
Conclusa l'operazione di acquisizione della testata da Mondadori. L'obiettivo è di riportare il settimanale al posto di prestigio occupato per oltre mezzo secolo. Facendo informazione con un solo padrone: il lettore.La stampa non è affatto morta, anzi. Lo testimonia l'acquisizione dello storico settimanale Panorama da parte della Verità, che ad appena due anni dalla sua fondazione è uno dei pochissimi quotidiani con conti in ordine e copie in aumento. E che guarda a un futuro ricco di sfide e progetti. Segno che il giornalismo di qualità, non asservito ad alcun potere economico o politico, continua a convincere, destare interesse e conquistare lettori.Un'informazione fatta di scoop e inchieste sul campo. Un'informazione «senza padroni né padrini», che ha sempre raccontato le notizie di pubblico interesse, senza curarsi che potesse dispiacere a qualcuno di destra o di sinistra. E l'affetto del pubblico ha premiato questa formula e la serietà della linea editoriale, che risponde a un solo padrone: il lettore. In questo senso l'acquisizione di Panorama, testata ammiraglia della Mondadori, è un'altra, importante, sfida per la squadra della Verità. Una squadra che si arricchirà dell'esperienza e della professionalità dei colleghi del settimanale, ai quali la redazione dà il benvenuto.L'acquisizione è stata finalizzata ieri, con l'assistenza dello studio legale Bonelli Erede, di R&P Legal e di Futuro all'Impresa Advisory. L'obiettivo di Maurizio Belpietro, direttore ed editore della Verità, è quello di riportare il settimanale a un posto di prestigio nel panorama dell'informazione italiana. Posto che merita e ha occupato per più di mezzo secolo. Come, i lettori lo scopriranno numero dopo numero, a partire dalla prossima settimana.Panorama, di cui Belpietro è già stato direttore dall'ottobre 2007 all'agosto 2009, venne fondato nel 1962 per iniziativa personale di Arnoldo Mondadori. Nel 1965 arrivò alla direzione Lamberto Sechi, che due anni dopo trasformò il mensile in settimanale, sulla scia del successo delle testate Der Spiegel in Germania, L'Express in Francia e Time negli Usa. Fu abbandonato il formato «lenzuolo», per un più moderno e accattivante tabloid. In pochi anni, Sechi fece di Panorama il primo settimanale d'informazione italiano. Nel 1994, con l'acquisizione della Mondadori da parte di Silvio Berlusconi, il periodico, che divenne espressione del centrodestra e rivolto a un pubblico politicamente moderato. La risposta dei lettori fu positiva e Panorama mantenne il proprio primato nel settore. Ora il suo cammino si è incrociato quello del quotidiano La Verità. Un gruppo giovane ed energico, pronto a ridare vigore e a rilanciare la testata storica ceduta da Mondadori.La sfida di Panorama nell'informazione periodica è sempre stata con il rivale L'Espresso, i due news magazine per antonomasia. Solo che la testata fondata da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari dall'agosto di due anni fa ha modificato la sua natura: esce la domenica, come allegato di Repubblica e non più come giornale autonomo del venerdì. Il direttore Belpietro intende invece rilanciare il Panorama in autonomia, senza limitarsi a farne un dorso venduto esclusivamente in abbinamento con La Verità.«La stampa non è morta. Ha ancora una sua importanza, ha ancora un suo peso politico e noi siamo qui a testimoniarlo», ha detto Belpietro, qualche settimana fa, alla festa che si è tenuta a Roma per i due anni dalla nascita della Verità. E ha ricordato: «Era estate quando abbiamo fatto La Verità. Mentre qualcun altro era in spiaggia noi abbiamo pensato che si potesse fare un quotidiano. Non avevamo la sede, non avevamo assunto nessuno, non avevamo un contratto con lo stampatore e non avevamo una linea telefonica: avevamo solo una testata che avevamo depositato a luglio». Da allora sono passati poco più di due anni e l'avventura ora raddoppia con l'acquisizione di Panorama.«Panorama è una bella scommessa. Una testata così importante potrà affiancarsi alla Verità e noi cercheremo di tornare a fare informazione anche con un settimanale. In fondo Panorama è il grande settimanale di informazione italiano e noi vogliamo poter disporre di uno strumento di questo genere», ha detto Belpietro ieri dopo la firma dell'accordo.
