
Per difendere i bambini bisogna fissare un chiaro confine tra il bene e il male, come un tempo faceva la Chiesa. Oggi, invece, l’aborto viene considerato un diritto e non si prendono le distanze da chi parla di un’assurda «libertà sessuale» dei fanciulli.«Meglio una macina al collo». Si dice per indicare un peccato talmente grave da essere imperdonabile. Nasce dal Vangelo. Gesù dice: «Sarebbe meglio per lui che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli».Oggi il cristianesimo è diventato una religione carina, flessibile e opinabile, un tenero invito a cercare di essere più buoni, senza entrare nello specifico di cosa voglia dire essere buoni, perché una distinzione anche non troppo netta tra il bene il male potrebbe essere considerata poco inclusiva, una forma di suprematismo bianco eterosessuale. Essere buoni vuol dire riciclare la spazzatura, voler bene ai cani. Anche sulla figura di Gesù Cristo ci sono interpretazioni molto soft: uno spirito tollerante e simpatico. La tolleranza non è mai nominata nei Vangeli, non è mai raccomandata. Esiste il bene ed esiste il male. Chi tollera il male e non lo combatte ne diventa complice. Gesù Cristo mette i suoi passi uno dopo l’altro nelle terre di Galilea, Giudea e Samaria dichiarando di essere il figlio del Padre, e il Padre è il Signore degli Eserciti e Colui che ha distrutto Sodoma. Cristo ama profondamente l’umanità e quindi odia l’aborto, che è un omicidio volontario e uno scandalo. Un bambino si scandalizza moltissimo se lo smembrano da vivo nel ventre di sua madre a spese dello Stato. Per scambiare il bene col male è necessario che la Legge, «Non uccidere, Non rubare, Non commettere atti impuri», sia considerata flessibile e opinabile, mentre al contrario è rigidissima. Il bambino prima di nascere esiste, quindi è un essere, ed è umano, è perciò un essere umano. Ancora più importante è creare una parvenza di bene, o una parvenza di vantaggio per qualcuno. Si inventa quindi la «salute riproduttiva della donna», che è talmente un ossimoro da essere in effetti una battuta. L’aborto era impensabile, era vietato, poi è stato permesso nell’evenienza di casi estremi, poi i casi sono diventati sempre meno estremi, si è arrivati alla normalizzazione. L’aborto è stato dichiarato un diritto, cioè una bella cosa. I diritti sono una bella cosa, per definizione. In questo momento chi si oppone all’aborto è un criminale. In Gran Bretagna, bizzarra nazione dove almeno in teoria il re è anche il capo di una religione cristiana, è arrestato chi davanti a una clinica abortista prega in silenzio. Un’altra cosa che scandalizza i bambini è l’abuso sessuale. Anche l’abuso sessuale su un bambino per poter essere normalizzato va nascosto dietro belle parole: «libertà sessuale del bambino». Queste parole sono una trappola. Qualcosa che è giusto, o anche solo piacevole, a un’età, può essere disastroso a un’altra. Il fritto misto con un calice di Pinot grigio è etico? Il vino per un bimbo di due mesi è un crimine. Il fritto misto sminuzzato nel frullatore e messo nel biberon di un bimbo di due mesi distrugge fegato e reni. Immaginate che qualcuno vi parli della libertà alimentare del bambino, di quanto sia giusto dare a un bambino di due mesi le stesse cose che mangiamo noi, dopo avergliele frullate e messe nel biberon. Dalla sessualità possono nascere bambini, quindi l’età corretta per accedere alla sessualità è quella in cui si ha una maturità fisica e mentale tale da poter gestire un eventuale pargolo. La sessualità andrebbe vissuta solo con qualcuno con cui si è legati talmente che l’idea di diventare genitori dello stesso bambino non sia assurda. Dove non ci sia maturità fisica, psichica e affettiva, la sessualità diventa un danno. La prima normalizzazione dell’abuso su minore consiste nel condannare, o fingere di condannare, i «sex offenders», i predatori violenti, e nel fantasticare sul fatto che esista invece un erotismo lecito se il bambino ha espresso il suo «consenso». Il consenso di un bambino è sempre invalido, perché il suo cervello funziona in maniera diversa da quello di un adulto. Nel bambino prevale l’emisfero di destra, un bambino non ha il senso della realtà, gioca a essere un indiano o un pirata, esattamente come gioca a essere un adulto in grado di avere una storia, ma è un gioco. Tornando all’abuso su minore dove il bambino abbia dato un qualche consenso, la situazione per lui è ancora peggiore di una violenza dura e pura, perché in questo caso c’è anche il senso di colpa per la propria acquiescenza. L’abuso su minore ha bisogno della pedofilia. La pedofilia è una malattia mentale, una deformazione della mente che spinge a desiderare un corpo impubere. Spesso, sbagliando, col termine pedofilia si indica l’abuso su minore, ma in realtà la pedofilia è la situazione mentale che può determinare l’abuso su minore. Come ogni comportamento deviante può essere contagiato. La mente umana è basata sull’imitazione. Nel momento in cui compaiono immagini o parole che parlino del rapporto con un bambino come qualcosa di positivo, nel momento in cui queste immagini o parole questo rapporto lo descrivono, una persona con predisposizione alla pedofilia vedrebbe la sua predisposizione ingigantirsi e diventare talmente forte da poter sfociare nell’atto. Sono stata condannata in tre successivi gradi di giudizio per aver accostato, come si evince dall’analisi dei suoi scritti, Mario Mieli alla pedofilia, e sostenuto che le sue parole sono un mezzo che la incentiva. Si tratta di diagnosi. «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro». (Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale). Solo una persona che prova un potente attrazione erotica per i bambini può scrivere parole come queste. Nulla del genere può essere scritto per ironia o provocazione, e inoltre, lo stesso concetto ritorna in maniera ossessiva in tutto il libro. La frase più famosa del suo testo, «Noi checche rivoluzionarie…», non è extrapolata, il contenuto di questa frase è confermato in tutto il testo, come confermato in tutto il testo è l’odio per chiunque si opponga all’abuso su minore, definito canaglia reazionaria. Questa frase può essere estremamente eccitante per un pedofilo, ha la potenza di abbattere i freni inibitori. Le pulsioni non sono genetiche, non sono un destino, si possono combattere e vincere. Oppure si possono esasperare con frasi come questa che dichiara il progetto dell’atto pedofilo, l’atto fisico col bambino, come migliore della non pedofilia. «Fare l’amore con loro» è un termine eufemistico che non indica solo l’atto di provare piacere attraverso il corpo del bambino, ma indica l’atto di introdurre il pene nel corpo del bambino, un corpo piccolo e immaturo, con possibili danni vaginali e sicuri e tragici danni anali anche irreversibili, tanto più quanto il piccolo corpo è al di sotto della pubertà. Secondo Mieli coloro che sono pedofili, che desiderano il corpo dei bambini, che hanno in programma di «fare l’amore con loro», sono migliori di coloro che non desiderano eroticamente i bambini, e non desiderano usare i loro corpi immaturi a scopi erotici. Oggi il testo di Mario Mieli è studiato nelle facoltà di sociologia. Opporsi alla pedofilia è punito nelle aule di (in)Giustizia. Nelle sentenze contro di me, Elementi di critica omosessualeviene descitto come «un’opera certamente complessa, che affronta il tema della liberazione dell'eros da molteplici punti di vista: filosofici, psicanalitici, culturali, sociali e finanche economici, essendo evidente il legame che l’autore stabilisce tra repressione sessuale e sistema capitalistico».
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