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La tassa occulta aiuta l’azienda gradita a Renzi

La tassa occulta aiuta l’azienda gradita a Renzi
Ansa

Chi ha buona memoria non farà fatica a ricordare il coro di commenti che puntavano a minimizzare la tassa sui sacchetti del supermercato. A introdurre l'imposta fu una leggina varata nel 2017, mentre gli italiani erano distratti dalle vacanze di agosto.

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Il Cts voleva tenere le scuole aperte. Fu Speranza a ordinare le chiusure
Roberto Speranza (Ansa)
Miozzo, coordinatore del Comitato: «La didattica a distanza e l’abbandono dei ragazzi mi terrorizzavano». Poi ammette: «Subissati da richieste che di sanitario avevano poco. Da noi solo pareri, decideva il governo».

«Io sono sempre stato un assiduo e feroce sostenitore della riapertura delle scuole, perché l’idea della didattica a distanza e dell’abbandono dei ragazzi nel loro contesto individuale e familiare mi terrorizzava. Credo di essere stato un buon profeta o forse un cattivo profeta, ahimè, perché il prezzo di quel lungo periodo di didattica a distanza l’abbiamo pagato, lo vediamo ancora adesso e lo vedremo nel prossimo futuro». La desecretazione dell’audizione in commissione Covid di Agostino Miozzo, già coordinatore del Comitato tecnico scientifico, offre l’ennesima occasione per rivangare l’ovvio (almeno per questo giornale e i suoi lettori): le misure di contrasto alla pandemia, benché rivestite di tecno-retorica, erano il frutto di una volontà squisitamente politica. Che dentro al Cts la chiusura delle scuole trovasse pareri tutt’altro che positivi, d’altra parte, era cosa ben nota. Non solo per i contenuti dei verbali trapelati già all’epoca, ma anche grazie alle carte dell’inchiesta di Bergamo.

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I disagi comprendono infrastrutture ancora insufficienti, prezzi dell’energia in aumento e app molto diverse per il pagamento. Adiconsum: i costi «del pieno» superano la soglia di convenienza rispetto a benzina e diesel.

Se l’uso dell’auto elettrica è complicato nei giorni feriali, nel periodo delle festività diventa un vero e proprio girone dantesco. Punti di ricarica occupati da mezzi che non trovano altri parcheggi o da altrettante auto a spina, batterie che si esauriscono prima del previsto a causa del calo delle temperature (non tutti sono consapevoli che gli automatismi innescati con il freddo, a cominciare dal riscaldamento, richiedono energia supplementare) e che mollano l’utente letteralmente in mezzo a una strada e l’estenuante zapping tra le app per il pagamento. Per non parlare del costo. La bella favola che l’elettrico, oltre che a salvare il Pianeta, salva anche il portafoglio, è davvero una bella storia. A fine anno anche i più tenaci paladini dell’ideologia green qualche bilancio se lo fanno per scoprire che, a causa del caro elettricità, la vecchia utilitaria a benzina è più economica. Oltre che infinitamente più facile da gestire.

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Giannini usa «La Verità» per coprire il vuoto di idee che c’è tra i progressisti
Massimo Giannini (Ansa)
Il giornalista sfrutta la querelle nata dalle critiche di Veneziani alla destra per ribadire la superiorità dei compagni. I quali, però, da anni campano di conformismo e bavagli.

Questo malconcio 2025 ci ha regalato una grande scoperta: in Italia esistono ancora tracce di libertà di pensiero. Esiste ancora qualcuno che apre bocca secondo coscienza e non per tornaconto piccino, ci sono intellettuali che scrivono e parlano seguendo i propri valori e proteggendo la propria dignità, e non per ottenere una poltroncina in questo o quell’ente mutualistico. Lo ha ricordato a tutti Marcello Veneziani, scrivendo per La Verità un articolo formidabile e affilato sull’establishment destrorso che ha incendiato alcune code di paglia. Quel pezzo avrebbe potuto suscitare una discussione più approfondita e coraggiosa, suggerire qualche riflessione magari faticosa ma comunque opportuna sull’impatto che questo governo sta avendo sul sistema culturale della nazione. Invece ha generato rispostine offese per lo più trascurabili, scatti d’ira da aspiranti gerarchi di provincia e molte invidie: non tutti, d’altra parte, possono permettersi certe licenze. Nel complesso isterismi facilmente spiegabili con il narcisismo diffuso, ma comunque piuttosto tristi.

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«Zalone, Cruciani e Fabrizio Corona sono popolari perché non di sinistra»
Giuseppe Cruciani (Ansa)
Il docente della Luiss di Roma Lorenzo Castellani: «Oggi ha successo chi non cede al politically correct e non vuole indottrinare o “civilizzare”. Alla gente comune piace il linguaggio semplice e diretto, nello spettacolo come in politica».

È il solito eterno scontro tra intellettuali di sinistra e quella che viene qualificata dai radical chic come la destra ignorante e cafona. Per questo quando qualcosa di vagamente creativo, non direttamente attribuibile ai tradizionali dogmi della sinistra, ha successo, scatta l’allarme. Senza considerare che ci possano essere semplicemente forme di espressione culturali che, pur non appartenendo all’alta cultura di sinistra, funzionano e hanno successo nel grande pubblico semplicemente perché usano termini semplici e diretti. Uno di questi è di sicuro Checco Zalone che con il suo Buen Camino, in due giorni ha incassato oltre 13,5 milioni di euro e ha portato al cinema quasi 2 milioni di italiani. E che dire di Fabrizio Corona. Le due puntate di Falsissimo su Alfonso Signorini hanno raggiunto 7,2 milioni di visualizzazioni in poco più di due giorni. Per non parlare della Zanzara di Radio24, condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, uno dei programmi radiofonici e podcast più ascoltati in Italia.

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