La trattativa Stato-fattoni è troppo. La Lamorgese ora deve andarsene

La trattativa Stato-fattoni è troppo. La Lamorgese ora deve andarsene
Ansa
Il ministro non ha bloccato l'evento illegale sul nascere e non lo ha fermato dopo che è morta una persona. Tutto questo mentre il resto d'Italia subisce controlli e limiti ossessivi. Una simile situazione è intollerabile.

Avranno finito la droga? O l'alcol? O semplicemente le forze fisiche? Erano esausti? O avevano ormai devastato tutto quello che potevano devastare? Uno dei ragazzi ha confidato al Messaggero: «Ce ne andiamo perché siamo stanchi». Poveri figlioli, vanno capiti: dopo una fatica così, speriamo abbiano tempo per prendersi la meritata vacanza. Sul Corriere della Sera, invece, c'è chi racconta che nelle farmacie del paese erano esaurite le siringhe. E anche questo, voi capite, è un bel problema: com'è possibile continuare una festa simile se scarseggiano gli aghi per iniettarsi l'eroina? E magari pure l'eroina? E magari pure le altre sostanze chimiche da sballo?

Non sappiamo esattamente quale sia stato il motivo per cui i circa 10.000 partecipanti al rave in provincia di Viterbo ieri mattina hanno deciso di andarsene. Ma di sicuro se ne sono andati per loro volontà. Senza che nessuno li obbligasse. Senza nessuno che li costringesse a interrompere l'illegalità. Senza che nessuno chiedesse loro conto dei numerosi reati commessi. Del ragazzo morto. Di quelli in coma. Dei sospetti stupri. Senza che nessuno facesse pagare loro i danni fatti. E persino, pensate un po', senza che nessuno chiedesse agli organizzatori se avevano verificato il green pass dei partecipanti o l'uso corretto delle mascherine. Stavolta il Viminale, placido, è rimasto a guardare. Pensavamo di avere un ministro tecnico. Invece avevamo un ministro tecno.

In effetti la musica tecno, quella che va per la maggiore per l'appunto nei rave, deve aver ottenebrato i riflessi (già non prontissimi) di Luciana Lamorgese. La quale ha lasciato che per sei giorni un pezzo d'Italia vivesse fuori da ogni regola, mentre il resto del Paese si vedeva imporre regole assurde per entrare in una mensa o anche solo al bar. Questo è il Paese in cui non si può prendere un caffè al tavolino senza il green pass ma si può impunemente entrare nel terreno di un privato, occuparlo, sfasciargli i capannoni, rubargli gasolio e pezzi di trattore, sgozzare pecore e saccheggiare negozi, senza che nessuno ti dica niente. Prego, accomodatevi, buon viaggio, e mi raccomando se per caso durante il tragitto vi viene da sfasciare anche un paio di autogrill fate pure. Non preoccupatevi. Il ministero dell'Interno, titolano trionfanti i giornaloni, ha scelto la «linea morbida». Si capisce. Per i rave la linea morbida. La linea dura è riservata a chi vuole entrare al parco giochi di Leolandia.

In effetti lì, a Leolandia e a Gardaland, sì che ci sono controlli rigorosi. Lì sì che il pugno di ferro dello Stato si fa sentire. Non si sgarra. Guai se non rispetti le regole del green pass per accedere alla Giostra dei Cavalli e al Galeone Volante. Guai. Invece se per sei giorni organizzi un bordello mostruoso, spacchi tutto, ti ubriachi, ti droghi, spacci, distruggi proprietà private, stupri, scateni risse, fai a botte, finisci in coma, ecco, allora alla fine te ne puoi andare in tutta tranquillità, accompagnato dalle telecamere delle tv che celebrano l'evento. «È stata un'ottima organizzazione», ho sentito dire, con le mie orecchie, a un ragazzo con occhi pesti e cresta al vento. Ma sicuro, si capisce: ottima organizzazione. In fondo solo un morto e un paio di ragazze violentate. Che volete che sia? Poteva andare peggio. E poco manca, per la soddisfazione, che prima di salutarli gli offrano pure un cioccolatino per augurare buon viaggio. E il dépliant della zona, caso mai volessero tornare. Sempre benvenuti, si capisce.

Ovviamente sono i benvenuti anche se portano il Covid. Pare che uno dei (diversi) ricoverati in ospedale fosse positivo. Di sicuro nessuna delle minime norme di sicurezza è stata rispettata. Le discoteche legali sono rigorosamente chiuse ma il rave illegale si può fare sotto gli occhi delle forze dell'ordine, comandate a non intervenire. Ci sono presidi e professori che in queste ore sono impegnati a misurare le distanze tra un banco e l'altro per arrivare a un metro. Chissà che effetto avrà fatto vedere quei ragazzi ammassati l'uno sull'altro. Migliaia di persona accalcate, senza nessuna precauzione, senza mascherine, senza nemmeno l'acqua per lavarsi, non dico il gel disinfettante, in condizioni di igiene precarie. E poi ai poliziotti, che assistono impotenti a questo scempio, viene vietato di entrare in mensa se non hanno il green pass? Ma vi pare? Che cosa potranno mai pensare dello Stato? Da che parte sta?

