2020-08-25
La truffa milionaria in cui è caduto Conte rischia di travolgere il mondo del calcio
Vip della Roma che conta tremano per i maneggi di Bochicchio, l'investitore cui Londra ha congelato un patrimonio di 61 milioni.Non c'è solo l'allenatore dell'Inter Antonio Conte tra le possibili vittime di Massimo Bochicchio, il promotore finanziario che, come anticipato da La Verità, si è visto sequestrare dalla Corte commerciale di Londra un patrimonio da 61 milioni di dollari, con case in Italia e Miami, ma anche con conti milionari in Credit Suisse e Hsbc. Bochicchio, nato a Capua il 14 gennaio 1966, amico di calciatori e pugili di fama internazionale come il campione del mondo Anthony Joshua, ha ricevuto un'ingiunzione di pagamento da parte di Antonio Conte per circa 30 milioni di euro. Sono i soldi che il mister dell'Inter ha chiesto - insieme con altre sette persone - dopo aver affidato parte del suo patrimonio nelle mani di Bochicchio confidando in investimenti ad alto rendimento. La Corte commerciale inglese, giudice Dave Foxton, gli ha dato ragione il 17 luglio e ora Bochicchio dovrà pagare se non vorrà finire in carcere. Ma la lista dei creditori potrebbe presto allungarsi, perché tra i clienti del broker finanziario compaiono anche l'ex giocatore della Juventus Patrice Evra (controlla la Palesa srl) , o Luca Bascherini (Superb sport) , procuratore dell'allenatore della Sampdoria Claudio Ranieri, o ancora Leona Konig, moglie dell'agente Federico Pastorello, tra i più importanti in Italia, quello che ha portato il bomber dell'Inter Romelu Lukaku in Italia. Non solo. A Bochicchio in questi anni si sarebbero rivolti in tanti, anche politici, banchieri italiani e persino alti dirigenti delle forze dell'ordine. D'altra parte il finanziere campano ha molteplici società, tra cui anche la Teleskill, creata attraverso la famosa Formation house di Harley Street a Londra. Dopo le sentenze inglesi di luglio e agosto, in settembre potrebbero partire anche nuove indagini in Italia, con la Procura di Milano già impegnata su alcuni filoni che riguardano la Lega calcio, nello specifico l'assemblea del 2018 quando fu eletto presidente Gaetano Miccichè. Ed è proprio il dorato mondo del pallone e dello sport italiano quello coinvolto in una vicenda ancora poco chiara. La Verità ha provato più volte a contattare Bochicchio in questi giorni ma non ha mai ricevuto alcuna risposta, né al telefono né via mail. Eppure, a quanto risulta al nostro giornale, lo scandalo sarebbe solo all'inizio, perché la lista di personaggi famosi coinvolti è davvero lunga e ci potrebbero essere collegamenti persino con i Panama papers, lo scandalo che nel 2016 coinvolse lo studio legale panamense Mossack Fonseca a cui si rivolgevano evasori fiscali eccellenti. Del resto, la storia di Bochicchio è quella di un classico manager dalla vita lussuosa, tra barche, ville a Capalbio, safari in Tanzania e cocktail a Ibiza o inviti al Royal Meeting di Ascot. La si può ammirare sul profilo Instagram pubblico della moglie Arianna, dove fino a due giorni fa, nonostante le sentenze di blocco dei beni della corte inglese, venivano postate ancora foto con hashtag #luxurylife. Secondo quanto ricostruito da La Verità, il punto di svolta della vita del finanziere italiano residente a Londra, sarebbe avvenuto nel 2010 quando Bochicchio conobbe Rodolfo Errani, uno degli eredi dell'impero Cisa di Faenza, leader nella produzione di chiavi. Errani ha la residenza a Montecarlo. E negli ultimi anni è spesso finito sui giornali, sia per una disputa sull'eredità del padre Deo con la sorella Susanna, sia per essere rimasto invischiato in una inchiesta in Svizzera sul fallimento dell'ex patron del Bellinzona calcio Gabriele Giulini. Anche qui la storia è simile. Si parla di soldi che scompaiono, conti all'estero, eredità milionarie tra il Canton Ticino e il Lussemburgo. È nel 2011 che Errani e Bochicchio decidono quindi di aprire una società insieme, la Tiber capital con sede a Londra. È un fondo che tramite la Kidman Investment, sede nelle Virgin Island, si propone di gestire patrimoni milionari offrendo alti rendimenti a medio termine. Ad aiutarli nella creazione delle società c'è lo studio Arienti di Bologna, di Alessandro con i figli Leonardo e Lorenzo. Proprio lo studio Arienti compare tra i Panama Papers: aveva collaborato con Mossack Fonseca per aprire una società alle Seychelles. Del resto la Kidman gestisce patrimoni. Ha persino un software all'avanguardia che tramite un algoritmo permette di capire dove investire più facilmente e incassare lauti dividendi. Qualcosa però deve essere andato storto se alcuni clienti hanno deciso di rivolgersi alla Corte commerciale inglese. Bochicchio è un fantasma. Uno di quei personaggi che nessuno conosce, ma che conoscono tutti. Su Internet non ci sono brochure della sua società, né informazioni per i semplici cittadini. I clienti arrivano infatti tramite passa parola, perché il manager è iscritto all'esclusivo circolo Aniene di Roma dove il presidente onorario è Giovanni Malagò, numero uno dello Sport italiano. E qui Bochicchio sembra aver trovato la maggior parte dei suoi clienti e le sue referenze principali. D'altra parte il manager di Capua e Malagò hanno in comune anche una parte di percorso professionale. Il primo ha trascorso sei anni in Hsbc, banca d'investimento, nella divisione Global Market, fino al 2012. Malagò è stato advisor della banca dal 2008 al 2018. E poi c'è un terzo contatto, ovvero Marzio Perrelli, ex amministratore delegato di Hsbc Italia, ora vicepresidente di Sky Sport. Da quel che risulta alla Verità i tre si conoscono da tempo, anche per il passato professionale nella stessa banca. Perrelli, dopo l'uscita da Hsbc, ha evidentemente avuto modo di entrare da protagonista nel mondo del calcio. In seguito Perrelli diventa, come detto, vicepresidente del colosso televisivo sportivo. E a quanto pare Bochicchio avrebbe seguito da vicino la trattativa con il gruppo che fu di Rupert Murdoch prima della cessione a Comcast.
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo