro della tv pubblica ora passerà anche dal valzer delle poltrone dei direttori tg.
Ieri il giornalista italosvizzero aveva avuto il via libera dal cda ma oggi la commissione competente ha respinto la nomina. Contrari Forza Italia, Pd e Leu. Il futuro della tv pubblica ora passerà anche dal valzer delle poltrone dei direttori tg.Marcello Foa, desgianto dal cda Rai di guidare l'azienda, è stato bocciato dalla commissione di Vigilanza Rai. Favorevoli a Foa presidente soltanto 22 parlamentari; una scheda bianca e nessun voto contrario, poiché i commissari di Pd, Fi e Leu non hanno proprio ritirato la scheda. In sostanza la maggioranza dei due terzi necessaria per il parere favorevole non è stata raggiunta, essendo pari a 27 voti favorevoli. Un parlamentare dei 5 stelle non avrebbe votato.«Prendo atto con rispetto della decisione della commissione di Vigilanza della Rai», ha commentato Foa. «Come noto, non ho chiesto alcun incarico nel consiglio che mi è stato proposto dall'azionista. Non posso, pertanto, che mettermi a sua disposizione invitandolo a indicarmi quali siano i passi più opportuni da intraprendere nell'interesse della Rai».Lega scatenata contro l'ex alleato Forza Italia. «Siamo dispiaciuti dell'asse Pd-Fi che cerca di fermare il cambiamento, sia del Paese che della Rai. Dal Pd non ci aspettiamo nulla, con Fi invece siamo pronti a confrontarci perché sicuri che anche la Rai abbia bisogno di aria nuova, cambiamento, qualità e meritocrazia. Siamo convinti che i fraintendimenti di questi giorni sul metodo, più che sul merito, possano essere superati perché le qualità di Marcello Foa, come uomo e giornalista libero e corretto sono universalmente riconosciute e apprezzate». Lo dichiarano in una nota congiunta il capogruppo Lega alla Camera Riccardo Molinari e il capogruppo Lega al Senato Massimiliano Romeo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-vigilanza-rai-dice-no-foa-presidente-2591709433.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="cda-rai-ok-a-foa-presidente-a-rischio-pero-il-piano-b-e-uguale-a-quello-a" data-post-id="2591709433" data-published-at="1757603269" data-use-pagination="False"> Cda Rai, ok a Foa presidente a rischio. Però il piano B è uguale a quello A Con 4 sì, un no e un astenuto, è arrivato il via libera del cda Rai a Marcello Foa presidente (che non si è votato). Un ok che potrebbe non bastare considerata l'ostilità di Forza Italia che ha già assicurato che stamattina in commissione di Vigilanza non si presenterà. «Un no diverso da quello del Pd» dicono da Palazzo Grazioli. Il voto dei commissari azzurri è determinante per Foa che viene bocciato per il metodo con cui è stato scelto da Matteo Salvini. E così il neopresidente dell'azienda culturale più grande d'Italia manda in crisi la tenuta dell'alleanza di centrodestra tra Lega e Fi, già minata dal governo con il M5s. Per Salvini, infatti, se Silvio Berlusconi dovesse negare il proprio appoggio a Foa, si tratterebbe di un avvicinamento politico di Forza Italia al Pd e pur convinto che Silvio non si spingerà a tanto, il leader del Carroccio ha avvertito: «Se questo dovesse accadere salteranno le alleanze di centrodestra presenti e future». Berlusconi intanto chiede un nuovo nome condiviso e di garanzia (anche se per alcuni azzurri Foa andrebbe bene), ma Salvini fa sapere di non voler cambiare idea. Se questa mattina Forza Italia sarà presente a Palazzo San Macuto, in parte o compatta, probabilmente avrà avuto garanzie su qualche poltrona di direttori di tg o reti. «Chi troppo vuole, nulla stringe. Conto che la Vigilanza impartisca una bella lezione a Di Maio e a Salvini. Foa non può essere il presidente di garanzia che la legge impone per la Rai. Il prossimo candidato