I tagli del governo degli ultimi anni hanno favorito soprattutto le fasce di reddito più basse. Ora viene attuato un riequilibrio.
Man mano che si chiariscono i dettagli della legge di bilancio, emerge che i provvedimenti vanno in direzione di una maggiore attenzione al ceto medio. Ma è una impostazione che si spiega guardandola in prospettiva, in quanto viene dopo due manovre che si erano concentrate sui percettori di redditi più bassi e, quindi, più sfavoriti. Anche le analisi di istituti autorevoli come la Banca d’Italia e l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) tengono conto dei provvedimenti varati negli anni passati.
Maurizio Landini (Ansa)
La Cgil proclama l’ennesima protesta di venerdì (per la manovra). Reazione ironica di Meloni e Salvini: quando cade il 12 dicembre? In realtà il sindacato ha stoppato gli incrementi alle paghe degli statali, mentre dal 2022 i rinnovi dei privati si sono velocizzati.
Sembra che al governo avessero aperto una sorta di riffa. Scavallato novembre, alcuni esponenti dell’esecutivo hanno messo in fila tutti i venerdì dell’ultimo mese dell’anno e aperto le scommesse: quando cadrà il «telefonatissimo» sciopero generale di Landini contro la manovra? Cinque, dodici e diciannove di dicembre le date segnate con un circoletto rosso. C’è chi aveva puntato sul primo fine settimana disponibile mettendo in conto che il segretario questa volta volesse fare le cose in grande: un super-ponte attaccato all’Immacolata. Pochi invece avevano messo le loro fiches sul 19, troppo vicino al Natale e all’approvazione della legge di Bilancio. La maggioranza dei partecipanti alla serratissima competizione si diceva sicura: vedrete che si organizzerà sul 12, gli manca pure la fantasia per sparigliare. Tant’è che all’annuncio di ieri, in molti anche nella maggioranza hanno stappato: evviva.
Nel riquadro in alto l'immagine dei postumi dell’aggressione subìta da Stephanie A. Nel riquadro in basso un frame del video postato su X del gambiano di 26 anni che l'ha aggredita (iStock)
L’aggressore è un gambiano con una lunga fila di precedenti, però si era visto accordare la protezione speciale per restare in Italia. I clandestini sono 50 volte più pericolosi, ma sinistra e magistrati legano le mani agli agenti.
Vittime sacrificali di criminali senza pietà o effetti collaterali della «inevitabile» migrazione di massa? In questo caso il grande abbraccio che tanto intenerisce la Cei si concretizza con un pugno, una bottigliata, un tentativo di strangolamento, qualche calcione mentre era a terra, sputi, insulti. «Mi diceva che mi avrebbe ammazzata», scrive sui social Stephanie A., modella di origini brasiliane, aggredita lunedì sera nello scompartimento di un treno regionale Trenord della linea Ponte San Pietro-Milano Garibaldi, nella zona di Arcore. La giovane ha postato gli scatti dei colpi subìti ma anche alcune foto che ritraggono l’aggressore, fondamentali per identificarlo. Il suo appello non è caduto nel vuoto.
Per la sinistra, il crimine aumenta a causa dei tagli alle forze dell’ordine. Il governo ha assunto uomini, però polizia e carabinieri hanno le mani legate. Mentre le toghe usano i guanti di velluto con facinorosi e stranieri.
Ogni giorno ha la sua rapina e la sua aggressione. La maggior parte delle quali fatte da clandestini. L’ultima è quella compiuta da uno straniero su un treno lombardo ai danni di una modella. Ma nonostante l’evidenza dei fatti c’è ancora chi si arrampica sugli specchi per negare la realtà. Non sono bastati gli ultimi dati del ministero dell’Interno, che mostrano un aumento dei reati commessi da immigrati quasi sempre senza permesso di soggiorno o addirittura con in tasca un foglio di espulsione dal Paese.