Lo Stato, con la Lamorgese, purtroppo si è schierato dalla parte dell'illegalità. E infatti ha permesso che tutto ciò accadesse. La responsabile (si fa per dire) del Viminale non ha saputo prevenire il rave, com'era possibile fare. Non ha saputo bloccarlo sul nascere. Non è intervenuta il 14 agosto quando è iniziato. Neppure il 16 agosto dopo che ci è scappato il morto. E neppure dopo ancora quando si sono accesi i riflettori su quel pezzo d'Italia fuorilegge. Ha iniziato a occuparsene soltanto perché costretta da giornali e telegiornali. E non ha saputo far altro che spandere, su quella illegalità palese e ripetuta, parole di miele: «linea soft», «dialogo», «rispetto», «mediazione». O, peggio, «trattativa». La «trattativa Stato-rave party». È incredibile, no? Questo ministro ha passato gli ultimi mesi a imporre divieti ai cittadini perbene e ora che doveva imporre un divieto a drogati e violenti, è sparita nel nulla. Si è dissolta. Questo ministro nell'ultima settimana ha sbandierato 2.177 multe per violazioni anti Covid, 514.000 persone controllate, 55 denunciate, 60 locali chiusi. E poi ha permesso a questi sballati, che per sei giorni hanno occupato una proprietà privata e organizzato su di essa l'inferno, di tornarsene a casa senza nemmeno una contravvenzione. Questo ministro non tratta con i suoi poliziotti che chiedono di entrare in mensa ma tratta con i delinquenti che sfasciano tutto. Possibile? Possibile. E allora: come può rimanere ancora al Viminale? Soprattutto: come può Draghi tollerarla?

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Maurizio Landini (Ansa)
La Cgil proclama l’ennesima protesta di venerdì (per la manovra). Reazione ironica di Meloni e Salvini: quando cade il 12 dicembre? In realtà il sindacato ha stoppato gli incrementi alle paghe degli statali, mentre dal 2022 i rinnovi dei privati si sono velocizzati.

Sembra che al governo avessero aperto una sorta di riffa. Scavallato novembre, alcuni esponenti dell’esecutivo hanno messo in fila tutti i venerdì dell’ultimo mese dell’anno e aperto le scommesse: quando cadrà il «telefonatissimo» sciopero generale di Landini contro la manovra? Cinque, dodici e diciannove di dicembre le date segnate con un circoletto rosso. C’è chi aveva puntato sul primo fine settimana disponibile mettendo in conto che il segretario questa volta volesse fare le cose in grande: un super-ponte attaccato all’Immacolata. Pochi invece avevano messo le loro fiches sul 19, troppo vicino al Natale e all’approvazione della legge di Bilancio. La maggioranza dei partecipanti alla serratissima competizione si diceva sicura: vedrete che si organizzerà sul 12, gli manca pure la fantasia per sparigliare. Tant’è che all’annuncio di ieri, in molti anche nella maggioranza hanno stappato: evviva.

Africano «protetto» dal giudice tenta di uccidere una modella
Nel riquadro in alto l'immagine dei postumi dell’aggressione subìta da Stephanie A. Nel riquadro in basso un frame del video postato su X del gambiano di 26 anni che l'ha aggredita (iStock)
L’aggressore è un gambiano con una lunga fila di precedenti, però si era visto accordare la protezione speciale per restare in Italia. I clandestini sono 50 volte più pericolosi, ma sinistra e magistrati legano le mani agli agenti.
Vittime sacrificali di criminali senza pietà o effetti collaterali della «inevitabile» migrazione di massa? In questo caso il grande abbraccio che tanto intenerisce la Cei si concretizza con un pugno, una bottigliata, un tentativo di strangolamento, qualche calcione mentre era a terra, sputi, insulti. «Mi diceva che mi avrebbe ammazzata», scrive sui social Stephanie A., modella di origini brasiliane, aggredita lunedì sera nello scompartimento di un treno regionale Trenord della linea Ponte San Pietro-Milano Garibaldi, nella zona di Arcore. La giovane ha postato gli scatti dei colpi subìti ma anche alcune foto che ritraggono l’aggressore, fondamentali per identificarlo. Il suo appello non è caduto nel vuoto.

Per la sinistra, il crimine aumenta a causa dei tagli alle forze dell’ordine. Il governo ha assunto uomini, però polizia e carabinieri hanno le mani legate. Mentre le toghe usano i guanti di velluto con facinorosi e stranieri.

Ogni giorno ha la sua rapina e la sua aggressione. La maggior parte delle quali fatte da clandestini. L’ultima è quella compiuta da uno straniero su un treno lombardo ai danni di una modella. Ma nonostante l’evidenza dei fatti c’è ancora chi si arrampica sugli specchi per negare la realtà. Non sono bastati gli ultimi dati del ministero dell’Interno, che mostrano un aumento dei reati commessi da immigrati quasi sempre senza permesso di soggiorno o addirittura con in tasca un foglio di espulsione dal Paese.

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