sia scelto sulla base di una professionalità indiscussa, e non perché amico di un leader», ha detto il capogruppo del Pd in Senato, Andrea Marcucci. Ieri sera, il nuovo cda a 7 membri come da riforma renziana, si è riunito per la prima volta in Viale Mazzini per formalizzare le nomine di Fabrizio Salini, come amministratore delegato, oltre che di Foa. Essendo questa candidatura a rischio, era già spuntata l'ipotesi del piano B, con al posto del giornalista che ha lavorato per anni al Giornale, andasse Giampaolo Rossi, direttore di Rai Net, consigliere eletto dalla Camera nel cda su indicazione di Fdi. Quindi lo scoglio da superare per Foa sarà stamattina alle 8.30, quando la commissione di Vigilanza, presieduta da Alberto Barachini, senatore azzurro ed ex giornalista Mediaset (che non vota), sarà chiamata a dare il suo ok vincolante (con scrutinio segreto) a maggioranza di 2/3 del consenso pari a 27 voti. M5s e Lega, controllano 21 voti. Pd e Forza Italia ne hanno a disposizione 7 ognuno, Fratelli d'Italia (che voterà Foa) e Leu 2 voti, un voto viene espresso dal componente che fa riferimento al gruppo Misto. Ai 27 necessari ne mancano quindi 4, con gli azzurri ago della bilancia. A questo punto potrebbe prevalere la soluzione alternativa con un possibile accordo fra Salvini e Meloni per puntare su Rossi, che ricompatterebbe il centrodestra classico (ma esiste ancora?) e che non dispiacerebbe a Berlusconi pur essendo, come Foa, sovranista, cattolico tradizionalista, anti-globalizzazione e sicuramente uomo di destra. Ad ammorbidire le posizioni bellicose potrebbero essere alcune direzioni dei tg su cui da giorni impazza il toto nomine. La Lega vuole il Tg1 e il nome sempre in pole position è quello di Gennaro Sangiuliano, attuale vicedirettore che non dispiace a Forza Italia; vicedirettore del tg della rete ammiraglia potrebbe essere Francesco Giorgino mentre al Tg2 è papabile Antonio Matano con l'ok di M5s con vice Nicola Rao; al Tg3 potrebbe restare Luca Mazzà o tornare, con la carica direttiva, Federica Sciarelli, storica conduttrice di Chi l'ha visto? mentre al Tgr potrebbe andare Roberto Pacchetti, attualmente a Milano. Da oggi, vacante la direzione di RaiSport lasciata dal poco apprezzato Gabriele Romagnoli. Al suo posto ad interim Maurizio Losa o il vicedirettore anziano Bruno Gentili. Paolo Corsini potrebbe essere promosso e diventare vicedirettore dei Tg di RaiParlamento o avere una direzione secondaria come Isoradio o uno dei canali di pubblica utilità. Anche Susanna Petruni potrebbe salire alla direzione di Rai Parlamento. Tutti nomi interni malgrado il M5s abbia preferenze esterne, da Milena Gabanelli a Peter Gomez. Con l'ok ad esterni o incompatibili, però, il cda rischierebbe la mannaia della Corte dei Conti e dell'Anac come accadde con il caso Meocci o con 13 delle 14 nomine fatte dall'ex dg Antonio Campo Dall'Orto. La Corte dei conti, per la nomina a dg Rai nell'agosto 2005 di Alfredo Meocci che era membro dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, condannò gli allora consiglieri d'amministrazione che votarono a favore, e l'allora ministro del Tesoro, Domenico Siniscalco, che propose la nomina, a un risarcimento di 11 milioni di euro, in parti uguali fra loro. Poi arrivò lo sconto: 366.000 euro a testa con pignoramento del quinto di stipendio o pensione. Nel mirino dell'Anac, invece, finirono 13 delle 14 assunzioni fatte dall'ex ad Campo Dall'Orto perché non furono rispettate le procedure di reclutamento previste dal regolamento anti-corruzione. Restano alle dipendenze dell'azienda di Viale Mazzini l'ex dg Mario Orfeo come vicedirettore di Rai 1 e l'ex presidente Monica Maggioni.
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