2022-07-17
Il mistero del cellulare della «talpa» consegnato al consulente della Procura
Il cancelliere indagato aveva consegnato il suo telefonino «riservato» a un tecnico informatico della Procura: voleva cancellare file compromettenti? Luca Palamara conferma lo scoop del nostro giornale: «Guadagno mi avvicinò per offrirmi notizie sulla mia inchiesta». La storia della presunta talpa di Perugia, al secolo Raffaele Guadagno, impiegato dell’ufficio esecuzioni della Procura del capoluogo umbro, contiene molte altre storie che descrivono meglio di un trattato scientifico il cortocircuito che tutti i giorni elettrifica gli uffici giudiziari. Partiamo dalla cappa di silenzio che i media italiani hanno applicato su un’inchiesta che ha gli ingredienti giusti per essere il giallo dell’estate. A cosa si deve questa scelta difficilmente comprensibile? La risposta potrebbe essere semplice, quasi banale: l’indagato era amico di molti e forse anche pusher di carte riservate. E così i mastini del giornalismo investigativo hanno improvvisamente perso mordacità e nessuno riesce a pubblicare nemmeno il nome dell’indagato. Neppure in una breve. Eppure a Perugia sta succedendo qualcosa che potrebbe presto offrire sviluppi eclatanti.Infatti martedì scorso gli investigatori hanno trovato il secondo cellulare in uso a Guadagno in mano a un consulente informatico della Procura, uno di quelli che deve estrapolare i dati dai telefonini. Un gesto che viene letto come un chiaro tentativo di ostacolare le indagini. L’ipotesi accusatoria è che l’ex cancelliere stesse cercando di cancellare le prove a proprio carico, ma anche di proteggere l’identità dei destinatari delle sue fughe di notizie. Che cosa c’era di così riservato su quel dispositivo da convincere l’indagato a rischiare una contestazione di inquinamento probatorio, ovvero una delle tre esigenze cautelari che possono giustificare un arresto preventivo? Quali sono i contatti e le chat che probabilmente Guadagno non voleva consegnare ai magistrati? Nelle redazioni molti staranno tremando, e non solo in quelle. Gli inquirenti ritengono che questa sia una inchiesta particolarmente importante e delicata. Ma ciò non basta a renderla appetibile per i media, forse perché l’indagine affonda le unghie nei rapporti tra uffici giudiziari e giornalisti, anche se questa volta i pm non sembrano i protagonisti in negativo. Anzi il procuratore Raffaele Cantone si è preso la briga di aprire un fascicolo tanto impopolare e di andare alla ricerca della fonte di diversi quotidiani.Così è stato iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto l’ex cancelliere del procuratore Luigi De Ficchy e dell’aggiunto Antonella Duchini, oltre che ex segretario della Dda perugina. Un uomo che dentro alla Procura si muoveva come a casa propria dando del «tu» alla maggior parte dei magistrati. Ma poi, sostiene l’accusa, scaricava file coperti da segreto per distribuirli agli amici cronisti con cui organizzava, lui scrittore di casi giudiziari irrisolti, convegni e presentazioni di libri.Gli inquirenti in queste ore stanno cercando di capire quanti accessi e relative spifferate avrebbe fatto Guadagno. Quest’ultimo, infatti, non avrebbe messo il naso solo dentro al fascicolo della loggia Ungheria, intrusione che ha innescato il caso su cui indaga oggi la Procura di Cantone. È più che un’ipotesi che l’ex cancelliere abbia «spiato» anche altri importanti fascicoli come quello sull’affaire Palamara e quello sulla Sanitopoli umbra che tanti grattacapi ha dato alla politica locale. Sull’inchiesta che ha portato alla radiazione dell’ex presidente dell’Anm sarà interessante capire se gli accessi siano stati coevi o successivi alla grande fuga di notizie del maggio-giugno 2019. Infatti alcuni dei giornalisti che hanno pubblicato nei giorni scorsi la richiesta di archiviazione per le vicende legate alla loggia sono gli stessi che fecero ripetuti scoop in tempo quasi reale sulle indagini e sulle intercettazioni captate dal trojan inoculato nel cellulare di Palamara. È questo probabilmente il filone più succoso dell’inchiesta in corso.E proprio con Palamara, Guadagno avrebbe cercato un abboccamento nell’autunno scorso arrivando a incontrare una persona di fiducia dell’ex presidente dell’Anm. L’incontro sarebbe avvenuto il 3 novembre 2021 a Perugia. Nell’occasione Guadagno avrebbe portato come i re magi tre doni, ovvero tre notizie dell’indagine sull’ex pm che avrebbero potuto essere utilizzate a suo favore. In particolare la richiesta di astensione del sostituto procuratore Gemma Miliani, respinta da De Ficchy e una fantomatica trascrizione delle chiacchiere conviviali scambiate durante la cena del 9 maggio 2019 al ristorante Mamma Angelina di Roma a cui parteciparono tra gli altri proprio Palamara e l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.La difesa di Palamara con i propri consulenti ha sempre evidenziato, già nel corso dell’udienza preliminare, le anomalie nell’attività del trojan. Tra queste ci sono i comandi, poi annullati, di attivarsi anche la sera della cena. Una questione che, dal punto di vista tecnico, anche per la mancanza dei file di log (una specie di giornale di bordo dell’attività della microspia), non è stata ancora definitivamente chiarita.Ieri qualcuno a Perugia ha provato a ridimensionare la portata dello scoop della Verità sostenendo che non ci sarebbe la conferma da parte dell’ex magistrato di quanto rivelato da questo giornale. Palamara, invece, ieri ci ha inviato via Whatsapp questa frase: «Non smentisco assolutamente la notizia dell’avvicinamento da parte di Guadagno, ma non rilascio dichiarazioni sui giornali su una vicenda tanto delicata. Resto a disposizione della Procura di Perugia per ogni chiarimento».Per trovare il possibile movente di quella offerta (che non avrebbe avuto seguito) in Procura stanno facendo tutti i collegamenti possibili. Qualcuno ricorda i presunti screzi con cui Guadagno avrebbe accolto la decisione di spostare la responsabile dell’ufficio esecuzioni, sui cui l’indagato sembra avesse un forte ascendente.Tra le altre possibili spiegazioni del tradimento della fiducia di Cantone e della diffusione di carte riservate c’è chi ricorda come dall’arrivo del nuovo procuratore gli spazi di manovra di Guadagno siano ulteriormente diminuiti. Ma forse le frizioni vengono da lontano e l’ex cancelliere qualche segnale di eccessiva intraprendenza l’aveva già data. Come quando nel gennaio del 2016 entrò nella stanza dell’aggiunto Duchini portando con sé una busta gialla con l’indicazione «riservato» che era stata trasmessa all’aggiunto ed era stata depositata sulla sua scrivania. Ma gli addetti alla sua segreteria, Guadagno e un maresciallo della Guardia di finanza, Lucio R., è questa la ricostruzione di alcuni dei protagonisti, non attesero che quel documento venisse smistato a loro. Vennero pizzicati a fare le copie di alcune pagine contenute nella busta. L’iniziativa dei due venne immortalata dalle telecamere interne. Guadagno non venne indagato, ma solo sentito a sommarie informazioni e dopo pochi giorni si sentì male, finendo in ospedale. «Non ho mai saputo come sia finito quel procedimento anche se lo chiesi al mio vecchio capo» è il laconico commento della Duchini.