2019-07-30
La strana idea di vendere Leonardo a Cdp
Da settembre i vertici della Cassa avranno sul tavolo un dossier targato 5 stelle. L'idea è che il Tesoro ceda per oltre 2 miliardi di euro le quote del colosso della Difesa. Il denaro incassato andrebbe a ridurre il debito in vista della legge finanziaria 2020.Il consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti ha perso un membro. Valentino Grant, presidente della banca di credito di Casagiove, era stato indicato in quota Lega. Il sostenitore del Carroccio in Campania è stato adesso eletto all'Europarlamento. Costretto così a lasciare, dovrà essere sostituito. Giovedì Cassa ha indetto una riunione del consiglio di amministrazione. Si deciderà il sostituto - la Lega vedrebbe bene Giulio Sapelli che lo scorso anno è stato anche candidato premier - e poi si approveranno i conti. I bene informati raccontano di una semestrale con i fiocchi anche se bisognerà aspettare fine agosto per avere a disposizione tutte le voci del bilancio. Da settembre il consiglio di Cassa nella sua interezza - ecco perché sarà importante capire chi prenderà il posto di Grant -sarà chiamato a valutare un piano finanziario che il Tesoro potrebbe imbracciare in vista della Manovra 2020. Nel precedente Def, documento di economia e finanza, il governo ha indicato il valore delle privatizzazioni intorno ai 18 miliardi: una cifra molta alta. Fino a oggi il valore degli immobili di Stato posti all'asta non supera i 145 milioni. Si tratta infatti di tre bandi di gara per la vendita di 93 beni dei 420 inseriti nella lista allegata al decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Il testo definisce il perimetro e le modalità di azione del piano straordinario di dismissione degli immobili pubblici, previsto dalla legge di Bilancio 2019. Complessivamente la cifra non dovrebbe superare il miliardo e mezzo. Tra i beni in vendita ci sono «diverse ex caserme a Trieste e Tarvisio, ma anche ville sul mare e palazzi in centro a Novara» e per questo è facile capire che le operazioni di dismissione sono assai complicate e lunghe, mentre il governo ha già preso impegni con l'Ue. Cercherà così di avvicinarsi il più possibile alla cifra di 18 miliardi. L'idea dei 5 stelle su cui il Tesoro e Cdp si appresterebbero a fare i calcoli sarebbe quella di vendere a Cassa depositi e prestiti le quote che il Mef detiene nel colosso della Difesa con sede in piazza Monte Grappa. Lo scorso 16 maggio la percentuale di Leonardo in mano al Mef è scesa dal 32,4 al 30,2%. Una limatura. Adesso il progetto sarebbe di incassare da Cassa l'interezza delle quote per una somma che a spanne si aggirerebbe sui 2,3 miliardi di euro. In questo modo il controllo resterebbe pubblico, ma il governo riuscirebbe a scambiare patrimonio contro debito. Infatti, il Tesoro lo scorso giugno ha incassato circa 800 milioni da Cdp perché necessitava una riduzione del deficit. Incassando la vendita delle azioni, porterebbe a casa direttamente una riduzione del debito, come promesso all'Ue. Dal punto di vista contabile sarebbe più una partita di giro. Inutile dire che non si tratterebbe di una privatizzazione. Cassa gestisce infatti i risparmi dei pensionati e la raccolta di poste, oltre a fungere da tesoreria per lo Stato. L'operazione aprirebbe due fronti. Il primo sarebbe quello degli azionisti di minoranza di Cdp. Le fondazioni bancarie, in base al lascito di Giuseppe Guzzetti, sembrano opporsi a un'operazione straordinaria che porterebbe in pancia a Cdp un patrimonio azionario e, quindi, per antonomasia, volatile. D'altronde le Fondazioni avevano storto il naso anche di fronte all'extra cedola, in coerenza con l'idea di utilizzare Cassa il meno possibile ai fini della gestione del deficit e del debito. La strana idea che il Tesoro possa vendere le quote di Leonardo a Cdp aprirebbe anche un secondo fronte. Immaginare che Cdp controlli anche l'azienda capeggiata da Alessandro Profumo solleverebbe interrogativi in merito al tanto discusso polo unico della Difesa. Lo scorso 30 gennaio Giuseppe Conte aveva smentito le indiscrezioni secondo cui i due colossi fossero pronti a una fusione. Avere una sola holding sopra la testa potrebbe in ogni caso spingere Leonardo e Fincantieri a forme di sinergia forzata, ancora più strette rispetto alle partnership attuali? Qui siamo nel solo campo delle ipotesi o, meglio ancora, delle speculazioni.
Jose Mourinho (Getty Images)